23% di rendimento dal certificate sul lusso

Comunicazione di marketing

Gli occhi del mondo non sono puntati soltanto sulla Russia, ma anche sulla Cina, in lockdown da ormai settimane. Le aree sottoposte alle restrizioni sono poche, ma Shangai ha 26 milioni di abitanti, la metà di quelli dell’Italia.

Questo elemento ci aiuta a comprendere quanto le misure adottate per contenere i focolai, stiano danneggiando in modo influente i consumi e i servizi. Una tendenza che preoccupa in particolar modo il mercato globale del luxury.

Secondo Bank of America, la Cina continentale genera ad oggi, infatti, quasi il 25% dei ricavi del settore lusso e con la maggior parte della rete di negozi cinesi colpiti dal rallentamento del traffico, dovrebbe essere attualmente compromesso il 10% dei ricavi globali.

Ormai siamo nel mezzo del secondo trimestre, e le speranze di un ritorno alla normalità in Cina entro poco stanno scemando. La conseguenza è che le prossime trimestrali delle società del lusso potrebbero esserne penalizzate, il che potrebbe portare ad ulteriore volatilità di breve termine.

In questo momento circa il 50% dei negozi di beni di lusso in Cina sono chiusi, i centri commerciali sono fermi, mentre altri negozi sono operanti ma registrano un traffico ridotto. Anche l’e-commerce ha visto diminuire i volumi dal mese di marzo. Il blocco di Shanghai ha, infatti, interessato la logistica bloccando così anche le spedizioni dei canali online per alcune settimane.

La buona notizia però è che l’effetto negativo non dovrebbe durare così a lungo. Più in generale, c’è spazio per l’ottimismo poiché la crescita strutturale del comparto tende da sempre a compensare i periodi di arresto e la conseguente rivalutazione dei titoli in Borsa; dunque, il settore potrebbe essere meno a rischio di quanto temuto dal mercato.

La storia dimostra che le restrizioni in Cina non distruggono la domanda di lusso, ma ne spostano in avanti la soddisfazione.  La spesa per beni voluttuari, nello specifico per i beni di lusso è aumentata e oggi rappresenta una percentuale più elevata del Pil globale.

Numericamente il mercato dei beni di lusso personali è cresciuto a un tasso di oltre 1,3 volte superiore rispetto a quello del PIL globale dal 1996, e, fino ad oggi, i titoli dei beni di lusso hanno realizzato rendimenti interessanti a lungo termine malgrado i periodi di difficoltà.

Selezionando come arco temporale gli ultimi cinque anni, l'S&P Global Luxury Index (+54%) ha realizzato un rendimento totale più elevato rispetto all’ MSCI World (+42%). Di seguito un grafico bloomberg che mette i due indici a confronto.

Parliamo di società che godono di marchi affermati, ampi margini di profitto e di propulsori di crescita non ciclici quali esclusività e status, caratteristiche che favoriscono valutazioni elevate, con tendenze che dureranno indipendentemente dalla volatilità.

Brand di prestigio che inoltre stavano beneficiando anche di una forte ripresa della spesa. Dopo la contrazione vissuta nel 2020, questo mercato è cresciuto in un range del 13%-15% nel 2021 fino a raggiungere 1,14 trilioni di euro.

Quando dunque si pensa alle aree resilienti di mercato, il lusso è sicuramente una di quelle da prendere in considerazione, ma vista la situazione di incertezza attuale la raccomandazione rimane quella di prediligere soluzioni di investimento che ci consentano di coniugare titoli a cui gli analisti guardano con ottimismo sul lungo periodo insieme alla protezione di una barriera che ripara anche nel caso di eventi sfavorevoli di mercato.

Le sfide che il comparto deve monitorare nel breve non mancano: epidemie, pressioni sui prezzi, inflazione. Inoltre la guerra in Ucraina è ben lungi dal concludersi e la tensione sui tassi si acuisce. Al momento la possibilità di fare previsioni su scenari futuri rimane limitata e nessuno riesce a stabilire quando la Cina potrà ritornare a una situazione di normalità.

In un simile contesto, una via interessante sono i certificati d’investimento che hanno il vantaggio di eliminare qualsiasi errore di timing d’ingresso possibile nell’investimento diretto sui titoli estraendo del rendimento, grazie al pagamento di premi periodici e garantendo al contempo una maggiore flessibilità del capitale investito. Difatti con i certificati si ha una discreta protezione rispetto ad eventuali fasi di volatilità (entro i limiti della barriera), che non si ha investendo direttamente sui titoli.

Siamo andati a scovare un caso particolare che a questi prezzi appare interessante e che racchiude in se tre titoli dai solidi fondamentali. Parliamo del Memory Cash Collect Express di Vontobel codice ISIN DE000VX60SD3 con sottostanti Kering, Porsche SE e Richemont che oggi quota sotto la pari a 81 euro.

Investire su questo prodotto consente di poter contare su una protezione del capitale investito fino a cali del 35% dei singoli sottostanti a scadenza (poco meno di due anni) e nel frattempo di godere di premi mensili condizionati di 0,80 euro se i tre sottostanti, alle date di valutazione, non perderanno più del 35% dal livello iniziale.

La prossima cedola verrà pagata il 19 maggio in quanto alla data di valutazione del 12 maggio i sottostanti si sono trovati sopra barriera. L’ultimo giorno utile per comprare il certificato e avere diritto al bonus sarà venerdì 13 maggio.

Di seguito la tabella con tutti i riferimenti dei prezzi e la loro relativa distanza da barriera e strike.

Il prodotto possiede inoltre due caratteristiche molto importanti, che potrebbero aiutare il guadagno dell’investitore: l’effetto memoria e il rimborso anticipato con formula Step-down. A questo si aggiunga la scadenza del prodotto, febbraio 2024, che ci lascia quindi ancora quasi due anni di tempo per continuare potenzialmente a guadagnare. Al momento il rendimento potenziale complessivo sul capitale investito a questi prezzi è del 44,2%, pari a circa il 23% l’anno ovviamente condizionato sempre alla tenuta della barriera.

Per quanto riguarda l’autocall, la prima finestra utile si è aperta a maggio ma senza successo. Da ora però si apriranno ogni mese altre identiche possibilità di rimborso che avverrà se tutti e tre i sottostanti, quoteranno a un valore superiore o uguale al 100% del livello iniziale. Da novembre 2022 cambia solo leggermente il meccanismo perché per fare scattare il rimborso anticipato le quotazioni dei sottostanti dovranno superare il 95% del Valore iniziale. Da maggio 2023 la richiesta scende al 90% del Valore iniziale e da novembre 2023 all’85%.

Nel caso in cui lo scenario dovesse invertirsi e il ritiro anticipato non dovesse verificarsi in nessuna delle finestre trimestrali previste, il certificate continuerebbe a quotare fino alla scadenza fissata a febbraio 2024 dove avremmo i classici due scenari: positivo con l’ipotetico incasso ad oggi di 21 cedole condizionate trimestrali se i tre titoli non hanno perso più del 35% rispetto al loro strike. In caso contrario avremo lo scenario negativo con rimborso pari alla performance del peggiore dei sottostanti rispetto al livello iniziale.

I dettagli sul prodotto sono riportati nel precedente articolo, clicca qui per approfondire.

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La presente comunicazione non integra in alcun modo consulenza – nemmeno generica – o ricerca in materia di investimenti, non è stata preparata conformemente ai requisiti giuridici volti a promuovere l’indipendenza della ricerca in materia di investimenti e non è soggetta ad alcun divieto che proibisca le negoziazioni prima della diffusione della ricerca in materia di investimenti.

Il Certificate è soggetto ad un livello di rischio pari a 6 su una scala da 1 a 7. L’investimento in questa tipologia di Certificate espone il risparmiatore al rischio default dell’emittente e alla perdita totale dell’investimento in caso di azzeramento dei sottostanti. Tutti i rendimenti espressi sono al lordo delle imposte.

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