Bitcoin sotto pressione e rischio liquidità globale
Bitcoin scende mentre la liquidità USA rallenta, tra tensioni geopolitiche sul petrolio, mosse di Trump verso il Venezuela e attese per la Fed. Ecco cosa sta guidando i mercati.

Bitcoin in calo: il segnale della liquidità retail statunitense
L’avvio di dicembre mostra un Bitcoin in flessione del 5%, un dato che assume valore non solo per la volatilità della criptovaluta ma soprattutto per il suo ruolo come indicatore del comportamento del retail USA. Il calo riflette un contesto di liquidità più scarsa, legato al mancato rilascio dei circa 900 miliardi di dollari del Treasury General Account in attesa di sviluppi sullo shutdown americano. Finché questa massa monetaria non si riverserà sul mercato, il sentiment resta fragile.
Rotazioni nel settore tech: GPU giù, spingono gli ASIC
Dopo settimane di rimbalzo degli indici azionari statunitensi, si osserva una rotazione netta nel comparto tecnologico. I produttori di GPU mostrano segnali di pressione, mentre cresce l’interesse verso i chip ASIC, impiegati soprattutto da giganti come Google. Un passaggio che riflette una fase di riallocazione interna al mondo dell’intelligenza artificiale, in cerca di maggiore efficienza e sostenibilità dei costi.
Petrolio, OPEC Plus e geopolitica: Trump punta il Venezuela
Sul fronte energetico, il fine settimana ha aggiunto nuovi elementi di incertezza. Con un messaggio diretto sui social, Donald Trump ha dichiarato di voler “chiudere i cieli sopra il Venezuela”, confermando anche un contatto telefonico con Nicolás Maduro. L’obiettivo sembra chiaro: mettere le mani sulle enormi riserve petrolifere venezuelane per influenzare i prezzi del Brent e contenere l’inflazione USA in vista delle elezioni di metà mandato del 26 novembre.
OPEC Plus senza margini: serve una nuova fonte di stabilità
La stessa OPEC Plus ha confermato di non avere più margini per aumentare la produzione. Per mantenere il prezzo del petrolio vicino ai 60 dollari al barile, si rende necessario un nuovo equilibrio geopolitico, e il Venezuela potrebbe esserne la chiave.
In agenda: dati macro e attese per la Fed
La settimana porta in arrivo gli ISM manifatturiero e servizi negli Stati Uniti e l’inflazione preliminare dell’area euro, attesa stabile. Ma gli occhi dei mercati sono rivolti soprattutto alla prossima settimana: il 9 dicembre arriverà la trimestrale Oracle, mentre il 10 dicembre si terrà la decisiva riunione della Federal Reserve. Il taglio dei tassi è scontato, ma la domanda centrale riguarda l’avvio di un possibile quantitative easing tecnico, indispensabile per riportare maggiore liquidità nel sistema.
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