Il petrolio prova a risalire, tassi in calo e borse dell'Europa in ribasso
L'Opec potrebbe rinviare la decisione di aumentare la produzione di petrolio, alla luce del crollo ai minimi dalla fine del 2023 delle quotazioni del greggio, lo scrive Bloomberg


Le borse dell’Europa scendono e i future di Wall Street sono deboli prima della pubblicazione del numero di posti di lavoro disponibili a fine luglio negli Stati Uniti.
Indice EuroStoxx50 -1,5%. Ftse Mib -0,5%.
Il petrolio rimbalza, ma senza allontanarsi granché dai minimi da dicembre toccati ieri, anche per effetto degli ultimi aggiornamenti sull’attività delle aziende dell’Europa e delle indiscrezioni di Bloomberg sulle prossime mosse dell’Opec+. Il cartello dei paesi produttori potrebbe rinviare la decisione di aumentare la produzione di petrolio, alla luce del crollo ai minimi dalla fine del 2023 delle quotazioni del greggio.
WTI +0,9% a 71 dollari il barile. Brent a 74,3 dollari.
Le indicazioni di stanotte sull’andamento della manifattura cinese contribuiscono a tenere vive le preoccupazioni sulla tenuta della domanda, vista da ieri, non così robusta neanche degli Stati Uniti. A breve dovrebbe tornare sui mercati il petrolio della Libia, ora in quantità ridotta per un contenzioso tra le due autorità statali che si spartiscono il paese. Ieri i due organi legislativi libici hanno concordato di nominare congiuntamente un governatore della banca centrale entro 30 giorni, disinnescando potenzialmente lo scontro. La banca centrale è l'unico depositario legale dei proventi del petrolio e paga gli stipendi statali in tutta la Libia. Lunedì erano state bloccate le esportazioni di petrolio nei principali porti libici e la produzione ha subito un calo a livello nazionale. La National Oil Corp (Noc) libica ha invocato la forza maggiore sul giacimento di El Feel a partire dal 2 settembre.
L’euro dollaro è poco mosso a 1,105, indifferente all’uscita in Europa degli indici S&P Global HCOB.
Il consigliere della BCE, Piero Cipollone in un'intervista al quotidiano francese Le Monde ha sottolineato che la banca centrale non dovrebbe correre il rischio di essere troppo restrittiva. Il governatore della Banca di Francia, Francois Villeroy de Galhau ha invece anticipato un lieve rialzo delle stime di crescita dell'economia francese. A giugno l'istituto centrale aveva stimato un incremento del Pil dello 0,8% per il 2024.
Oggi si rafforzano lo yen e il franco svizzero, preferiti come al solito dagli investitori quando sale l’incertezza e scende la propensione al rischio. Il cross dello yen scambia a 145,1, in calo dello 0,3%, da 146,9 di lunedì sera. Il franco svizzero, altro bene rifugio, guadagna circa lo 0,1% a 0,8493 per dollaro.
Il Btp decennale si attesta in area 3,68%, -5 punti base, mentre lo spread sul Bund sul tratto a dieci anni è a circa 145 punti base.
La Germania ha collocato complessivamente circa 1,25 miliardi di euro nella riapertura di due Bund a 15 anni. Lo ha detto la Bundesbank specificando che i rendimenti sono rimasti pressoché invariati. In particolare, il tasso del titolo con cedola 2,6% - collocato per 818 milioni - è passato a 2,50% rispetto al precedente 2,51% e quello del Bund 1% - assegnato per 438 milioni - è sceso a 2,42% da 2,44%. Quanto ai rapporti di copertura, entrambi sono aumentati.
"I tassi euro, considerato il supporto accomodante da parte delle banche centrali, una crescita economica leggermente più debole e un'inflazione vicina al 2%, potrebbero continuare a calare. Gli spread creditizi dovrebbero essere più sensibili alle performance degli asset rischiosi e, in caso di movimenti negativi, come osservato ad agosto, gli spread potrebbero allargarsi.
Tuttavia, dobbiamo considerare che l'effetto negativo di spread più ampi sarà mitigato da tassi più bassi. La nostra view sui titoli corporate rimane neutra, poiché contribuiscono efficacemente a massimizzare i rendimenti del portafoglio", afferma Mauro Valle, Responsabile Fixed Income di Generali Asset Management.

