Borse della Cina giù, salgono le azioni a Tokyo e Mumbai

L’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen perde il -3,2%. Hong Kong: +1,2%, dal -3% di stanotte.

Skyline di Shanghai con il Bund e la Torre di Shanghai: Veduta aerea del centro, con i grattacieli moderni che svettano sul fium
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Le borse della Cina stanno annullando i guadagni della prima seduta di attività dopo la pausa della Settimana d’oro. L’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen perde il -3,2%, in recupero dal -5,5% iniziale, che sarebbe stata la variazione negativa giornaliera più ampia dallo scoppio della pandemia Covid 19.

L’indice Hang Seng di Hong Kong sale dell'1,2% da -3% di stanotte.

"Affinché i mercati mantengano l'entusiasmo, potrebbero essere necessarie mosse molto più aggressive per il nuovo pacchetto fiscale o per il meccanismo di stabilizzazione del mercato", ha detto a Bloomberg Homin Lee, senior macro strategist di Lombard Odier. Molto è stato annunciato, ma per il momento è poco quel che è stato stanziato. La Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme, l'agenzia di pianificazione economica della Cina, ha annunciato un anticipo della spesa di 200 miliardi di yuan (28 miliardi di dollari) a partire dal prossimo anno: gli analisti avevano stimato un pacchetto fiscale del valore di 3.000 miliardi di yuan.

A Pechino, il governo non sembra aver smesso di pensare agli interventi di sostegno dello sviluppo economico. La Cina deve introdurre attivamente politiche che favoriscano la stabilizzazione della crescita e delle aspettative, ha riferito la Radio nazionale cinese, CCTV, citando il premier Li Qiang. Nell’ incontro con economisti e imprenditori, il capo del governo ha promesso misure a sostegno delle imprese in difficoltà e ha chiesto una rapida attuazione delle misure economiche esistenti, ha riferito CCTV.

In Asia Pacifico. Indice Nikkei di Tokyo +0,5%.

Sale la borsa di Taiwan, nella scia del rialzo del Nasdaq +1,45%. L’indice TAIEX, il riferimento per il mercato azionario di Taipei, guadagna lo 0,9%. 

Poco mosso l’azionario dell’India dopo la conferma dei tassi di interesse di riferimento da parte della banca centrale dell’India al 6,50%: indice BSE Sensex di Mumbai +0,2%.

La Corea del Sud entrerà a far parte del principale indice obbligazionario globale FTSE Russell il prossimo anno, a coronamento di una revisione dell'infrastruttura del mercato finanziario. Il fornitore di indici aggiungerà anche l'India al suo indicatore del debito dei mercati emergenti a partire dal 2025: nella nota che presenta la decisioni, si parla di progressi nell'accesso al mercato. Restano in lista l’attesa i bond vietnamiti, e della Grecia.

L’annuncio arriva proprio quando l'interesse di oltreoceano per i mercati del debito asiatici aumenta, a causa del calo dei rendimenti negli Stati Uniti e in Europa. Quando un nuovo membro viene aggiunto a un benchmark come l'indice mondiale dei titoli di Stato del FTSE, che vale 30.000 miliardi di dollari, i fondi globali che seguono l'indicatore devono acquistare il debito di quel Paese. Il via libera alla carta di debito della Corea del Sud è una sorpresa, in quanto Morgan Stanley e Goldman Sachs Group avevano segnalato il rischio di un ritardo a causa della lenta adozione delle riforme.

"Questo sviluppo dovrebbe avere un impatto positivo sui mercati finanziari coreani", ha dichiarato Kiyong Seong, lead Asia macro strategist di Societe Generale SA. Il FTSE Russell ha elogiato sia la Corea che l'India per le misure adottate per migliorare l'accesso degli investitori stranieri. Secondo il ministero delle Finanze di Seoul, l'adesione dovrebbe attirare 56 miliardi di dollari di afflussi, con fondi freschi che contribuiranno alla gestione delle finanze statali.

Il peso della Corea nel WGBI dovrebbe essere del 2,22%, dopo l'introduzione graduale su base trimestrale per un periodo di un anno a partire da novembre 2025. Il debito indiano sarà aggiunto all'indice obbligazionario dei mercati emergenti del FTSE, che ammonta a 4.700 miliardi di dollari, a partire dal prossimo settembre per un periodo di sei mesi, con una quota finale del 9,35%. Sarà il secondo più alto dopo la Cina.

Le materie prime sono poco mosse dopo il forte calo di ieri, l’indice Bloomberg Commodities ha perso il 2%, il ribasso giornaliero più ampio da inizio anno.

Petrolio WTI in lieve rialzo a 74 dollari il barile, da 76 dollari della precedente chiusura.


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