Saipem e Subsea7, dalle nozze un colosso con 20 miliardi di ricavi
Per ministro dell’Economia italiano, Giancarlo Giorgetti, si tratta di "un perfetto esempio di come il pubblico può valorizzare operazioni industriali imponenti"

Un connubio che porterà alla creazione di un colosso con un portafoglio ordini da 43 miliardi di euro, 20 miliardi di ricavi e 2 miliardi a livello di EBITDA.
Parliamo della possibile fusione tra Saipem e la norvegese Subsea7, su cui è stato raggiunto un accordo preliminare, il cui closing è atteso nella seconda metà del 2026.
Le due società, specializzate nella realizzazione di impianti e infrastrutture energetiche, hanno già scelto l’eventuale nome del nuovo soggetto: Saipem7, che avrà sede a Milano e sarà quotato sia a Piazza Affari sia alla Borsa di Oslo.
L’operazione, annunciata domenica, è stata accolta positivamente dagli investitori e anche dal ministro dell’Economia italiano, Giancarlo Giorgetti. Si tratta di "un perfetto esempio di come il pubblico può valorizzare operazioni industriali imponenti", ha detto il titolare del Mef. "Con questa fusione – ha poi sottolineato - si costruisce un colosso mondiale del settore dell'ingegneria energetica ma con sede in Italia".
Nella nota stampa si legge che gli azionisti di riferimento Siem Industries (per Subsea7), Cdp Equity ed Eni (per Saipem) "hanno espresso il loro forte supporto e hanno indicato l’impegno a votare a favore dell’operazione".
I manager dei due gruppi ritengono che "vi sia un solido razionale nella creazione di un leader globale nel settore energy services, considerando, in particolare, le crescenti dimensioni dei progetti dei clienti. Saipem e Subsea7 sono fortemente complementari in termini di offerta di mercato e di aree geografiche".
La struttura della fusione
Le forze in gioco sono equivalenti: le due società hanno capitalizzazioni di mercato simili, attorno ai 4,6-4,7 miliardi di euro (Subsea7 è quotata in corone norvegesi). Gli azionisti di entrambi i gruppi avranno il 50% del capitale della nuova creatura. A livello di peso, Eni passerà dall'attuale 21,2% al 10,6% circa, mentre Cdp dal 12,8% al 6,4%.
Le sinergie annuali previste ammontano a 300 milioni di euro, da raggiungere entro il terzo anno dal completamento della fusione, con costi una tantum stimati in circa 270 milioni.
Intermonte: "Solida logica strategica"
"Riteniamo che l’operazione abbia una solida logica strategica": è il verdetto di Intermonte. Gli esperti sostengono che "l’expertise nell’ingegneria e costruzione offshore e la base di asset delle due società sarebbero complementari, generando sinergie significative e creazione di valore", dagli acquisti fino alle vendite e al marketing. Senza scordare l'efficientamento dei processi e l'ottimizzazione della flotta.
In particolare, Saipem7 avrà "oltre 60 navi da costruzione", aumentando così la capacità di "intraprendere un'ampia gamma di progetti, dalle acque poco profonde alle operazioni in acque ultra-profonde".
Un ulteriore elemento di forza sarà il portafoglio allargato con soluzioni per il "sollevamento pesante, la posa a J, la posa a S e la posa a mulinello di condotte rigide, servizi di posa di tubi e ombelicali flessibili e capacità di installazione di fondazioni di turbine eoliche e cavi leader di mercato".
Patto parasociale e dividendi
Gli azionisti di riferimento hanno trovato una convergenza sul patto parasociale, in base al quale il presidente del consiglio di amministrazione verrà scelto da Siem Industries, mentre l'amministratore delegato sarà nominato Eni e Cdp.
A seguito del matrimonio, Saipem prevede di distribuire un dividendo pari ad almeno il 40% del free cash flow al netto del rimborso delle passività per beni in leasing. In base all’intesa, il gruppo tricolore e Subsea7 potranno effettuare distribuzioni agli azionisti nel corso del 2025 fino a 350 milioni di dollari ciascuna, sotto forma di cedola. Adesso i riflettori sono puntati su mercoledì 26 febbraio, quando Saipem pubblicherà i conti 2024 con un aggiornamento della strategia di gruppo.
Antitrust
Durante il confronto con gli analisti di oggi, il Ceo di Saipem, Alessandro Puliti, ha ricevuto diverse domande sul delicato tema dell'antitrust, in particolare sul mercato brasiliano. Il manager ha tuttavia detto che nell'ex colonia portoghese "c'è stato un incremento degli attori che partecipano alle gare. E' vero che ce ne sarà uno in meno con la fusione, ma ce ne saranno sempre tanti". Puliti, infine, ha fornito alcuni dati sulle quote di mercato post-unione: Medio Oriente 20% e Mare del Nord 22%.