Generali, Fineco e Banco BPM: l’idea d’investimento che vale il 12%
Focus sul nuovo certificato Leonteq ISIN CH1308692123 che punta su Banco BPM, Generali e Fineco. Premi mensili del 1% (12% annuo) e barriera al 50% sia per i premi che a scadenza.

Per gli appassionati dei certificati a barriere profonde su titoli italiani, non può passare inosservato il nuovo nato in casa Leonteq. L’emittente svizzero va dritto al punto e propone il nuovissimo Memory Cash Collect ISIN CH1308692123 che investe su Generali, Banco BPM e Fineco, con una struttura semplice quanto efficace: premi mensili con memoria del 1% (12% annuo) condizionati ad una barriera al 50% dello strike. La barriera è valida naturalmente anche a scadenza per il rimborso del valore nominale. Durata 3 anni e possibilità di callability da parte dell’emittente completano il profilo di questo certificato. Il rapporto rischio rendimento è veramente interessante e il basket ha una logica ben precisa con titoli dai fondamentali molto solidi e volatilità contenuta.
Banche centrali e rischi geopolitici saranno i principali catalyst del 2024
A nostro avviso il nuovo anno sarà un tendenzialmente positivo per i mercati azionari, anche se non mancano incognite e criticità che potrebbero far pendere l’ago della bilancia verso dodici mesi meno tranquilli e molto agitati.
Il 2024 infatti è un anno di transizione in cui l’attesa del mercato è che le banche centrali taglieranno i tassi almeno del 1%: quattro tagli da 25 bp sia per la Fed che per la BCE. E questo non può che essere positivo per gli operatori di Borsa. Si aggiunge poi il focus sulle elezioni Presidenziali Americane con Trump sempre più in vantaggio su Biden nei sondaggi. E questo pure può tramutarsi in un aspetto positivo poiché la Fed dovrà essere molto più accomodante per favorire l’economia americana.
Relativamente ai tassi, le attese del mercato sono per quattro tagli. Il punto però è quando avverranno i tagli e se la Fed farà solo taglio tassi? Il tutto in un anno denso di elezioni, con metà della popolazione mondiale che si recherà alle urne, e di potenziali tensioni geopolitiche. Quindi una serie di fattori che potrebbero influenzare gli attori economici, i cosiddetti policy makers.
Tra tutte le elezioni, quelle USA sono sicuramente le più importanti. Tornerà Trump? Sembra per ora una probabilità piuttosto marcata. Biden è in difficoltà e viene accusato di non aver placato bene l’inflazione e aver portato a condizioni di tassi alti che rendono costoso l’utilizzo di carte di credito, prestiti e mutui. Questo contesto pone la necessità di una maggiore pressione dei governi sulle banche centrali per ridurre i tassi. Le condizioni macro lo richiedono, soprattutto in Europa, dove il malato dell’area è la Germania che ha fissato il Pil del quarto trimestre a -0,3% e che già nel 2023 è stata in bilico sulla recessione e con tutta probabilità, nei primi mesi di quest’anno, ne sarà colpita.
Quindi, cosa possono fare le banche centrali? L’idea potrebbe essere che la BCE possa iniziare da luglio a tagliare. Ha quattro meeting disponibili, quindi un taglio da 25bp a meeting. Perché proprio a luglio? Sta emergendo dalle dichiarazioni di diversi banchieri secondo cui il mercato si sbaglia a pensare che il taglio arriverà nella prima parte dell’anno. Perché? Perché inizia la riduzione dei reinvestimenti del PEPP, il piano pandemico. Se si dovessero affrettare con il taglio tassi quando il PEPP è ancora a pieno regime, si aggiungerebbe una manovra espansiva (il taglio tassi) a una già espansiva (il PEPP), con effetto potenzialmente negativa per l’inflazione. Più probabile, dunque, che il taglio la BCE comincerà a farlo quando inizieranno a togliere una manovra espansiva.
La Fed invece potrebbe cominciare prima a tagliare. È impattata dal pericolo Trump, soprattutto se arriverà il rallentamento economico. Il mercato del lavoro è in superficie forte ma in realtà è debole. Molti posti sono part-time e soprattutto, se si scava in fondo, ci si accorge che è lo stesso soggetto che fa più lavori e risulta più volte occupato. Molti posti di lavoro poi sono degli stranieri e questo genera molto malcontento. La Fed, oltre al taglio dei tassi, potrebbe fare di più nel secondo trimestre, ovvero ridurre il calo del bilancio perché a marzo scadono alcune linee di liquidità. E questo sarebbe una notizia molto positiva per i mercati.
Quindi, per i mercati, il 2024 dovrebbe essere tendenzialmente positivo, ma di certo non buono come il 2023 e molto più volatile man mano che ci si avvicinerà alle elezioni USA. Il percorso dei tassi, è di vederli in calo, ma la discesa dalla collina non sarà lineare ma con molte curve, come stiamo già vedendo. Curve che possono infastidire i mercati portando volatilità. Questo perché, visto anche la situazione in Medio Oriente, oggettivamente complessa, si possono verificare fiammate inflazionistiche tali da portare le Banche Centrali a rivedere le loro decisioni nonostante la necessità di tagliare.
È tempo di risparmio gestito, ma il contesto dovrebbe rimanere buono anche per le banche
In un contesto dunque atteso positivo ma caratterizzato da maggior volatilità e andamento laterale, come già stiamo vedendo in questa prima parte dell’anno, i certificati trovano il giusto momento per essere inseriti in portafoglio.
Vediamo allora perché il basket del certificato di Leonteq, che punta su Fineco, Generali e Banco BPM, ha una certa logica funzionale all’anno che ci troviamo davanti.
Generali e Fineco hanno avuto un 2023, soprattutto Fineco, non brillante per il tema tassi che ha penalizzato il risparmio gestito. Banalmente, se i tassi salgono velocemente, gli investitori prediligono i Titoli di Stato piuttosto che investire tramite fondi. Perché rischiare e pagare così tante commissioni se posso avere un rendimento notevole con il free risk?
Se, come abbiamo detto, lo scenario cambia, e i tassi cominciano a calare, potrebbe sopraggiungere un anno nettamente migliore. E Fineco ne è la prova. Tassi calanti favoriscono il risparmio gestito. C’è anche un tema di posizionamento perché molto investitori hanno comprato banche retail e si stanno hedgiando comprando titoli del risparmio gestito e dunque, le società del settore dovrebbero essere più resilienti alla volatilità. Questa è un po’ una consensus view anche se forse molto è stato già scontato dal mercato che si aspettava tagli già dal primo trimestre. Come abbiamo detto non sarà così e questo potrebbe momentaneamente portare volatilità sul comparto. Ma sarà solo momentaneo.
Al contrario, questa fase riflessiva delle banche centrali farà bene alle banche classiche che non dovrebbero subire forte volatilità quest’anno a meno di forti recessioni. È giusto quindi lo spostamento d’interesse verso chi genera più commissioni che margine d’interesse ma lo scenario non dovrebbe essere drammatico neanche per le banche classiche come Banco BPM che, come sempre, si apprestano a pagare lauti dividendi. Quindi il 2024 dovrebbe presentare uno scenario positivo per il risparmio gestito e non negativo per le banche tradizionali.
Quanto a Generali, i tassi che scendono non sono particolarmente positivi per le assicurazioni, così come invece i tassi che salgono velocemente sono molto negativi, perché generano forti deflussi dal Vita verso i Titoli di Stato. Cosa successa nel 2023. L’investitore vende l’assicurazione e compra il bond che ha costi nettamente inferiori. Lo scenario migliore è dunque quello di tassi gradualmente al rialzo. Ma anche tassi gradualmente al ribasso sono gestibili perché, anche se scendono, rimarranno tra il 2 e il 3%, con i nuovi prodotti strutturati nel Vita che possono dare ai clienti rendimenti paragonabili al BTP, a cui si aggiungono vantaggi quali maggiore diversificazione, ottimizzazione fiscale e impignorabilità.
Non dovrebbero esserci più deflussi come per il 2023 e anzi dovrebbero cominciare i flussi positivi. Sul ramo danni Generali non ha esposizione elevata ma sicuramente è presente. Il 2023 è stato veramente pesante per i sinistri catastrofali che hanno pesato parecchio sui conti. I premi ora sono stati alzati parecchio (credo che ce ne siamo resi tutti conto) e se non dovessero esserci altri eventi tremendi come quello che abbiamo visto a Milano in estate, anche questo ramo dovrebbe andare nettamente meglio.
Per concludere, congiuntura molto più favorevole per risparmio gestito e assicurazioni, mentre per le banche lo scenario ottimale è terminato ma comunque non ci sia aspetta scivoloni importanti. Rimangono però diverse incognite che potrebbero riaccendere inflazione e tassi durante l’anno e che quindi rendono i certificati a barriera uno strumento valido per affrontare il 2024.
Un bel 12% per chi sceglie i finanziari italiani
Delineato lo scenario, veniamo al prodotto ISIN CH1308692123 di Leonteq appena emesso e che punta su Generali, Fineco e Banco BPM. Tre società dagli ottimi fondamentali e che dovrebbero sposarsi molto bene con la strategia d’investimento del certificato a barriere profonde. Si estrae infatti un bel rendimento annuo del 12%, ovvero premi mensili del 1% con memoria, per titoli che dovrebbero reggere bene le sfide del 2024. Fineco appartiene al mondo del risparmio gestito, ora favorito. Generali alle assicurazioni, un mondo che si sposa benissimo con i certificati poiché questi titoli si muovono sostanzialmente in laterale. Banco BPM dopo una forte corsa probabilmente potrebbe vedere un lieve ridimensionamento delle quotazioni. Ecco perché delle barriere al 50% dovrebbero dare quella tranquillità necessaria quest’anno all’investitore.
I premi quindi del 1% sono condizionati alla barriera al 50%, valida anche a scadenza e hanno la memoria. Se qualche premio non sarà pagato, potrà essere recuperato successivamente, a condizione che i titoli siano sopra barriera.
Il certificato prevede anche la possibilità di rimborso anticipato discrezionale (callability) a partire da luglio 2024. L’emittente potrà dunque decidere se rimborsare o no il certificato a partire da luglio 2024.
A scadenza (gennaio 2027), il meccanismo è il solito dei cash collect. Se i tre titoli saranno sopra strike il certificato, oltre all’ultimo premio e ai premi eventualmente non pagati, rimborserà anche il valore nominale di 1.000 euro. Viceversa, se anche solo un titolo sarà sotto barriera, il certificato pagherà il valore nominale meno la performance del peggiore. Per capirci, se il worst of all’ultima data di osservazione avrà perso il 60%, il certificato rimborserà 40 euro e non pagherà né ultimo premio né eventuali premi non pagati precedentemente.
Ricordiamo che alla pagina di Websim analisi certificati avanzata, trovate tutte le caratteristiche principali del prodotto riassunte, tra cui i livelli di strike, le barriere, la distanza da strike e barriera dei titoli o indici, volatilità implicita a 1 anno e correlazione dei sottostanti, oltre a tanti altri dati utili per valutare il prodotto.
Disclaimer:
Il Certificate è soggetto ad un livello di rischio pari a 6 su una scala da 1 a 7. L’investimento in questa tipologia di Certificate espone il risparmiatore al rischio default dell’emittente. Tutti i rendimenti espressi sono al lordo delle imposte.
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