L'umore dei mercati ed i dati di mercato USA

L’analisi dei dati macroeconomici americani è cruciale per valutare la salute delle economie mondiali. Scopriamo come i dati sul lavoro statunitense possano cambiare l'umore dei mercati.

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Tutto quello che devi sapere sull'occupazione USA

  • L'importanza dei dati sull'occupazione USA: I numeri sul lavoro influiscono pesantemente sull'economia e sui mercati finanziari, soprattutto per le decisioni della Fed sui tassi d'interesse.

  • Il concetto di "sorpresa" rispetto alle attese: I mercati non reagiscono solo al dato in sé, ma a quanto questo si discosti dalle previsioni degli analisti. Sorprese positive o negative possono influenzare le politiche monetarie della Fed.

  • L'effetto dei tassi d'interesse: I dati sull'occupazione possono spingere la Fed ad alzare o abbassare i tassi per controllare l'inflazione o stimolare l'economia, con impatti diretti sui mercati azionari e obbligazionari.

Questo pomeriggio del 7 marzo 2025 alle 14:30 ore italiane verrà pubblicato il rapporto sull’occupazione USA, un indicatore chiave con ripercussioni significative non solo sull’economia statunitense, che spesso rappresenta il fulcro dell’economia mondiale, ma anche sui mercati finanziari nel loro complesso. 

Se vuoi approfondire al meglio attraverso un'analisi più avanzata sui dati del lavoro statunitense leggi anche l'articolo Il Mercato del Lavoro USA e i suoi impatti sull’economia mondiale.

Le implicazioni sul mercato: l’importanza dei tassi di interesse

Ora che abbiamo capito la relazione fondamentale che intercorre tra i dati sull’occupazione e i cicli di espansione e contrazione della politica monetaria della Fed, siamo pronti a fare un ulteriore passo in avanti e cercare di spiegare come e perché i mercati reagiscono a queste metriche.

L’economia, e di conseguenza i mercati che ne sono una prima rappresentazione, è un sistema complesso. La parola “complesso” non va tuttavia intesa come “difficile”, bensì si riferisce ad un sistema la cui dinamica è guidata da molti fattori, o variabili, interconnessi tra loro, in cui la minima variazione di uno di questi fattori può causare una grande variazione della dinamica dell’intero sistema.

Cerchiamo ora di semplificare un po’. Se ci concentriamo sui mercati, tra tutte queste variabili o fattori che causano il movimento dei prezzi, una, in particolare, ha più peso di tutte le altre (e se vogliamo, interconnessa a tutte le altre): i tassi d’interesse.

Abbiamo visto nell’articolo sulle obbligazioni come una variazione dei tassi d’interesse della Banca Centrale causi una variazione nel prezzo di mercato dei bond. In modo simile, lo stesso meccanismo di “tassi su-prezzi giù” (e viceversa) è presente anche nelle azioni.

Sappiamo che un dato sull’occupazione “forte” (che in seguito vi spiegheremo come definirlo tale) è associato ad un segnale di buono stato di salute dell’economia e pertanto, a parità di condizioni, è un segnale positivo per i mercati che dovrebbero rifletterne l’andamento. 

Tuttavia, un dato “troppo” positivo in periodi storici caratterizzati da alta inflazione, come quello vissuto nell’era post Covid, può essere interpretato come una con-causa di ulteriore pressione sui prezzi. Semplificando, più posti di lavoro comportano più reddito disponibile al consumo, che a sua volta fa crescere la domanda di beni e quindi il prezzo degli stessi. Un’ inflazione troppo alta è un segnale negativo per i mercati, perché come già successo aumenta la probabilità che la Fed alzi i tassi per combatterla causando, in ultima analisi, un calo nei prezzi delle azioni e delle obbligazioni.

Quindi se questa fosse l’interpretazione che i mercati danno al dato, un dato sui NFP “troppo” positivo potrebbe causare una reazione negativa dei mercati.

La valutazione dei mercati a seguito dei dati sull'occupazione USA

Manca un ultimo ingrediente per poter avere il quadro completo. Finora, abbiamo parlato di dati sul lavoro positivi/forti o negativi/deboli senza però spiegare cosa si intende per questo. Positivi o negativi rispetto a che cosa? La risposta è “rispetto alle attese del mercato” (quest'ultimo composto principalmente da investitori ed analisti).

Il mercato incorpora già nei prezzi dei titoli delle aspettative riguardo ai dati economici e, di conseguenza, alle decisioni delle banche centrali circa i tassi d’interesse. Non è dunque il dato in sé che muove i mercati, ma le “sorprese” nel valore di questo, e sono definite tali quando i dati sono inferiori o superiori a quelli attesi.

Spieghiamo quanto detto con un grafico che delinea la logica di quanto riportato, qualitativamente corretto nel contesto storico attuale.

Grafico Probabilità FED Tassi d'interesse

Fonte: Websim Elaborations

Il grafico mette in relazione l’impatto sui mercati (azionario e obbligazionario) di una sorpresa sul NFP.

  • La linea blu scuro mostra la reazione del mercato azionario ad una sorpresa sul NFP, che ha una correlazione positiva tra la sorpresa e la reazione del mercato (quindi se abbiamo dati sopra alle attese, una reazione positiva del mercato. Tuttavia, notiamo anche che un dato troppo positivo (molto sopra le attese), causa una reazione negativa dei mercati per paura della pressione che eserciterebbe sui prezzi e, quindi, di un intervento della Fed per raffreddare l’economia (rialzo dei tassi). Stesso discorso vale anche per dei dati troppo negativi, che possono portare la Fed ad abbassare i tassi per aiutare l’economia, causando una reazione positiva nei mercati finanziari.
     
  • La linea grigia mostra invece la reazione del mercato obbligazionario, che ha una correlazione positiva tra la sorpresa ed i tassi delle obbligazioni (una sorpresa negativa porta ad una diminuzione nei tassi nelle obbligazioni).

Anteprima dei dati e delle prossime mosse della Fed

Concludiamo questo articolo provando a fornire non solo una piccola anteprima per quanto riguarda il dato che verrà pubblicato ma anche la possibile reazione della Fed il 19 marzo dopo aver internalizzato la reazione del mercato.

Riportiamo i numeri del mese precedente ed il consenso per il mese di febbraio per quanto riguarda i dati sulla disoccupazione statunitense ed i non-farm payrolls. Nel dettaglio:

Tabella Consensus vs 1M

Fonte: Websim Elaborations on US Bureau of Labor Statistics

Passando alla reazione della Fed, ci aiutiamo con dei grafici che ci mostrano non solo l’attuale probabilità “prezzata” dal mercato circa la decisione della Fed sui tassi d’interesse che dovrà prendere a seguito della prossima riunione programmata per il 19 marzo, ma anche l'evoluzione delle aspettative rispetto ad un mese fa. 

Evoluzione della probabilità FED tassi e Probabilità FED ad oggi

Fonte: Websim Elaborations on CME Group

Notiamo chiaramente dal grafico che attualmente il mercato considera altamente probabile (al 91%) un non-intervento della Fed, con i tassi che si manterranno a 425-450 punti base, e che anche nello scorso mese la variazione di questa aspettativa è rimasta pressochè costante. 

Quindi, per esempio, se dovesse uscire un dato sull’occupazione moderatamente più debole rispetto al consenso, questo può essere visto positivamente dai mercati in quanto aumenterebbe la probabilità di un taglio dei tassi (attualmente pari a solo il 7%).