COMUNICAZIONE DI MARKETING

Rendimento al top con il Fast che paga il 18% annuo (barriere al 55%)

Si punta ad un alto rendimento con il Fast Cash Collect (ISIN CH1409723587) su Eni, Banco BPM, Tesla e Broadcom. 18% annuo con barriere al 55%. 

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Un solo prodotto per investire su entrambe le sponde dell’Atlantico, e cioè su due blue chip italiane e su due grandi titoli della tecnologia Usa. In un momento di alta incertezza sui mercati, con le Borse europee che salgono grazie a un afflusso importante di capitali in uscita dalle Magnificent Seven di Wall Street, il Fast Cash Collect con codice ISIN CH1409723587 si mette in evidenza per l’elevato rendimento offerto, pari al 18% all’anno.

Il ertificato in questione paga premi mensili con memoria dell’1,5% condizionati da una barriera al 55%, valida anche per la protezione del capitale. La scadenza è breve, due anni, ma è alta la possibilità di una conclusione anticipata dell’investimento, grazie a un meccanismo di rimborso anticipato automatico con trigger level decrescente di un punto percentuale ogni mese: si parte dal 100% dello strike alla prima data di osservazione, quella di maggio 2025, per finire all’80% nel gennaio 2027.

Quattro azioni di pregio senza correlazione

Il basket dei sottostanti è composto da titoli di primissimo piano - Eni, Banco BPM, Tesla e Broadcom - senza nessuna correlazione l’uno con l’altro. Con questo prodotto la casa svizzera Leonteq non propone un indirizzo preciso di investimento, come potrebbe essere puntare sull’ulteriore rialzo delle Borse europee o sul recupero dei tech Usa più arretrati. Semplicemente, vengono messe insieme quattro storie specifiche di investimento, ognuna totalmente diversa dall’altra, con quattro società che si caratterizzano per i fondamentali solidi.

Un prodotto per dare il massimo del rendimento in tempi brevi

Proprio i fondamentali sono determinanti per costruire la struttura del certificate, che è un Fast Cash Collect. Un prodotto pensato con l’intento di dare il massimo rendimento in tempi brevi. Infatti, visto l’autocall già a partire dal terzo mese con step down veloce del 1% mensile, l’emittente riesce a dare un rendimento dell’1,5% mensile che, in tre mesi, significa il 4,5%. Un rendimento difficilissimo da trovare sul mercato in così poco tempo.

Nel caso in cui uno o più sottostanti dovessero scendere, mantenendosi al di sotto del livello che fa scattare il rimborso anticipato, il certificato esprimerà il suo meglio pagando per molto più tempo i premi mensili elevati.

Emesso il 26 febbraio scorso a un valore iniziale di 1.000 euro, il prodotto oggi è acquistabile a 1.031 euro. L’aumento di valore è dovuto proprio al fatto che i cali finora registrati dai sottostanti fanno immaginare che a maggio potrebbe non scattare l’autocall.

Alla data del 24 marzo, Broadcom registra una discesa dell’8,6%
dal valore di strike, Eni ha perso l’1,5% e Tesla il 6,7%. Solo Banco BPM segna un progresso rispetto al valore iniziale (+4,8%).

I possibili scenari alla scadenza

Se nei prossimi 20 mesi le quotazioni dei sottostanti (ma ne basta anche solo uno) continueranno a scendere in maniera controllata, così da evitare l’autocall, alla scadenza finale del 24 febbraio 2027 si potranno avere due scenari:

  • Se tutti e quattro i sottostanti quoteranno sopra la barriera, il certificate verrà rimborsato al valore d’emissione di 1.000 euro. L’investitore riceverà l’ultima cedola e le cedole eventualmente non pagate e trattenute nella memoria.
  • Se invece alla scadenza finale anche solo uno dei sottostanti dovesse quotare sotto la barriera (o allo stesso livello), il certificate verrà rimborsato in proporzione alla performance del peggiore dei sottostanti. Ipotizziamo che il peggiore accusi un ribasso del 60% dal Valore iniziale: il certificate verrà rimborsato a 400 euro (40% del Valore iniziale).

Focus su sottostanti

Banco BPM – Lunedì 24 marzo le adesioni all’offerta lanciata dal Banco BPM su Anima hanno superato il 50% del capitale della società del risparmio gestito. Per il management dell’istituto milanese si tratta di un importante successo, arrivato prima della decisione della Bce sulla possibilità o meno di fare ricadere l’acquisizione all’interno del Danish Compromise.
Com’è noto, il progetto del Ceo Giuseppe Castagna è di fare crescere la banca secondo un piano stand alone, contrastando l’Opas lanciata da Unicredit che vuole acquisire il Banco BPM sulla base di un’offerta di scambio che al momento è inferiore al prezzo di mercato delle azioni Banco BPM (0,175 azioni Unicredit per ogni azione Banco BPM).

Il Ceo di Unicredit, Andrea Orcel, ha recentemente dichiarato che un rilancio sarà possibile se la Bce riconoscerà a Banco BPM il Danish Compromise. In caso contrario, l’operazione verrà attentamente rivalutata.

Dall’inizio dell’anno le azioni di Banco BPM sono salite del 29% e negli ultimi 12 mesi del 64%. Il consensus degli analisti indica un target price di 9,2 euro, inferiore del 5% alla quotazione attuale.

Grafico settimanale di Banco BPM

Banco BPM ha fissato il suo prezzo strike a 9,61 euro (linea blu), con la barriera al 55% che si trova così a 5,28 euro, prezzi che il titolo non rivede da febbraio 2024. Il grafico è su base settimanale (andamento da metà 2022 ad oggi).

Eni - A fine febbraio Eni ha presentato il nuovo piano strategico 2025-2028 confermando l’impegno verso la diversificazione e la valorizzazione dei business della transizione energetica. Eni punta a una crescita sostenuta del flusso di cassa, che dovrebbe raggiungere i 60 miliardi di euro nel corso del piano, sulla base di una previsione di 13 miliardi di cassa operativa nel 2025 (con il greggio a un prezzo medio di 75 dollari al barile). Il piano prevede 7 miliardi all’anno di investimenti con un Roace (ritorno sul capitale investito) del 13% circa.

Il Ceo Claudio Descalzi si è dato l’obiettivo di portare il payout complessivo per gli azionisti tra il 35% e il 40% del Cffo (il flusso di cassa operativo) dal 30%-35% del precedente periodo.

Dall’inizio dell’anno le azioni Eni sono salite del 4%, e negli ultimi 12 mesi sono scese del 3%. Anche per Eni gli analisti restano positivi con 14 buy, 15 hold e 1 solo sell. Il consensus degli anslisti indica un target price di 15,9 euro, con un potenziale di rialzo del’11% sulla quotazione attuale.

Grafico settimanale di ENI

Nel grafico possiamo vedere l'andamento di Eni su time frame settimanale (da fine 2020 ad oggi). La linea blu indica il prezzo strike, mentre quella rossa il posizionamento della barriera al 55% osservata per le cedole e a scadenza. Livelli di supporto: 12,7 eu; 10,58 eu; 9,58 eu.

Broadcom - Dall’inizio dell’anno le azioni Broadcom sono scese del 16%. Il gruppo americano che realizza un’ampia gamma di semiconduttori e infrastrutture per data center è rimasto coinvolto nella generale discesa dei titoli tech Usa legati all’AI, dopo l’affermazione sul mercato della cinese DeepSeek e del suo modello di intelligenza artificiale a basso costo.

Tuttavia, la società non intende fermarsi e sta considerando l'acquisizione di alcune divisioni di Intel, tra cui il Client Computing Group, il Data Center and AI, e il Network and Edge Group, per espandere il proprio portafoglio.
Sul titolo gli analisti sono positivi con 43 buy, 5 hold e nessun sell. Target price a 251 dollari, per un rendimento potenziale del 30% circa.

Grafico settimanale di Broadcom

Broadcom ha fissato il suo prezzo iniziale (strike= linea blu sul grafico settimanale) a 212,94 dollari, con la barriera al 55% (linea rossa) che si trova così a quota 117,11 dollari.

Tesla - Lunedì 24 marzo le azioni Tesla hanno reagito con un balzo dell’11% dopo nove settimane consecutive di ribasso. Dal massimo storico di 480 dollari del 17 dicembre 2024, le quotazioni si sono quasi dimezzate, azzerando l’intero guadagno del rally post elezioni.

Per quanto riguarda il certificate CH1409723587 di cui stiamo parlando, è importante notare che il Valore iniziale (strike) corrisponde alla quotazione del 26 febbraio scorso, 290 dollari, vicino ai minimi di periodo. Un livello di sicurezza per andare a calcolare la barriera al 55%.

Il sondaggio di Market Screener rivela che oggi su 48 analisti che coprono Tesla, quelli che consigliano di comprare le azioni (raccomandazioni Buy o Outperform) sono 23, ovvero il doppio di quelli che consigliano di vendere. I neutrali sono 14. Il dato indica un notevole ampliamento nell’ultimo mese del numero degli analisti positivi, con la media dei target price che, invece, resta sostanzialmente invariata. Oggi è pari a 338 euro, un target che indica un potenziale di rialzo del 36% nei prossimi 12 mesi.

Entro una decina di giorni la società diffonderà i risultati di vendita del primo trimestre, con il consensus degli analisti che si attende un calo. Adam Jonas di Morgan Stanley si aspetta che il periodo gennaio-marzo si chiuda con 351.000 veicoli consegnati, in calo dai 415.000 del primo trimestre 2024.

Ma lo stesso Jonas e altri analisti, come Dan Ives di Wedbush, sono convinti che la maggior parte del valore di Tesla derivi dalle applicazioni di intelligenza artificiale, come la costruzione dei robot umanoidi e il promesso servizio di robotaxi, e non dalla costruzione di automobili.

Tesla ha fissato il suo prezzo iniziale (strike= linea blu sul grafico settimanale) a 290,8 dollari, con la barriera al 55% (linea rossa) che si trova a quota 159,94 dollari.

Grafico su time frame settimanale di Tesla

 

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