PureLabs (RedFish) - "Ricavi oltre 65 milioni nel giro di 24 mesi"
Intervista all'ad Lo Iacono: "Si è chiusa la fase 1, che prevedeva di raggiungere un obiettivo di ricavi consolidati intorno ai 18 milioni di euro. Siamo arrivati invece a 24,6 milioni"

PureLabs è una società che punta sull’assistenza sanitaria territoriale. Nei circa due anni dalla sua nascita, ha creato una rete di centri di diagnostica ambulatoriale con il supporto del partner e socio RedFish Longterm Capital, holding industriale quotata (giudizio Buy con target price a 2,27 euro) che mira a valorizzare le PMI italiane. Websim ha intervistato Nino Lo Iacono, fondatore e amministratore delegato di PureLabs.
Quali sono stati i principali risultati del 2024?
Il 2024 è stato un anno straordinario per PureLabs. Si è chiusa la fase 1 del nostro piano di investimenti, che prevedeva di raggiungere un obiettivo di ricavi consolidati intorno ai 18 milioni di euro. Siamo arrivati invece a 24,6 milioni con 4,6 milioni di Ebitda operativo, quindi al netto dei costi della holding. Questi risultati sono stati raggiunti grazie all'integrazione nel gruppo, che è partito due anni fa con la prima acquisizione in Liguria, di altre strutture, in particolare nel Lazio e in Campania. Nel 2023, avevamo registrato circa 9 milioni e mezzo di ricavi.
Quanto era stato stanziato per la fase 1?
Era stata avviata con una dotazione finanziaria di 15 milioni di euro, supportata dalla raccolta equity da investitori di alto profilo, tra cui il lead investor RedFish Capital, e da una linea di debito erogata da Banco BPM.
Adesso siete entrati dunque nella fase 2, cosa prevede?
Innanzitutto, nel giro di 24 mesi puntiamo a superare i 65 milioni di ricavi. L'obiettivo di raccolta per supportare la fase 2, incluso l’aumento di capitale in corso, si attesta intorno ai 30 milioni di euro. Circa il 90% di queste risorse, sarà dedicato all'espansione per linee esterne, quindi nuove acquisizioni. Oggi abbiamo 16 strutture tra Liguria, Lazio e Campania. Contiamo di chiudere una nuova operazione entro marzo, che ci porterà a superare i 30 milioni di fatturato consolidato. Complessivamente puntiamo ad avere tra 50 e 100 strutture entro il 2026.
Quali sinergie si aprono con questa strategia di aggregazione?
Il mercato è molto frammentato e dunque ci sono ampi margini per valorizzare processi di aggregazione. Ci sono due macro-filoni per le sinergie: di costi e di ricavi. Sui costi, interveniamo in primis sul procurement, riducendo l’incidenza delle principali voci grazie agli accordi quadro e alle economie di scala introdotti dal nostro gruppo. Inoltre, centralizziamo l’attività analitica su base regionale, garantendo efficienza operativa, elevata qualità e tempi di refertazione rapidi. Per quanto riguarda le sinergie di ricavi, ampliamo l'offerta di servizi nei centri acquisiti e miglioriamo la produttività attraverso la digitalizzazione dei processi e del percorso paziente. Grazie alla collaborazione con il nostro gruppo, anche i centri diagnostici di base sono in grado di offrire ai pazienti prestazioni diagnostiche di secondo livello, erogate all’interno del network PureLabs territoriale.
Quanto è importante avere un partner e socio come RedFish Capital?
Ci sono molteplici vantaggi. In primo luogo, l'accessibilità a nuove risorse finanziarie, sia in termini di equity che di debito. RedFish ha aiutato la struttura ad attrarre nuovi azionisti, rendendo più credibile il progetto stesso. Dal punto di vista del debito, ci ha facilitato l'accesso a strumenti finanziari rilevanti, come la linea da 12,4 milioni di euro concessa da Banco BPM. Inoltre, RedFish ha aperto nuove opportunità di acquisizione attraverso il suo network e le sue competenze in queste operazioni, fornendo un costante supporto operativo nelle attività straordinarie e nella gestione dei rapporti con investitori e istituti bancari.
Quali sono i trend del mercato in Italia?
Il mercato cresce organicamente tra il 4 e il 6% annuo. Gli investimenti pubblici nel segmento della diagnostica ambulatoriale sono in costante contrazione, aprendo ampio spazio per gli operatori privati. I gruppi ospedalieri privati hanno dei progetti di espansione anche nel settore delle cliniche ambulatoriali, mentre i gruppi assicurativi, a mio avviso, giocheranno un ruolo sempre più attivo. Alcuni di essi hanno già intrapreso strategie di integrazione verticale, acquisendo direttamente dei network di ambulatori e il loro impatto su questo mercato sarà sempre più significativo.
La sanità regionale introduce più vantaggi o svantaggi?
Introduce complessità. La burocrazia è un tema critico per chi opera su più territori.
Avete collaborazioni con la sanità pubblica?
Sì, alcune delle nostre strutture sono accreditate con il SSN da cui proviene circa il 20% dei nostri ricavi.