Tokyo vuole schiacciare la curva, parte bene il BTP Italia: 2,3 mld

Il governo del Giappone starebbe valutando tagli alle emissioni obbligazionarie, soprattutto sulla parte ultra-lunga della curva dei tassi, quella dove più forti si sono scatenate le tensioni

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Spread in discesa

Il collocamento del ventesimo BTP Italia inizia in una giornata di contesto favorevole alle obbligazioni, quelle italiane comprese. Ne è una prova il fatto che lo spread con il Bund tedesco, classico indicatore dell’affidabilità delI'Italia sui mercati finanziari, è sulla soglia psicologica dei cento punti base, sui minimi di medio periodo: il decennale italiano è al 3,53%, dal 3,56% di ieri. 
 

BTP Italia

Il nuovo titolo indicizzato all’inflazione italiana FOI (famiglie operai e impiegati) arriva intanto a 2,3 miliardi di euro di richieste.
Il nuovo strumento di investimento, pensato soprattutto per il retail, viene offerto con una cedola semestrale annua minima dell'1,85%. Quella definitiva, modificabile solo al rialzo, sarà stabilita nella mattinata di venerdì. “Ricordiamo che questo titolo protegge da forti eventuali rialzi dell'inflazione e che un titolo omologo sul secondario quota un rendimento del 3,17%, senza essere ovviamente indicizzato all'inflazione. Ne consegue che i rialzi dell'inflazione attesi dovranno essere consistenti e superiori a 1,5% affinché il titolo risulti effettivamente conveniente", afferma David Pascucci, analista dei mercati di Xtb.

Stress test del BTP Italia

Abbiamo ragionato ieri sulle caratteristiche del nuovo strumento in una diretta live: clicca qui per vedere il video.
Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, ha messo in evidenza che il Tesoro è stato leggermente più generoso delle sue attese: la cedola di 1,85% è la seconda più alta delle ultime sette emissioni di BTP: al primo posto c’è il BTP 14.03.2028 emesso due anni fa, con una cedola del 2%: va però detto che il premio era solo dello 0,8%, contro l’1% dell’ultimo arrivato.
Di fatto, se si paragona la cedola minima indicata e quel che esprimeva ieri il mercato secondario, si vede un piccolo regalo aggiuntivo, pari a circa cinque punti base

Il Giappone soccorre i suoi bond 

Se oggi i bond hanno il vento in poppa, è perché a Tokyo stanno correndo ai ripari dopo gli allarmanti movimenti degli ultimi giorni. 
Secondo indiscrezioni, il Ministero delle Finanze del Giappone ha inviato a fine giornata un questionario agli operatori di mercato: nel modulo, i funzionari chiedono agli investitori istituzionali di esprimere la loro opinione sulle emissioni in arrivo e sull'attuale situazione di mercato. La mossa, di certo fuori dalla prassi, spinge a pensare che il governo Ishiba stia valutando la possibilità di modificare la composizione del programma obbligazionario per l'attuale anno fiscale, il che potrebbe comportare tagli alle emissioni obbligazionarie sulla parte ultra-lunga della curva. Gli strategist di MPS Corporate&Investment Banking scrivono che questa eventuale decisione dovrebbe essere “frutto dei timori per i 
movimenti visti la scorsa settimana (massimo storico del rendimento del trentennale), dopo l’esito molto debole dell’asta sul titolo a 20 anni, ed in vista dell'asta di titoli a 40 anni di domani".
Il titolo giapponese a dieci anni si rafforza a 1,45% di tasso di rendimento, da 1,54% di venerdì. Ancora più forte il movimento sulla parte a lunghissima scadenza, il titolo a trent’anni è al 2,83%, -19 punti base. 
Ieri il differenziale tra dieci anni e due anni era arrivato a 72 punti base, massimo dal 2011. 
"Con l'irripidimento della curva dei rendimenti obbligazionari a livello globale, i responsabili politici non possono permettersi di restare inerti", ha affermato Hiroshi Matsumoto, Senior Client Portfolio Manager di Pictet Asset Management Japan Ltd. "Dovevano far capire che hanno a cuore il segmento a lungo termine del mercato e che stanno prestando attenzione".

Inflazione sempre più giù in Europa

A muovere oggi il mercato delle obbligazioni, è anche l’andamento dell’inflazione, scesa in Francia sui minimi degli ultimi quattro anni, ben al di sotto dell'obiettivo del 2% della Banca Centrale Europea. 
I prezzi al consumo sono aumentati dello 0,6% rispetto a un anno fa a maggio, il ritmo più debole da dicembre 2020, a causa del calo dei costi energetici. Gli analisti intervistati da Bloomberg avevano stimato un aumento dello 0,9%, in linea con il risultato di aprile.
La frenata arriva a tre giorni dall’uscita del dato tedesco: gli economisti si aspettano un’inflazione armonizzata UE al 2% anno su anno, dal precedente 2,1%. Gli ultimi dati francesi sono "un altro segnale molto incoraggiante di disinflazione in atto", ha dichiarato il presidente della Banca di Francia, Francois Villeroy de Galhau, in un discorso a Parigi. "Quindi la normalizzazione della politica monetaria non è senza dubbio completa e potremmo – a titolo condizionale – constatarlo nella riunione del nostro Consiglio direttivo della prossima settimana".


Marino Masotti

Caporedattore