La tempesta si avvicina ai bond, la Fed osserva e si prepara
La guerra commerciale fa quasi saltare un'asta di Treasury: ferse è un avvertimento della Cina a Trump, o forse sono gli hedge fund che chiudono un trading vitale per il funzionamento del mercato

Bond: un movimento enorme
Dal due aprile fino a ieri sera, i bond hanno rappresentato il miglior riparo, da questa settimana non è più così. Stanotte il tasso di rendimento del Treasury Note a dieci anni è volato al 4,50%, circa sessanta punti base in più di inizio settimana, un movimento enorme. Il trentennale ha oltrepassato per un attimo la soglia psicologica del 5%.
Nelle ore successive il movimento le vendite si sono placate, ma la situazione resta delicatissima. In Europa sono sotto pressione i governativi della periferia, mentre il Bund torna a essere il porto sicuro. Il BTP si indebolisce a 3,90% e lo spread Germania-Italia si allarga a 130 punti base, sui massimi da ottobre.
Nell'immagine l'andamento dello spread Italia-Germania a partire dal 2002
Un'asta anomala
Le sirene di vigilanza hanno iniziato a suonare ieri sera, al momento della chiusura dell’asta da 58 miliardi di dollari di Treasury a tre anni: i titoli sono stati emessi al 3,784%, circa due punti e mezzo sopra le attese. La differenza potrebbe sembrare di poco conto, ma in queste operazioni, dove si ragiona sui centesimi e sui millesimi, uno scostamento del genere è di quelli importanti.
Will Hoffman, Senior Associate Analyst di Bloomberg Intelligence scrive che il fattore determinante è stato il passo indietro degli offerenti diretti, i quali, inizialmente si erano fatti avanti per avere venti miliardi di dollari, l’offerta si è poi ridimensionata a 11,5 miliardi. Alla fine, questo insieme di sottoscrittori ha preso soltanto il 6,2% del totale, contro il 19% di media delle ultime sei aste su questa scadenza.
Il tasso bid to cover è sceso a 2,47 volte, dal 2,62 medio.
Ad alleviare le preoccupazioni, c’è stata la solida partecipazione degli offerenti indiretti, ai quali è andato il 73% dell’emissione, contro una media del 65%. I dealer di riferimento del Tesoro, i compratori quasi obbligati, hanno avuto poco più di un quinto, il livello più alto da fine 2023.
Il sospettato è la Cina
Secondo Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, in tutto questo “ci potrebbe essere lo zampino cinese”. A ridosso dell’entrata in vigore dei dazi al 104% sulle merci cinesi, Pechino potrebbe aver mandato un avvertimento, un modo per chiarire che la via dello scontrosui dazi è perdente, anche Washington ha molto da perdere in caso di escalation.
Hoffman segnala che in questo momento è difficile arrivare alle ragioni del calo dell’offerta, in quanto gli offerenti stranieri possono essere diretti o indiretti, e la loro partecipazione finale non è nota fino alla pubblicazione dei dati di assegnazione.
Gli hedge fund smontano il trade
Secondo il Financial Times, i problemi sono iniziati il giorno prima. A inizio settimana, preso atto delle intenzioni bellicose di Trump, gli hedge fund che lavorano soprattutto sul mercato dei capitali ingrosso, lucrando sulle microscopiche differenze tra il prezzo dei future e quello dei Treasury, hanno cominciato a smontare i loro “basis trade”, un’attività di compravendita vitale per il buon funzionamento del mercato delle obbligazioni. I fondi hanno ridotto o eliminato le loro posizioni più rischiose, scatenando così un’ondata di vendite sui Treasury.
La Fed si prepara al salvataggio
Il tema è delicatissimo e la Federal Reserve lo segue da tempo, non è detto che se sia parlato nel meeting straordinario a porte chiuse di lunedì sera. Bloomberg scriveva dieci giorni fa che la banca centrale valuta la possibilità di istituire un programma di emergenza che chiuda le operazioni di hedge-fund, nel caso la crisi finanziaria si avvicini troppo alla montagna sacra rappresentata dai 29.000 miliardi di dollari di Treasury: la messa in sicurezza potrebbe costare mille miliardi di dollari in acquisti massicci di bond, un’azione d’emergenza analoga a quella varata nel marzo del 2020, al momento dello scoppio della pandemia.
Movimenti preoccupanti sui bond
George Pearkes di Bespoke Investment ha messo ieri in evidenza, nel suo commento sulla giornata, che il movimento delle obbligazioni è più preoccupante di quello delle azioni.
“Negli ultimi due giorni, i rendimenti dei Treasury a 30 anni sono saliti di ben 35 punti base. Sebbene non si tratti di un superlativo di tutti i tempi, è estremamente insolito e si colloca nel top di tutti i movimenti a 2 giorni dei rendimenti obbligazionari lunghi. Ancora più insolito è il fatto che questa impennata dei rendimenti obbligazionari sia avvenuta in concomitanza con un calo delle azioni. Si tratta infatti del più grande aumento di due giorni dei rendimenti a 30 anni con un calo delle azioni di almeno l'1,5% nello stesso arco di tempo dal 1982!”.
Nel mondo del reddito fisso, i primi a reagire ai cambi di temperatura sono spesso i bond delle aziende a basso merito creditizio. L’indice Bloomberg US Corporate High Yield ha chiuso ieri in calo dello 0,1% a 2.653 punti, sui minimi da agosto: negli ultimi dodici mesi, il guadagno resta comunque notevole, ai prezzi ieri il 5,5%.
Andamento dell'indice HY indicato
