COMUNICAZIONE DI MARKETING

Gli investitori esteri di Treasury sono più MAGA che ABUSA

Se nelle obbligazioni, il mondo non sembra stia girando le spalle agli Stati Uniti, nel valutario la sfiducia verso il dollaro resta alta

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FED accomodante, guardinga e credibile

Il dollaro e le obbligazioni governative si sono mosse poco o nulla dopo la conferma dei tassi da parte della Federal Reserve.

I membri del board di politica monetaria hanno modificato di poco le loro aspettative su inflazione e crescita economica, ma nulla di nuovo si è registrato per quanto riguarda la traiettoria dei tassi: due tagli erano attesi a marzo e due restano, anche se è cambiato lo schieramento dei falchi e delle colombe. 

“La riunione odierna del FOMC ha avuto un tono accomodante. Implicitamente, i membri continuano ad aspettarsi che l’inflazione più alta nel breve periodo si riveli in gran parte transitoria, e la loro tolleranza verso un aumento della disoccupazione rimane bassa. Ci aspettiamo che la Fed mantenga i tassi invariati alla riunione del prossimo mese, ma riteniamo che si possa aprire un percorso verso la ripresa del ciclo di allentamento più avanti quest’anno, qualora il mercato del lavoro si indebolisse”, scrive stamattina Simon Dangoor, Head of Fixed Income Macro Strategies di Goldman Sachs Asset Management.

Michael de Pass, responsabile globale del trading sui tassi di Citadel Securities, invita a tralasciare le indicazioni fornite dai membri del board: "Quando c'è una discreta incertezza sul percorso dei tassi, i punti tendono a complicare la comunicazione”. L’unica cosa certa, è l’atteggiamento guardingo, (wait and see) della banca centrale.

La conferma dei tassi, arrivata dopo i tanti segnali di l'indebolimento della crescita, “sottolinea la volontà di preservare la credibilità nella lotta all’inflazione”, dice Michael Ball, stralegist Macro di Markets Live a Bloomberg.  In questo contesto, la moderazione della Fed avrebbe corsi il rischio di essere considerata fuori luogo.

Gli operatori di mercato prevedono un allentamento di circa 47 punti base entro fine anno, che implica l'aspettativa di quasi due riduzioni nel restante periodo del 2025. La prima è pienamente prevista per ottobre, anche se alcuni vedono una mossa già a settembre.

Treasury

Il colossale mercato dei titoli del Tesoro degli Stati Uniti, pari a 29.000 miliardi di dollari, non ha dato troppo peso alle indicazioni della Federal Reserve, anche perché, dalla sterzata di aprile di Donald Trump, a muovere i prezzi sono i dubbi sulla capacità del Tesoro degli Stati Uniti di riuscire a portare avanti i giganteschi programmi di rifinanziamento di un debito federale sempre più alto. I dati diffusi ieri hanno ridimensionato i timori di una fuga degli investitori esteri, smentendo così la forza di un acronimo nato nei momenti delle massicce vendite post Liberation Day di Trump, ABUSA, Anywhere But USA.

Gli esteri sono più MAGA che ABUSA.   

Le disponibilità degli investitori stranieri in Treasuries si sono mantenute vicine a un livello record nel mese di aprile, a circa  9.000 miliardi di dollari nel mese: il calo rispetto a marzo è stato quasi insignificante, pari a 36 miliardi di dollari. A vendere sono stati i privati, i soggetti pubblici o assimilabili sono stati acquirenti netti di titoli a lungo termine, un importante gesto di fiducia verso gli Stati Uniti.

Giappone e Gran Bretagna hanno aumentato il peso, la Cina lo ha diminuito, ma non in modo serio, probabilmente si è limitata a non re-investire i titoli scaduti.  "La narrativa 'Sell America' è esagerata", ha dichiarato Vishal Khanduja, responsabile del team broad markets fixed-income di Morgan Stanley Investment Management. "Ma ci aspettiamo comunque un lento e accidentato deprezzamento del dollaro", ha aggiunto.

Il Giappone, il più grande detentore straniero di Treasuries, ha aumentato la quota di 3,7 miliardi di dollari in aprile, raggiungendo 1,13 trilioni di dollari. Le partecipazioni del Regno Unito sono aumentate di 28,4 miliardi di dollari, raggiungendo gli 807,7 miliardi di dollari. La Cina, che a marzo era scivolata al terzo posto tra i detentori stranieri, dopo il Regno Unito, ad aprile deteneva 757 miliardi di dollari di Treasuries, con un calo di 8,2 miliardi di dollari rispetto al mese precedente.

Si temeva soprattutto una fuga dei canadesi, dopo le uscite di Trump sul Canada prossimo a diventare il cinquantunesimo stato dell’Unione, i dati sembrano indicare che c’è stato un ritiro ordinato di non grande rilevanza -57,8 miliardi di dollari, a 368,4 miliardi di dollari.

Dollaro mortificato

Se nelle obbligazioni, il mondo non sembra stia girando le spalle agli Stati Uniti, nel valutario la sfiducia verso il dollaro resta alta. Dall’ultimo sondaggio di giugno di Bank of America tra i gestori di fondi globali, emerge che gli investitori hanno un sottopeso netto del 31% sul dollaro statunitense, il più alto degli ultimi 20 anni, un atteggiamento “estremo” anche per lo strategist della banca, Michael Hartnett, da tempo scettico sulle possibilità di apprezzamento del dollaro nel lungo periodo. Limitatamente all’estate, Harnett, parla della possibilità di un rimbalzo del dollaro, sceso a livelli di sottovalutazione che implicano una volontà di mortificare quella che resta la valuta regnante nel mondo. Tre quarti dell’interscambio mondiale al 2024, pari a 33.000 miliardi di dollari, è denominato in dollaro. 

L’indicazione è importante soprattutto per chi indugia troppo nel cortile di casa e rischia di esagerare con l’esposizione all’euro: il gestore di portafogli prudente che vuole essere neutrale rispetto alla valuta, dovrebbe essere infatti sbilanciato sul dollaro, con una percentuale degli asset compresa tra il 60% e l’80%. Il dollaro a 1,146 potrebbe essere un buon punto di ingresso, magari attraverso un ETF monetario su dollaro, per i BTP People, una classe di investitori che di solito non si allontana mai dal governativo italiano. E’ un buon momento per la revisione del portafoglio soprattutto per chi ha in carico molti BTP Valore: questi titoli a tasso fisso, anche grazie al taglio tassi della BCE, sono oggi parecchio sopra la pari, vendere vuol dire quindi inglobare una buona plusvalenza

Analisi Tecnica Dollaro

Nell'ultimo periodo l'euro dollaro ha invertito la tendenza ribassista, che proiettava obiettivi intorno alla parità, approdando verso una soglia discriminante di estrema valenza, in grado teoricamente di frenare per qualche tempo la discesa del dollaro. 

Operatività 

L'attuale debolezza è occasione per diversificare sul dollaro che gode di rendimenti nettamente superiori al resto delle valute di maggior peso, euro compreso. Impostare un primo step su questi livelli e un secondo step in caso di un sell-off in direzione di 1,20/1,23. Sarebbe opportuno un ritorno stabile al di sotto di area 1,13 per far rientrare la fase di emergenza. Una discesa sotto 1,12 potrebbe invertire la fase di debolezza e proiettare obiettivi intorno a 1,10/1,08. 

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Il mercato mette a disposizione una serie di strumenti più o meno dinamici per investire in ottica di trading stretto long/short o in ottica di lungo periodo. 

Per puntare su una rapida rivalutazione del Dollaro USA (contro Euro) senza prendere rischi sull'oscillazione dei prezzi delle obbligazioni c'è il seguente ETC. Leggi il documento KID:
Wisdomtree 3x Long USD Short EUR
Isin: JE00B3QQ4551 (EUS3)

Per puntare su una rapida svalutazione del Dollaro USA (contro Euro) senza prendere rischi sull'oscillazione dei prezzi delle obbligazioni c'è il seguente ETC. Leggi il documento KID:
Wisdomtree 3x Short USD Long EUR 
Isin: JE00B3T3K772 (USE3) 

Per investire senza leva sulla rivalutazione del Dollaro è disponibile il seguente:
db x-trackers II Fed Funds Effective Rate UCITS (EUR)
Isin LU0321465469  (XFFE)

Da inizio 2025: -8,20%

L’Obiettivo di Investimento del Comparto è quello di replicare il rendimento del FED FUNDS EFFECTIVE RATE TOTAL RETURN INDEX®. Il Comparto non distribuisce dividendi. L’Indice, pubblicato da Deutsche Bank, rappresenta i mercati monetari e di capitali dell’area Dollaro USA. L’Indice è calcolato sulla base del rendimento complessivo (total return) con ciò indicando che rappresenta un deposito sostituito giornalmente (daily rolled deposit) al quale viene applicato il federal funds effective rate (tasso di riferimento effettivo statunitense). Non distribuisce dividendo. Leggi il documento KID.

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Marino Masotti

Caporedattore