TREASURY BOND - La Federal Reserve frena, l'approdo è vicino

Manca poco all'arrivo del livello di "neutralità" e la FED avverte che è prudente iniziare a rallentare: stiamo per entrare in un regime economico-monetario caratterizzato da inflazione più alta 

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Fatto

Da 5,50% a 4,50%. Dopo aver tagliato di un punto percentuale i tassi di interesse nel giro di tre mesi, la Federal Riserve ha avvertito che l’allentamento monetario sarà più lento. 

I membri del Federal Open Market Committee prevedono solo mezzo punto percentuale di tagli nel 2025, la metà di quel che indicavano a settembre.

Successivamente, nel 2026, il ciclo dei tagli sarà ancora lento e modesto, se paragonato alle attese del mercato di qualche mese fa, solo due riduzioni.

Il taglio tassi è proseguito e andrà avanti, ma dentro la banca centrale chi dissente si fa sentire, la decisione di ieri non è stata presa all'unanimità: la presidente della Fed di Cleveland, Beth Hammack, ha infatti votato contro perché avrebbe preferito mantenere i tassi invariati.

Ci aspettiamo che la Fed scelga di saltare il taglio dei tassi di gennaio, prima di riprendere il ciclo di allentamento a marzo”, Whitney Watson, global co-head and co-chief investment officer of Fixed Income and Liquidity Solutions di Goldman Sachs Asset Management.

La revisione delle indicazioni fornite dai membri FOMC, i cosiddetti dot plot, è stata determinata dal previsto rallentamento della convergenza dell'inflazione verso il target: le stime per l'indice PCE (una misura dell'inflazione basata sulla spesa per consumi) core e headline del 2025 sono state riviste al rialzo al 2,5%, rispetto al 2,1% di pochi mesi fa.

Pur ritoccando al rialzo la crescita americana al +2,1% quest'anno rispetto al +2% stimato in precedenza, la banca centrale ha previsto che l'inflazione non tornerà al 2% almeno fino alla fine del 2026.

Se l’economia tira e l’inflazione è ostinatamente persistente, perché allora la Fed va avanti, anche se a velocità ridotta, con il taglio tassi?

Nick Timiraos, sul Wall Street Journal risponde così: ”Come un capitano che cerca di evitare di schiantarsi contro il molo mentre una barca si avvicina al suo ormeggio, i banchieri centrali potrebbero diventare più cauti nel tagliare se pensano di essere più vicini alla loro destinazione finale”.

La meta è il tasso neutro, quello che dovrebbe garantire piena  occupazione senza risvegli dell’inflazione. La neutralità è mobile e di non facile identificazione, ma tra gli esperti c’è concordia, negli ultimi tempi, quest’area si trova a livelli più alti che in passato. "4,25%-4,50% potrebbe essere il limite superiore del tasso di neutralità", dice a Timiraos Eric Rosengren, presidente della Fed di Boston dal 2007 al 2021.

Se così fosse, il taglio tassi potrebbe essere più modesto di quello che gli stessi membri del FOMC.

Per il momento comunque, pur avendo mandato seri avvertimenti, la Fed resta orientata a mantenere un approccio accomodante ancora per parecchio tempo.

Eric Winograd, US Economist di AllianceBernstein, ritiene che l'inflazione si stabilizzerà su livelli più alti rispetto agli ultimi vent’anni, per cui la banca centrale accetterà un range del 2-2,5% invece del tradizionale 1,5-2%. 

Passando alle previsioni sui tagli, Winograd afferma che saranno probabilmente di più di quelli indicati nei dot plot. “Qualsiasi progresso ulteriore o segno di indebolimento del mercato del lavoro porterà a ulteriori misure di allentamento, mentre solo un significativo peggioramento delle prospettive inflazionistiche potrebbe ridurre l'entità dei tagli. Per questi motivi, rimango convinto della mia previsione di 4 tagli il prossimo anno". L’economista si aspetta un’inflazione sottostante (escludendo i dazi) in rapida discesa e un peggioramento del mercato del lavoro.

Effetto

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 Redazione

I giornalisti finanziari e gli analisti di Websim