Guerra e Pace: riarmo europeo in ordine sparso
ETF WisdomTree Europe Defence: il primo strumento dedicato alla difesa europea

Parte il riarmo dell’Europa
I trentadue membri dell’alleanza hanno definito l'obiettivo di destinare il 5% del PIL alla difesa entro il 2035, il 3,5% è per le armi e l’1,5% per infrastrutture critiche, cybersecurity e resilienza. Sono previsti controlli sull’operato, ma solo a partire dal 2029, una seconda verifica sarà nel 2032.
Alcuni paesi come Polonia, Lituania ed Estonia hanno già detto di voler procedere a tappe forzate, in modo da superare il 4,5% del PIL nel 2025-2026. L'UE invece ha introdotto deroghe per spese difensive aggiuntive fino all'1,5% del PIL per il periodo 2025-2028.
La Germania prevede un nuovo debito di 143 miliardi di euro nel 2025, con livelli ancora superiori ai 126 miliardi entro il 2029, per finanziare in larga parte la spesa difensiva.
Tra spesa militare e spesa civile
Fin qui, quel che prevedono le carte. Da da qui in avanti, sta ai singoli paesi, in alcuni casi gravati da pesanti debiti, procedere su questa strada. Ci sono, forse a ragione, dubbi e perplessità sulla volontà di tutti i membri dell’alleanza di avviare una corsa al riarmo che in alcuni casi non piace all’elettorato.
Tra gli scettici, Oxford Economics ritiene che la spesa effettiva nella difesa sarà meno di quel che oggi si dice, in particolare nell’area delle infrastrutture ibride. "Prevediamo che la componente non fondamentale sarà soddisfatta in gran parte riclassificando i piani infrastrutturali pubblici esistenti", hanno scritto il capo economista per l'Italia, Nicola Nobile, e il senior economist, Tomas Dvorak, in un rapporto pubblicato oggi, sottolineando che "il piano dell'Italia di includere il ponte sullo Stretto di Messina ne è un esempio lampante".
L’Italia si muove, al rallentatore
In effetti, il governo di Giorgia Meloni non sembra aver fretta di partire. "Il raggiungimento dell'obiettivo del 5%" del Pil per la difesa "sarà comunque graduale e compatibile con i vincoli di bilancio”, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani in audizione alle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato. Nel corso del suo intervento, il ministro ha ribadito che “nessun euro verrà sottratto alla sanità, all'istruzione o alla spesa sociale”. Insomma, una conciliazione continua tra sicurezza e sostenibilità, con un aumento della spesa graduale, “senza mettere in moto dinamiche inflattive".
E’ possibile, anzi probabile, che la corsa ai riarmo sarà una gara di gran fondo con ampi distacchi tra il primo e l’ultimo, ma intanto il fischio di inizio è arrivato e alcuni membri dell’Alleanza dell’Atlantico del Nord sono già a fare da battistrada.
I capofila del riarmo
"La Danimarca sa cosa vuol dire stare in allerta. Conto su di voi per mettere in atto il piano Readiness 2030 sulla difesa. Identificheremo i gap di capacità e lavoreremo con i Paesi membri su progetti comuni europei per gli acquisti congiunti. Non si tratta solo di quanto investiamo ma di come investiamo. La presidenza danese garantirà l'implementazione di Safe da 150 miliardi di euro di investimenti per la difesa".
Lo ha detto ieri la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in conferenza stampa ad Aarhus in occasione dell'inizio del semestre di presidenza danese del Consiglio dell'Ue.
La guerra in Ucraina ha cambiato il mondo
Il settore della difesa europeo registra crescita dall'invasione dell'Ucraina, con proiezioni di un CAGR dell'11% per le vendite e del 16% per EBIT ed EPS nel periodo 2024-2029, stimano gli analisti di WisdomTree.
La Strategia Industriale della Difesa Europea (EDIS) prevede che almeno il 35% del valore complessivo degli scambi nel settore della difesa avvenga tra Stati membri dell’UE. Questo obiettivo dovrà crescere progressivamente: almeno il 50% del procurement dovrà provenire dalla base industriale europea entro il 2030, e il 60% entro il 2035. Inoltre, il 40% degli approvvigionamenti dovrà avvenire tramite programmi collaborativi tra Stati membri.
Come investire nel settore Difesa: l’ETF WDEF
Lanciato nel marzo 2025, il WisdomTree Europe Defence UCITS ETF ha raggiunto oltre 3 miliardi di dollari di patrimonio gestito e applica una commissione (TER) dello 0,40%. È quotato con ticker WDEF in euro, sterline su diverse borse europee.
Il fondo seleziona aziende con almeno il 10% di ricavi da difesa, applicando criteri ESG che escludono armi vietate. La metodologia prevede tre livelli di "Exposure Score": Score 3 (oltre 50% ricavi da difesa), Score 2 (25-50%) e Score 1 (10-25%).
Per contenere i rischi di concentrazione, il peso massimo consentito per ciascun titolo con Score 3 è fissato al 12,5%, mentre gli altri titoli sono limitati al 7,5%.
I primi cinque titoli pesano complessivamente il 58%: Rheinmetall (14,5%), BAE Systems (12,5%), Leonardo (11,4%), Thales (11,2%) e Saab AB (8%).
Rispetto all’indice MSCI Europe Aerospace & Defence, il fondo presenta un’esposizione significativamente maggiore verso società con oltre il 50% dei ricavi dalla difesa (Score 3: 69,7% contro 42%). Inoltre, l’indice è composto per il 95,8% da aziende del settore Aerospace & Defence e per quasi il 90% da large cap europee.
Performance e dati finanziari
L’ETF WDEF guadagna il 18% dalla sua nascita, nel marzo del 2025, la stessa performance dell’indice MSCI Europe Aerospace & Defence. Nello stesso periodo di tempo, l’indice Stoxx 600 segna un rialzo dello 0,7%.
Tra le metriche più rilevanti da segnalare, c’è un rapporto backlog-to-monthly sales salito a 38 volte, rispetto alle 25 volte pre-guerra in Ucraina: i primi cinque titoli che hanno superato quota 40. La crescita ponderata dei ricavi è passata dal -8% del 2021 al +19% del maggio 2025, con Rheinmetall in testa (+42%) e performance a doppia cifra per HENSOLDT, Kongsberg, Safran e Leonardo.
Le stime di WisdomTree per il portafoglio indicano utili per azione in crescita del 21% nel 2025 e +19% nel 2026.
Leggi il documento KID
La tabella evidenzia la crescita esponenziale della raccolta ordini dallo scoppio della guerra in Ucraina
