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Difesa: spunta lo spettro della tassazione degli extra-profitti

La prospettiva di un incremento esponenziale dei profitti ha spedito in orbita i titoli del settore (+50% ytd), ma, se questo piace indubbiamente agli azionisti, piace un po' meno alla collettività

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A un certo punto della seduta di lunedì, l'indice Aerospace & Defense ha invertito bruscamente la tendenza, andando a perdere oltre il -3% dal picco intraday, prima di chiudere in lieve ribasso.

L'UE vuole tassare gli extra-profitti?

Le aziende europee del settore Difesa stanno attualmente registrando un aumento fenomenale del prezzo delle azioni e degli utili. L'UE ha concordato di stanziare fino a 150 miliardi di euro per gli appalti congiunti per la difesa. La Commissione UE mira a mobilitare un totale di 800 miliardi di euro per la Difesa entro la fine del 2030. A questo si aggiungerebbero i miliardi di euro previsti dalla sola Germania stessa.

La prospettiva di un incremento esponenziale di ricavi e di profitti ha spedito in orbita tutti i titoli del settore, da inizio anno +50%, ma, se questo piace indubbiamente agli azionisti, piace un po' meno alla collettività. 

"Con così tanti soldi che improvvisamente arrivano sul mercato, dobbiamo garantire che il denaro dei contribuenti venga utilizzato saggiamente e che le aziende non si limitino a fare fortuna", ha affermato Hannah Neumann, esperta di difesa per il Partito Verde al Parlamento europeo. Se questo non avviene in modo equo, dovremmo prendere in considerazione la nazionalizzazione parziale delle aziende di difesa, come in Francia, ad esempio, e "in ultima analisi, un'imposta sugli utili in eccesso".

Su richiesta di Neumann, il Servizio di Ricerca del Parlamento Europeo (EPRS) ha elaborato le possibili modalità di funzionamento. Gli esperti elencano tre possibilità.

1. Scremare gli utili attraverso le tasse 

L'imposta sugli utili eccedenti è probabilmente la più severa delle tre opzioni, ma già percorsa dal governo tedesco, che ha colpito gli extra-profitti delle aziende energetiche quando i prezzi di gas e petrolio sono esplosi a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina. Un'imposta minima del 33% è stata applicata sugli utili superiori del 20% rispetto alla media dei quattro anni precedenti. 

Secondo il documento dell'EPRS, visionato da Spiegel, sono ipotizzabili anche altre opzioni, come un aumento dell'imposta sulle società per il settore della Difesa o una tassazione basata sul fatturato anziché sugli utili. Alcuni paesi dell'UE applicano tali imposte, ad esempio nel settore bancario. 

Tuttavia, come riconosce l'EPRS, una simile imposta sugli utili eccedenti presenterebbe anche degli svantaggi. Ad esempio, potrebbe frenare la propensione a investire e ridurre l'incentivo delle aziende ad aumentare l'offerta di beni e servizi; 

2. Nazionalizzazione parziale o totale

Secondo gli esperti, la partecipazione statale offre diversi vantaggi. In qualità di azionista, lo Stato può influenzare direttamente le attività e le decisioni finanziarie di un'azienda e, se necessario, persino impedirne l'acquisizione da parte di terzi. Inoltre, una parte degli utili aziendali confluisce direttamente nelle casse dello Stato.

L'EPRS cita come esempio l'azienda di armamenti Leonardo, di cui lo Stato italiano detiene una partecipazione di circa il 30%. Dei 161 milioni di euro distribuiti da Leonardo lo scorso anno, quasi 50 milioni sono confluiti direttamente nelle casse dello Stato. Tali partecipazioni statali non sono comuni solo in Italia. La Francia, ad esempio, detiene una partecipazione del 27% in Thales e del 12% in Safran. In Spagna, Navantia è di proprietà statale al 100% e Indra al 28%.

Il governo tedesco, d'altra parte, attualmente detiene solo una partecipazione diretta nel Gruppo Hensoldt, e anche in questo caso solo con una quota del 25,1% che garantisce una minoranza di blocco nelle decisioni importanti. Inoltre, con circa 2,2 miliardi di euro di fatturato, l'azienda specializzata in sensori è uno degli attori più piccoli sulla scena internazionale;

3. Contratti migliori per il committente 

La terza proposta dell'EPRS è probabilmente la più facile da attuare politicamente, soprattutto in Germania: modelli contrattuali che impediscano profitti eccessivi. Gli esperti del Parlamento europeo raccomandano un maggior numero di contratti a prezzo fisso. Il vantaggio: i costi che superano l'importo concordato devono essere a carico del venditore. Sebbene gli autori dello studio riconoscano che le aziende del settore della difesa potrebbero rifiutarsi di firmare tali contratti, sono anche sotto pressione, poiché il governo è spesso il loro principale o addirittura unico cliente.

I contratti che promettono al venditore il rimborso dei costi e, in aggiunta, un profitto sono meno consigliabili. Gli Stati Uniti, tra gli altri, hanno avuto brutte esperienze in questo senso, secondo il documento dell'EPRS. Nel 2009, si è scoperto che il 70% dei principali programmi di approvvigionamento della difesa presentava significativi sforamenti di costo. L'allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha successivamente promosso un maggior numero di contratti a prezzo fisso.

Gli strumenti per investire nel settore Difesa

In questo scenario dalle enormi prospettive, ci sono alcuni strumenti specifici sulla Difesa europea.

WisdomTree, innovatore nel settore finanziario a livello globale, ha esteso la sua gamma di ETP tattici con il primo ETP sulla difesa europea con leva.

WisdomTree STOXX Europe Aerospace & Defence 3x Daily Leveraged 
Isin: XS2872232850 (3EDF) 

Da inizio 2025: +49%

L'ETP quotato su London Stock Exchange, Börse Xetra e Borsa Italiana, ha un total expense ratio (TER) dello 0,80%. Offre un'esposizione con leva 3x giornaliera allo STOXX Europe Total Market Aerospace & Defense Net Total Return Index. Leggi attentamente il documento KID.

Per investire in ottica di lungo periodo:

ETF HANetf Future of Defence Ucits
Isin: IE000OJ5TQP4 (NATO)

Da inizio 2025: +32%

L'ETF replica l'indice EQM NATO+ Future of Defence, che a sua volta replica la performance di aziende internazionali operanti nell'industria militare o della difesa.
L’ETF replica la performance dell’indice sottostante con replica fisica totale (acquistando tutti i componenti dello stesso). I dividendi dell'ETF sono accumulati e reinvestiti nell'ETF. L’indice di spesa complessiva (TER) dell'ETF è pari allo 0,49% annuo. Valuta di denominazione Usd. Valuta di quotazione Euro. Leggi il documento KID.

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ETF WisdomTree Europe Defence UCITS
Isin: IE0002Y8CX98 (WDEF)

Il WisdomTree Europe Defence si propone di replicare la performance in termini di prezzo e rendimento, al lordo di commissioni e spese, del WisdomTree Europe Defence UCITS Index. L'indice proprietario è progettato per replicare la performance delle aziende europee coinvolte nell'industria della difesa, tra cui produttori di attrezzature, parti o prodotti per la difesa civile, elettronica per la difesa e attrezzature per la difesa spaziale. L'Indice mira a escludere le aziende coinvolte in armi controverse vietate dal diritto internazionale, come le munizioni a grappolo, le mine antiuomo e le armi biologiche e chimiche, nonché le aziende che violano gli standard del Global Compact delle Nazioni Unite. Il WDEF è il primo prodotto nel suo genere dedicato esclusivamente alle aziende europee della difesa. Total expense ratio (TER) 0,40%. Valuta di denominazione Euro. Non distribuisce dividendo. Leggi il documento KID.

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