Cantieri di guerra sempre più grandi in Europa
Basandosi su rilevazioni satellitari, il Financial Times scrive che le fabbriche europee del settore stanno crescendo a un ritmo triplicato rispetto agli anni precedenti la guerra in Ucraina

Accelera il riarmo dell’Europa
Alla vigilia dell’incontro in Alaska tra Donald Trump e Vladimir Putin, Rheinemetall guadagna il 2,5%, Leonardo il 2,6%, Renk il 3,5%. Salgono in quasi tutte le borse europee le società della difesa, come se il mercato non si aspettasse dal summit un primo passo verso la fine del conflitto in Ucraina. Oppure, ritiene che la corsa al riarmo in Europa, se anche si dovesse arrivare alla tregua, proseguirà a passo spedito.
Cantieri di guerra
L’invasione dell’Ucraina prima, il disimpegno degli Stati Uniti sulla difesa dell’Europa poi hanno avviato un percorso irreversibile: l’apparato industriale, anche per effetto del fiume di soldi pubblici, si è messo in moto, secondo il Financial Times sta accelerando. Basandosi su rilevazioni satellitari, il quotidiano scrive che le fabbriche del settore stanno crescendo a un ritmo triplicato rispetto agli anni precedenti l’ingresso dei carri armati di Mosca a Kiev. Le immagini hanno identificato 7 milioni di metri quadrati di nuovo sviluppo industriale riguardanti 150 strutture di 37 aziende, in particolare quelle associate alla produzione di munizioni e missili.
L'espansione più estesa è stata registrata presso il sito di produzione di munizioni nell'Ungheria occidentale, un progetto congiunto della società statale ungherese di difesa N7 Holding e dell'azienda tedesca Rheinmetall, secondo quanto riportato dal quotidiano. L'impianto è destinato alla produzione di munizioni per i veicoli da combattimento della fanteria KF41 Lynx, proiettili di artiglieria da 155 mm e munizioni per carri armati Leopard 2.
Dalle automobili ai carri armati
L’industria manifatturiera è indirizzata sempre di più verso le applicazioni militari, è lì che si possono fare affari. Per questa ragione, le famiglie Porsche e Piech, detentrici di quote di riferimento in Volkswagen e Porsche, hanno messo in programma di diversificare nel settore. "Nel nostro percorso verso una piattaforma di investimento diversificata, stiamo monitorando attentamente i settori della difesa, della sicurezza e della resilienza europea", ha dichiarato stamattina il presidente di Porsche SE, Hans Dieter Poetsch. "Per quanto riguarda gli investimenti di portafoglio, il nostro obiettivo è aumentare il nostro coinvolgimento nei settori della difesa e correlati alla difesa, mantenendo al contempo la nostra attenzione principale sulla mobilità e la tecnologia industriale".
I numeri della corsa alla difesa
Trentadue membri dell’alleanza hanno definito l'obiettivo di destinare il 5% del PIL alla difesa entro il 2035, il 3,5% è per le armi e l’1,5% per infrastrutture critiche, cybersecurity e resilienza. Sono previsti controlli sull’operato, ma solo a partire dal 2029, una seconda verifica sarà nel 2032.
Alcuni paesi come Polonia, Lituania ed Estonia hanno già detto di voler procedere a tappe forzate, in modo da superare il 4,5% del PIL nel 2025-2026. L'UE invece ha introdotto deroghe per spese difensive aggiuntive fino all'1,5% del PIL per il periodo 2025-2028.
La Germania prevede un nuovo debito di 143 miliardi di euro nel 2025, con livelli ancora superiori ai 126 miliardi entro il 2029, per finanziare in larga parte la spesa difensiva.
Investire nella Difesa: l’ETF WDEF
Lanciato nel marzo 2025, il WisdomTree Europe Defence UCITS ETF ha raggiunto oltre 3 miliardi di dollari di patrimonio gestito e applica una commissione (TER) dello 0,40%. È quotato con ticker WDEF in euro, sterline su diverse borse europee.
Il fondo seleziona aziende con almeno il 10% di ricavi da difesa, applicando criteri ESG che escludono armi vietate. La metodologia prevede tre livelli di "Exposure Score": Score 3 (oltre 50% ricavi da difesa), Score 2 (25-50%) e Score 1 (10-25%).
Per contenere i rischi di concentrazione, il peso massimo consentito per ciascun titolo con Score 3 è fissato al 12,5%, mentre gli altri titoli sono limitati al 7,5%.
I primi cinque titoli pesano complessivamente il 58%: Rheinmetall (14,5%), BAE Systems (12,5%), Leonardo (11,4%), Thales (11,2%) e Saab AB (8%).
Rispetto all’indice MSCI Europe Aerospace & Defence, il fondo presenta un’esposizione significativamente maggiore verso società con oltre il 50% dei ricavi dalla difesa (Score 3: 69,7% contro 42%). Inoltre, l’indice è composto per il 95,8% da aziende del settore Aerospace & Defence e per quasi il 90% da large cap europee.
Performance e dati finanziari
L’ETF WDEF guadagna il 18% dalla sua nascita, nel marzo del 2025, la stessa performance dell’indice MSCI Europe Aerospace & Defence. Nello stesso periodo di tempo, l’indice Stoxx 600 segna un rialzo dello 0,7%.
Tra le metriche più rilevanti da segnalare, c’è un rapporto backlog-to-monthly sales salito a 38 volte, rispetto alle 25 volte pre-guerra in Ucraina: i primi cinque titoli che hanno superato quota 40. La crescita ponderata dei ricavi è passata dal -8% del 2021 al +19% del maggio 2025, con Rheinmetall in testa (+42%) e performance a doppia cifra per HENSOLDT, Kongsberg, Safran e Leonardo.
Le stime di WisdomTree per il portafoglio indicano utili per azione in crescita del 21% nel 2025 e +19% nel 2026.
Leggi il documento KID
La tabella evidenzia la crescita esponenziale della raccolta ordini dallo scoppio della guerra in Ucraina
