Anche con l'amico di Trump alla FED, il taglio tassi non è garantito

Il governatore della banca centrale degli Stati Uniti non è un dittatore e non può imporre la sue decisioni al board, deve cercare di convincere i membri con argomenti ragionevoli  

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Mentre prosegue l’offensiva della Casa Bianca contro la Federal Reserve, il tasso di rendimento del Treasury Note a dieci anni è sui massimi dell’ultimo mese a 4,41%, siamo comunque quaranta punti base sotto i massimi da inizio anno, toccati a gennaio.

Powell "strilla come un bambino" 

Nell’improvvisata conferenza stampa di ieri, Donald Trump ha affermato che Jerome Powell dovrebbe "dimettersi immediatamente" se sono vere le accuse di aver gestito in modo ingannevole i lavori di restauro della sede della banca centrale. In un successivo post sui social media Trump ha accusato il presidente della Fed di "lamentarsi come un bambino per mesi sull'inflazione inesistente e di rifiutarsi di fare la cosa giusta".

La disputa sulle presunte rifiniture di lusso a palazzo Eccles (sede della Fed a Washington) è nata qualche giorno fa, quando il capo della Federal Housing Finance Agency, Bill Pulte, ha chiesto al Congresso di indagare sulle affermazioni rilasciate da Powell durante l’ultima sua audizione.
In attesa di vedere come andrà a finire la disputa sulle presunte rifiniture extra lusso pagate con i soldi dei contribuenti, Trump ha concluso la giornata con il solito fragoroso appello: “TAGLIA I TASSI DI INTERESSE, JEROME - ORA È IL MOMENTO!".

Un amico di Trump in arrivo alla FED 

La Casa Bianca non ha il potere di mandare via il capo della Federal Reserve, ma ha la facoltà di proporre candidati graditi in vista della scadenza del mandato, a maggio del 2026. 
Tra i nomi che circolano, ci sono quelli dell'ex governatore Kevin Warsh, il segretario al Tesoro Scott Bessent e il direttore del Consiglio economico nazionale Kevin Hassett, secondo quanto riportato da Bloomberg. Anche l'attuale governatore della Fed Christopher Waller è un'opzione, e anche l'ex presidente della Banca Mondiale David Malpass è stato proposto.

Il governatore non è un dittatore  

L’arrivo di un amico di Trump alla Federal Reserve potrebbe non bastare, a creare le condizioni per un allentamento monetario: nel board infatti, le decisioni si prendono a maggioranza.

Il governatore, "non può comportarsi come un dittatore", ha affermato Mark Gertler, professore di economia alla New York University e coautore di articoli sull’argomento con l'ex presidente della Fed, Ben Bernanke e l'ex vicepresidente Richard Clarida.

"Non può chiamare i marines" e deve invece ottenere il sostegno della maggioranza del Federal Open Market Committee.

Diciannove responsabili politici partecipano alle riunioni del FOMC e 12 votano.

In altre parole, il nuovo presidente dovrà convincere i colleghi con motivazioni ragionevoli a favore del taglio.

“Che una sola persona, anche sia il presidente, riesca a convincere il comitato a un forte cambiamento di politica monetaria, credo che possa essere difficile”, afferma Michael Feroli, capo economista statunitense di JPMorgan Chase. Da decenni, la banca centrale degli Stati Uniti è compatta, quando si tratta di prendere decisioni di politica monetaria, i dissidenti sono stati molto rari e non si ricordano aperte ribellioni. Si procede uniti e si cercano di superare le contrapposizioni: il presidente non è un sovrano assoluto, chi comanda è il consensus.


Marino Masotti

Caporedattore