INDICE STOXX600 - Mario Draghi indica la via del rilancio dell'Europa

Per vincere "la sfida esistenziale" la quota di investimenti dovrà aumentare a circa il 5% del pil, come negli anni '60 e '70. Il Piano Marshall valeva circa l'1-2% del pil all’anno

Fatto

L'indice Stoxx 600 ha iniziato settembre, mettendo a segno la peggior settimana da circa un anno e mezzo: -3,50%.

Il bilancio del 2024 resta in positivo di circa il +7% grazie alla spinta di Banche e Farmaceutici.

L’Europa rischia di diventare un’area secondaria del pianeta se non cambierà passo sugli investimenti e non lancerà  prima possibile un programma di intervento di dimensioni storiche, ha detto oggi Mario Draghi nel corso della presentazione del rapporto sulla competitività da lui curato.

“Per digitalizzare e decarbonizzare l'economia e aumentare la capacità di difesa, la quota di investimenti in Europa dovrà aumentare di circa 5 punti percentuali del PIL, a livelli visti l'ultima volta negli anni '60 e '70.

Un dato senza precedenti. Per fare un confronto, gli investimenti aggiuntivi forniti dal Piano Marshall tra il 1948 e il 1951 ammontavano a circa l'1-2% del pil all’anno”.

L’Europa ha poche materie prime e ora manca anche del carburante demografico. Il Vecchio Continente sta ”entrando nel primo periodo della sua storia recente in cui la crescita non sarà sostenuta dall'aumento della popolazione. Entro il 2040, si prevede che la forza lavoro si ridurrà di quasi 2 milioni di lavoratori ogni anno. Dovremo fare più affidamento sulla produttività per guidare la crescita. Se la Ue dovesse mantenere il suo tasso medio di crescita della produttività dal 2015, sarebbe sufficiente solo a mantenere costante il PIL fino al 2050, in un momento in cui l'Unione sta affrontando una serie di nuove esigenze di investimento che dovranno essere finanziate attraverso una crescita più elevata”.

Continuare così non basta, serve una sterzata strategica, altrimenti “non saremo in grado di diventare, contemporaneamente, un leader nelle nuove tecnologie, un faro di responsabilità climatica e un attore indipendente sulla scena mondiale. Non saremo in grado di finanziare il nostro modello sociale. Dovremo ridimensionare alcune, se non tutte, le nostre ambizioni”. 

A incaricare Draghi di indicare la via del rilancio era stata la stessa presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, oggi presente alla conferenza stampa. “Credo che nessuno fosse nella posizione migliore di te, caro Mario, per condurre un'analisi approfondita della competitività dell'Europa e di come migliorarla. Ora c'e' un ampio consenso sul fatto che debba essere in cima alla nostra agenda e al centro della nostra azione".

Per superare la “sfida esistenziale” ci si deve muovere insieme sulla via tracciata in risposta alla pandemia del Covid. "Se le condizioni politiche e istituzionali sono presenti, l'Ue dovrebbe continuare - basandosi sul modello del NextGenerationEu - a emettere strumenti di debito comune, che verrebbero utilizzati per finanziare progetti di investimento congiunti volti ad aumentare la competitività e la sicurezza”.

Nella politica industriale, l’Unione Europea deve chiudere il “gap” di innovazione rispetto agli Usa e alla Cina, trasformando il più possibile in prodotti e servizi quel che arriva da ricercatori e aziende. Oggi invece “non riusciamo a trasformare l'innovazione in commercializzazione e le aziende innovative che vogliono espandersi in Europa sono ostacolate in ogni fase da normative incoerenti e restrittive. Di conseguenza, molti imprenditori europei preferiscono cercare finanziamenti dai venture capitalist statunitensi e ampliare la propria attività nel mercato statunitense”.

Sul clima la Ue deve ridurre i prezzi dell’energia e lavorare sulle opportunità industriali della decarbonizzazione, definendo innanzitutto un piano comune in grado di aumentare la sicurezza e ridurre le dipendenze. La  “politica di sicurezza economica” deve così essere così parte integrante delle strategie diplomatiche dell’Unione. “Se non riusciamo a coordinare le nostre politiche, c'è il rischio che la decarbonizzazione possa andare contro la competitività e la crescita”. La riduzione delle emissioni di anidride carbonica deve invece essere assunta come  “un'opportunità di crescita per l'industria, visto che la Ue è leader mondiale nelle tecnologie pulite come turbine eoliche, elettrolizzatori e carburanti a basse emissioni di carbonio, e più di un quinto delle tecnologie pulite e sostenibili in tutto il mondo vengono sviluppate qui”.

Difesa. Il rapporto raccomanda di "aumentare i finanziamenti europei" per la Ricerca e Sviluppo (R&S) nel campo della difesa e di concentrarli su “iniziative comuni". Questo approccio potrebbe essere sviluppato attraverso "nuovi programmi a duplice uso e una proposta di progetti europei di difesa di interesse comune" per organizzare la necessaria cooperazione industriale. "Nessuno Stato membro può finanziare, sviluppare, produrre e sostenere efficacemente tutte le capacità e le infrastrutture necessarie per mantenere la leadership" nelle tecnologie più avanzate di oggi”. Oggi invece l'industria della difesa “è troppo frammentata, il che ostacola la sua capacità di produrre su scala, e soffre di una mancanza di standardizzazione e interoperabilità delle attrezzature, che indebolisce la capacità dell'Europa di agire come una potenza coesa"

Effetto

Analisi tecnica. L'indice Stoxx Europe 600 si conferma saldamente rialzista a partire dai minimi pandemici del 2020. La rottura "convinta" di quota 50…

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