ORO - Prezzo record prima del dato sull'inflazione negli USA

Fatto

Oro poco mosso in avvio di settimana. Venerdì il prezzo ha toccato il nuovo record storico a 2.195 usd.

Il metallo prezioso è reduce da otto rialzi consecutivi e dalla miglior settimana da ottobre (+4,6%), sostenuto dalle aspettative di imminente taglio dei tassi e protezione dai rischi geostrategici. Ad essi si aggiunge anche la debolezza del dollaro.

Il record è arrivato paradossalmente proprio mentre alcuni importanti investitori istituzionali continuano a vendere. Gli  ETF negoziati in borsa concentrati sull'oro hanno registrato un altro deflusso a febbraio, estendendo la serie di vendite a nove mesi", ha riferito giovedì il World Gold Council. Il totale del patrimonio gestito negli ETF sull’oro globali è sceso dell’1,8% a febbraio, a 206 miliardi di dollari.

A comprare a piene mani sarebbero però le banche centrali nel tentativo di diversificare le proprie riserve, con a capo la Cina. Pechino è il primo possessore straniero di Titoli del Tesoro americano e con il vento che tira sulla questione Taiwan, ha cominciato a proteggere le sue riserve nel timore di ritorsioni politiche.

Lo scorso anno le banche centrali hanno acquistato 1.037 tonnellate di oro, poco meno del massimo storico del 2022, come mostrano i dati del World Gold Council.

L'attenzione è ora concentrata sui dati dell’indice dei prezzi al consumo statunitensi di febbraio, previsti martedì, per avere ulteriori indicazioni sui tassi di interesse. Si stima un +3,1%, invariato rispetto a gennaio, e un +3,7% a livello "core", in frenata da +3,90% di gennaio. In quest'ultimo caso, se le stime verranno confermate, si tratterebbe del ritmo più basso dal maggio 2021. Il doppio dato sarebbe comunque ben al di sopra dell’obiettivo annuale del 2% della Fed.

Grazie al rally dell'ultima settimana il bilancio da inizio anno ora è in positivo di circa il +5,50%.

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