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Petrolio in rialzo, Trump lascia il G7 per una riunione d'emergenza

Le preoccupazioni maggiori riguardano le possibili mosse dell’Iran nello stretto di Hormuz, dove passa 1/3 della produzione mondiale

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Prezzi del petrolio volatili nelle ultime sedute, in risposta ai drammatici eventi che coinvolgono Israele e Iran. Brent e WTI salgono dell’1,5% circa, dal -1,5% di lunedì, provocato dalla notizia di una possibile ripresa dei negoziati Usa-Iran sul nucleare.

Stamattina le tensioni si sono di nuovo acuite. Il presidente Usa, Donald Trump, ha lasciato in anticipo il G7 e stanotte ha invitato, attraverso un post pubblicato su Truth, ad abbandonare Teheran, senza però specificarne il motivo. Trump ha convocato una riunione di emergenza del suo staff ed ha detto di doversi occupare di affari importanti. Quali siano le ragioni del cambio di programma non sono chiare, ma quel che il presidente ha scritto sui social a proposito di Teheran, lascia presagire che il tema sia l'evoluzione della guerra Israele-Iran.

Il portavoce dell'Idf, Effi Deferin, ha dichiarato che tra la notte scorsa e questa mattinata l'Iran ha lanciato circa 30 missili contro Israele, la maggior parte è stata intercettata. L'Aeronautica israeliana (Iaf), la notte scorsa ha individuato una squadra iraniana che si stava preparando a lanciare missili antiaerei ed è stata eliminata nel cuore dell'Iran. 

"I recenti attacchi hanno portato alla distruzione diffusa di strutture militari e militari nel cuore dell'entità sionista, a Tel Aviv e Haifa, e nelle prossime ore l'escalation sarà più intensa e diffusa". Lo ha dichiarato il generale di brigata Kioumars Heidari, comandante delle forze terrestri dell'esercito iraniano, citato dall'agenzia Tasnim. Secondo il generale, con gli ultimi raid l'Iran ha lanciato "una nuova ondata di attacchi con armi moderne e avanzate, e ciò che sta per arrivare sarà ancora più violento".

Il nodo dello stretto di Hormuz

Questi avvenimenti hanno diffuso timori per le possibili interruzioni delle forniture di petrolio. Un economista di AlphaValue, Laurent Lamagnere, ha dichiarato a Bloomberg che “Il livello di incertezza è molto alto. Finora il mercato non ha ancora prezzato un’escalation del conflitto. Ora stiamo navigando nella nebbia.”

Le preoccupazioni maggiori riguardano le possibili mosse dell’Iran nello stretto di Hormuz, dove passa 1/3 della produzione mondiale, ovvero 19 milioni di barili di petrolio al giorno. In caso di escalation, Teheran potrebbe chiudere o limitare le spedizioni nello stretto.

Reuters tuttavia riporta che, secondo alcune fonti di settore, per ora non ci sarebbero segnali di un rallentamento dell’offerta.

Ole Hansen, analista di Saxo Bank, ha affermato che il rischio di possibili interruzioni è molto basso, “poiché l'Iran perderebbe entrate e gli Stati Uniti desiderano prezzi più bassi per combattere l'inflazione”.

Lorenzo Simonelli, ceo di Baker Hughes, colosso nel settore dei servizi petroliferi, ha dichiarato che tutte le strutture dell’azienda stanno operando normalmente anche in Medio Oriente.

Analisi Tecnica Brent 

Da circa tre anni prevale una tendenza di fondo laterale, con un ritmo cedente (massimi decrescenti in successione). Perso il fortissimo supporto statico intorno a 70/68 usd, area dei minimi degli ultimi cinque anni, si è concretizzata una accelerazione delle vendite che sembra essersi esaurita in area 60 usd, dopo uno spike fino a 58 usd. Questo livello ha avviato una reazione da ipervenduto, più che fisiologica, ma per invertire la tendenza ribassista occorrerà tornare stabilmente almeno al di sopra degli 80 usd. 

Operatività. La chiusura di settimana sopra 70 usd proietta obiettivi di breve verso 78/80 usd. Per invertire la tendenza ribassista occorrerà tornare stabilmente almeno al di sopra degli 80 usd. 

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Rosa Aimoni

Redattrice Finanziaria