Le sanzioni all’Iran e i tagli alla produzione risollevano il greggio
Anche gli spiragli di trattative tra Cina/Giappone e Usa hanno migliorato il sentiment

Il petrolio si avvia a completare una settimana positiva con un bilancio provvisorio intorno al +2,6%. Il prezzo è tornato sui livelli di inizio aprile.
Il bilancio del 2025 resta in profondo rosso, -11%, condizionato dai timori che la guerra commerciale possa compromettere il trend di crescita dell'economia globale e di conseguenza il livello di domanda di greggio.
Alla base del rimbalzo ci sono tre fattori: gli spiragli di trattative tra Cina/Giappone e Usa, le sanzioni di Washington al petrolio iraniano e i tagli alla produzione decisi da alcuni membri dell’Opec Plus.
Reuters riporta la dichiarazione di Tony Sycamore, analista di IG: “Credo che il rialzo sia dovuto a diversi fattori: ricoperture di posizioni short, un dollaro più debole, che rende il petrolio più economico, e la pressione degli Stati Uniti sull’Iran. Se nei prossimi due trimestri la crescita degli Stati Uniti dovesse rimanere piatta e se il PIL cinese dovesse rallentare tra il +3% e il +4%, non si creerebbero buone prospettive per il greggio”.
Secondo l’esperto, il Wti, la tipologia del greggio statunitense, potrebbe raggiungere 65-67 dollari al barile, ma avere molte difficoltà a spingersi oltre. Oggi passa di mano a 63 dollari.
Le sanzioni Usa contro l’Iran
Mercoledì, Trump ha varato nuove sanzioni contro le esportazioni di petrolio iraniano. L’obiettivo è quello di fare pressione per ottenere maggiori risultati nell’ambito dei negoziati in corso relativi al programma nucleare dell’Iran.
Le ultime sanzioni hanno colpito anche una delle raffinerie cinesi denominate “Teapot”. Si tratta di raffinerie private di dimensioni medio-piccole, fra i principali acquirenti del petrolio iraniano, ubicate principalmente nella regione di Shandong.
Queste sanzioni sono secondarie, perché non puniscono direttamente l’Iran, ma chi fa affari con il Paese, e si traducono nell’esclusione della raffineria colpita dalla possibilità di utilizzare strumenti finanziari Usa o di contrattare con aziende Usa. Le Teapot, che usano dollari e assicurazioni internazionali, ricevono quindi un forte danno da queste sanzioni.
L’Opec taglia la produzione
Alcuni paesi membri dell’organizzazione hanno annunciato il taglio alla produzione per compensare l’output in eccesso rispetto alle quote concordate.
“Questi fattori hanno influenzato il sentiment. Si può anche sostenere che la produzione iraniana non sia così significativa e che le quote OPEC vengano frequentemente violate. Tuttavia, entrambi gli elementi hanno sostenuto l’andamento rialzista”, è la dichiarazione di Michael McCarthy, CEO della piattaforma di investimenti online Moomoo, riportata da Reuters.
Infine, anche la guerra commerciale avrà un forte impatto sulla domanda di greggio se protratta nel tempo. Le ultime stime del WTO indicano per quest’anno una diminuzione del commercio globale dello 0,2% proprio a causa delle tariffe. Ciò ha indotto anche alcune banche, come Goldman Sachs e JP Morgan, a tagliare le stime sulla crescita della domanda di petrolio.
Analisi Tecnica Brent
Per circa tre anni ha prevalso una tendenza di fondo laterale, con un ritmo cedente (massimi decrescenti in successione). Ceduto il fortissimo supporto statico intorno a 70/68 usd, area dei minimi degli ultimi cinque anni, si è concretizzata una accelerazione delle vendite che sembra essersi esaurita in area 60 usd, dopo uno spike fino a 58 usd.
Questo livello ha avviato una reazione da ipervenduto, più che fisiologica dopo un crollo di 17 usd al barile in poco più di una settimana. Per invertire la tendenza ribassista occorre tornare almeno al di sopra degli 80 usd.
Operatività
L'approdo verso 60 usd ha fatto scattare gli acquisti sulla debolezza in ottica di trading. Incrementare alla prima chiusura sopra 70/68 usd. Sfruttare i pull back verso 60 usd per comprare. Target di trading verso 80 usd.

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