CO2 - L'Europa deve fissare obiettivi "più ambiziosi" per l'industria dei camion

L'Unione Europea deve inasprire drasticamente gli obiettivi in materia di CO2 per i produttori di camion in modo da accelerare la transizione a modelli a emissioni zero, in quanto gli obiettivi attuali non forniscono abbastanza incentivi per farlo. Lo ha detto il gruppo europeo Transport and Environment (T&E).
In uno studio intitolato "Easy Ride: perché gli obiettivi di CO2 dei camion della Ue non sono adatti per gli anni 2020", il gruppo per il clima ha mostrato che i miglioramenti nell'aerodinamica e nell'efficienza del carburante hanno permesso ai produttori di camion di raggiungere gli obiettivi di CO2 della Ue per il 2025, pur dovendo produrre solo alcuni camion a lungo raggio a zero emissioni.
Dallo studio emerge inoltre che la maggior parte dei produttori di camion ha già assunto impegni volontari per la vendita di veicoli elettrici che vanno oltre i requisiti della Ue.
"I produttori di camion sono chiaramente in grado di ottenere una decarbonizzazione più rapida", ha detto in una nota il direttore del trasporto merci ad interim di T&E, Lucien Mathieu. "È il momento di farlo."
In base alle attuali norme europee, i produttori di camion hanno l'obiettivo volontario di far sì che i veicoli a emissioni zero raggiungano il 2% delle vendite dal 2025 in poi. La Ue dovrebbe rivedere tale obiettivo.
Sulla base degli impegni volontari dei produttori di camion, T&E stima che i camion a emissioni zero rappresenteranno il 7% delle vendite nel 2025 e il 43% nel 2030.
Secondo T&E, ciò dimostra che l'Ue può fissare un obiettivo realistico "ma più ambizioso" secondo cui almeno il 30% delle vendite dovrebbe essere costituito da camion a emissioni zero entro il 2028.
Lo studio ha anche rivelato che il produttore di camion svedese Scania è leader di mercato: con emissioni di CO2 inferiori del 5,3% rispetto alla media del tipo più comune di camion a lungo raggio grazie soprattutto all'aerodinamica.
Renault e Iveco, il marchio di camion e bus dell'italo-americana CNH Industrial , sono entrambi indietro, ha detto T&E, con emissioni rispettivamente del 2,6% e del 2,4% superiori alla media.
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L’ETP CARB intende riflettere l’andamento del prezzo dei contratti sul future ICE Carbon Emission Allowances (EUA) seguendo l’Indice Solactive Carbon Emission Allowances Rolling Futures TR Index. Quello sui future EUA è, al momento, il contratto sui future di carbonio più liquido scambiato in borsa a livello globale.
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Bruxelles, che è tra i firmatari dell’Accordo di Parigi, ha approvato una legge per rendere giuridicamente vincolanti i propri obiettivi in materia di emissioni di gas serra. L’Accordo mira a ridurre le emissioni nette dell’UE del 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, e ad eliminarle entro il 2050.
L’EU ETS definisce un tetto per limitare la quantità di gas serra che le aziende possono emettere ogni anno. Un numero fisso di quote di emissione di carbonio viene emesso ogni anno e alle aziende è richiesto di detenere quote sufficienti a coprire le proprie emissioni al fine di garantire il rispetto del limite stabilito. L’aumento dei prezzi delle quote di emissione di carbonio significa che diventa più costoso per le aziende sostenere la propria impronta di carbonio, incentivandole a investire nelle tecnologie per ridurre l’inquinamento, aspetto che potrebbe contribuire ad un cambiamento più rapido.
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Le attività di scambio delle quote di emissioni di carbonio dell’UE sono state valutate complessivamente in oltre 200 miliardi di euro nel 2020, equivalenti a 8.096 milioni di tonnellate di anidride carbonica, con un aumento del 19% rispetto all’anno precedente.
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