CLIMATE CHANGE - Londra ricalcola il percorso per net zero

Quella dell'UK non è un'abiura o un'inversione a U, il governo ha preso atto in modo pragmatico del cambiamento del contesto: la base elettorale, anche a causa dei costi, è diventata più tiepida 

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Fatto

Il passo indietro del Regno Uniti sugli obiettivi green ha rivelato che il clima politico intorno al cambiamento climatico, è cambiato.

 

Questa settimana, il premier Rishi Sunak ha annunciato a sorpresa una rimodulazione di alcuni aspetti del piano di contrasto all’aumento delle temperature. Alcuni media, hanno dato ampio risalto allo slittamento in avanti di cinque anni, al 2035, dell’entrata in vigore del divieto di vendita di auto non elettriche, altri hanno parlato di un’inversione a U.

 

L’insieme delle misure non è sicuramente un’abiura del proposito iniziale, visto che i target sulla CO2 sono stati confermati e nel nuovo pacchetto di passi in avanti nella promozione delle pompe di calore e di boiler ad alta efficiente.

 

Il nuovo corso del governo di Londra, definito da Sunak “più pragmatico”, sembra più un adeguamento a un contesto politico non più così favorevole alla svolta verde.

 

Le estati sempre più infuocate mantengono alto il sostegno agli interventi capaci di mitigare il surriscaldamento terrestre, ma oggi, gli entusiasmi più accesi sono evaporati.

 

Il rialzo tassi, il rincaro delle materie prime, le fratture aperte nelle catene delle forniture e la quasi rottura delle relazioni commerciali tra la Cina e il mondo occidentale più vicino agli Stati Uniti, hanno rallentato la corsa all’energia verde.

 

Fino al 2022 il boom di investimenti era alimentato da tassi ultra bassi, o negativi, da una costante discesa dei prezzi di produzione di energia da fonti rinnovabili e da una spinta politica bipartisan. Nel giro di pochi mesi la situazione si è ribaltata: molti progetti green si sono fermati, altri hanno rallentato, i nuovi faticano a trovare sostegno.

 

In un commento di BreakingViews, si segnala che non ci troviamo di fronte a uno sboom. E' un sistema che si sta acclimatando dopo il drastico passaggio di stato tra il 2021 e il 2022. I progetti sono destinati a ripartire appena i governi si renderanno conto di dover concedere prezzi minimi garantiti dell’energia elettrica più alti del recente passato.

 

I problemi di approvvigionamento delle materie prime strategiche dalla Cina dovrebbero risolti con il ricorso a paesi più politicamente accettabili come il Messico e il Vietnam. Ma non solo, in nome della realpolitik, la Cina potrebbe tornare in gioco come fornitore: Ford per esempio, ha scavalcato la politica estera degli Stati Uniti con la decisioni di realizzare un impianto da 3,5 miliardi di dollari di investimento basato sulla tecnologia cinese di produzione delle batterie.

Effetto

I seguenti ETF emessi da Axa Investment Managers sono focalizzati sui temi del clima e della biodiversità. Sono allineati attivamente agli Obiettivi d…

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