Cina e Stati Uniti se le danno a suon di chip
Una delle ultime mosse sferrate da Pechino riguarda il controllo delle esportazioni di due elementi essenziali in diversi ambiti: il germanio e il gallio

Cina e Stati Uniti non si risparmiano gli attacchi sul fronte dei chip. I semiconduttori vengono utilizzati come nuove armi, anche geo-politiche, da sottrarre al nemico per mettere in difficoltà la sua economia.
Una delle ultime mosse di Pechino riguarda due elementi ben poco conosciuti, ma essenziali in diversi ambiti: il germanio e il gallio. Si tratta di due metalli rari, dei quali la Cina minaccia di ridurre le esportazioni in Occidente.
Germanio e gallio sono indispensabili per la produzione in diversi ambiti industriali: in primis i chip, ma anche difesa, impianti per le rinnovabili e le auto elettriche, per citarne alcuni.
Proprio sui chip, giorni fa l’amministrazione di Biden aveva sferrato un attacco al Paese del Dragone, intimando al colosso Usa Nvidia , di frenare le esportazioni dei suoi semiconduttori verso Pechino.
La contromossa dei cinesi non si è fatta attendere ed è arrivata poche ore prima della visita a Pechino del Segretario al Tesoro Usa, Janet Louise Yellen.
Il Sole 24 Ore di ieri mattina ha riportato che la Cina ha annunciato controlli sull’export dei due metalli strategici a partire dal primo agosto. La giustificazione ufficiale del provvedimento è simile a quella adottata in precedenza dagli Usa: salvaguardare la sicurezza nazionale.
Per capire l’impatto che questo provvedimento potrebbe avere sulle nostre economie basta considerare due semplici dati. La Cina, secondo la Critical Raw Materials Alliance, fornisce il 60% della produzione di germanio e l’80% di gallio.
La strategia di attacco cinese è sempre molto sottile e fa leva soprattutto sulla paura di quello che potrebbe accadere. I controlli non sembrano mirare ad un totale blocco delle esportazioni, ma aprono le porte ad una strategia accurata e selettiva, che potrà colpire singole aziende occidentali, così come alcuni territori.
Wei Jianguo, l'ex viceministro del Commercio, e ora vicepresidente del think tank statale “China Center for International Economic Exchanges”, parlando al quotidiano China Daily, ha definito i controlli sull'export come un "pugno pesante ben congegnato" e "solo un inizio”, riporta Reuters. “Se le restrizioni al settore high-tech cinese dovessero continuare, le contromisure si intensificheranno", ha detto.
Il tabloid statale Global Times, ha scritto che si tratta di un "modo pratico" per dire agli Stati Uniti e ai loro alleati che gli sforzi per impedire alla Cina di procurarsi tecnologie più avanzate sono un "errore di calcolo”, riporta l’agenzia.
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