BORSE GLOBALI - Il FMI prevede un "soft landing" dell'economia mondiale
Il conflitto tra Israele e Hamas non contagia le borse

Fatto
L'indice MSCI World ha chiuso la quinta seduta positiva di seguito (+1%), portandosi sui massimi da tre settimane.
Il conflitto tra Israele e Hamas non sta contagiando le borse. Gli investitori, in questa fase, sembrano dare più enfasi all'evoluzione delle prospettive di politica monetaria, aiutate dalle ultime dichiarazioni accomodanti dei banchieri centrali.
Da inizio anno l'indice conserva un guadagno del +11,0%.
Il Fondo Monetario Internazionale stima che la crescita dell'economia mondiale frenerà nel biennio 2023-2024, ma non prevede un crollo.
Aumentano così le probabilità di uno scenario di soft landing (atterraggio morbido).
Secondo gli esperti dell'istituzione con sede a Washington, la lotta all'inflazione avviata dalle principali banche centrali con la stretta monetaria (che sta causando il raffreddamento dei prezzi dal +9,2% di picco al +5,2% quest'anno), non sta causando una recessione a livello gobale.
Il rallentamento, pur generale, appare più pronunciato nei paesi sviluppati, con la notevole eccezione degli Stati Uniti, che si vede al contrario rialzare le stime di crescita del PIL a un +2,1% quest'anno e a un +1,5% il prossimo anno.
Più in dettaglio, le economie avanzate rallenteranno al +1,5% nel 2023 e al +1,4% nel 2024 dal +2,6% del 2022.
La crescita nell'Area Euro frenerà bruscamente dal +3,5% del 2022 al +0,7% nel 2023, per risalire al +1,2% nel 2024.
Fra le principali economie del blocco Euro, la Germania, che vale circa un terzo dell'economia europea, è confermata in recessione nel 2023 con un -0,5%, mentre si attende un rimbalzo l'anno prossimo a +0,9%. La Francia, seconda economia dell'area, farà meglio con un +1% nel 2023 e un +1,3% nel 2024.
I mercati emergenti e le economie in via di sviluppo registreranno un modesto rallentamento della crescita a +4% sia nel 2023 e nel 2024 dal +4,1% del 2022.
C'è, però, il brusco rallentamento della Cina che deve affrontare i contraccolpi della crisi immobiliare e dell'indebolimento della fiducia e le cui previsioni sono state tagliate al +5% nel 2023 e al +4,2% il prossimo.
Italia
Il Fondo monetario internazionale ha anche tagliato le stime di crescita dell'Italia per quest'anno e per il prossimo rispetto a quanto ipotizzato lo scorso luglio, con il rapporto debito/Pil ancora oltre il 140% nel 2028.
Illustrando il 'World Economic Outlook' da Marrakesh in Marocco, il FMI stima una crescita dell'Italia dello 0,7% sia per quest'anno che per il prossimo, da +1,1% e +0,9% previsti rispettivamente a luglio.
Il deficit/Pil è dato al 5% quest'anno e poi visto scendere al 4% il prossimo. Ritornerà sotto la soglia del 3%, pilastro del patto di Stabilità pre-Covid, soltanto nel 2028 quando calerà a 2,5%. Il Fondo prevede che il rapporto debito/Pil resti oltre la soglia di 140% - contro il 60% richiesto dal patto prima della sospensione a causa della pandemia - anche nel 2028 quando sarà pari a 140,1%. L'Organizzazione con sede a Washington prevede che si attesti a 143,7% quest'anno e a 143,2% il prossimo.
Descrizione dell'indice MSCI World
L'MSCI World Index, lanciato nel marzo 1986, riflette la performance delle società a grande e media capitalizzazione di 23 Paesi dei mercati sviluppati (DM)*. Con 1.507 componenti, l'indice copre circa l'85% della capitalizzazione di mercato aggiustata per il flottante in ciascun Paese.
*I paesi DM includono: Australia, Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Hong Kong, Irlanda, Israele, Italia, Giappone, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia, Portogallo, Singapore, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti.

Al primo posto, in termini di peso specifico, ci sono gli Stati Uniti, con oltre il 67%. Segue il Giappone con il 6,1%. A livello settoriale, Tech (22,0%), Farmaceutici (13,50%), Finanziari (13,20% ciascuno) sono i più rappresentati.
Il grado di diversificazione a livello di singole azioni è tale per cui le prime dieci pesano complessivamente poco più del 15% del totale e sono tutte statunitensi. Domina la tecnologica con Apple al primo posto. Solo due i titoli della cosiddetta Old Economy: il colosso dei servizi sanitari UnitedHealth e il colosso petrolifero Exxon .

Effetto
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