Borse Emergenti - Sui minimi da 6 mesi, pesa la guerra commerciale
L'indice MSCI Emerging Markets ha portato a termine lunedì la quarta seduta negativa di seguito (-1,7%), scivolando sul livello più basso degli ultimi sei mesi.

Fatto
L'indice MSCI Emerging Markets ha portato a termine lunedì la quarta seduta negativa di seguito (-1,7%), scivolando sul livello più basso degli ultimi sei mesi. Il bilancio del 2025 è in rosso del -3,5%.
Il 2024 era terminato con un modesto guadagno, intorno al +5%, nettamente inferiore al +17% registrato dall'indice MSCI delle Borse Sviluppate.
La preoccupazione di una guerra commerciale a 360 gradi scatenata dall'amministrazione Trump continua a pesare e a orientare le prospettive dei mercati emergenti, anche se le ultime indiscrezioni di stanotte depongono a favore di un approccio più cauto.
Il punto della situazione del responsabile della strategia cross-asset dei mercati emergenti presso UBS.
In primo luogo, la Cina sta facendo l'esperienza del suo più forte impulso disinflazionistico da almeno 30 anni: i suoi prezzi all'esportazione sono scesi del 18% rispetto al picco post-Covid rispetto a un calo del 5%, secondo l'analisi di UBS dei dati del CPB World Trade Monitor. Questo deprezzamento sta aiutando le esportazioni, aumentate del 38% negli ultimi cinque anni rispetto a un aumento del 3%a livello globale.
Questa impennata delle esportazioni è principalmente incanalata verso altri mercati emergenti. Ciò va oltre un semplice reindirizzamento dei prodotti cinesi destinati agli Stati Uniti, perchè riflette una continua marcia verso l'alto nella catena del valore manifatturiero e l'esportazione di capacità in eccesso. Nuove tariffe potrebbero essere inflazionistiche per gli Stati Uniti, ma il contrario sarà vero per quelle economie.
In secondo luogo, le tariffe potrebbero accelerare un rallentamento delle importazioni cinesi che era già in arrivo. In terzo luogo, con la crescita che ora rallenta in gran parte delle economie in via di sviluppo, i mercati sono in una posizione debole per gestire una potenziale guerra commerciale 2.0.
Al di fuori della Cina, dove UBS vede i dazi spingere la crescita del PIL al 3% l'anno prossimo, gli investimenti nei mercati emergenti sono fermi ai livelli del 2008 come quota del PIL. Anche le esportazioni si sono appiattite e gli investimenti diretti esteri non riescono ad accelerare nonostante le speranze di "friendshoring". È necessario un sostegno più forte sotto forma di allentamento della politica monetaria, ma i tassi statunitensi costantemente elevati limitano la capacità dei mercati emergenti di fornirlo senza disturbare le valute e, in diversi casi, gli spread creditizi.
In quarto luogo, i settori sensibili alle tariffe come automobili, acciaio, infrastrutture di trasporto e apparecchiature elettriche costituiscono una quota maggiore di azioni dei mercati emergenti, in particolare al di fuori della Cina, rispetto alle economie sviluppate. Questa vulnerabilità si riflette presumibilmente nelle valutazioni azionarie cinesi, che non si sono riprese dalla Guerra commerciale 1.0, ma non nel resto dei mercati emergenti, dove le valutazioni sono più alte del 30% nonostante il ritorno sul capitale proprio sia piatto.
Infine, anche i mercati emergenti al di fuori della Cina affrontano trattative commerciali più difficili con Trump che mai.
La composizione del deficit commerciale degli Stati Uniti è cambiata drasticamente, tanto che ora la Cina rappresenta "solo" il 27%, mentre il resto del mondo dei mercati emergenti costituisce il 55%. I deficit con Messico, Vietnam, Taiwan, Corea e Thailandia sono aumentati in modo particolarmente rapido, portando maggiore incertezza.
Alcuni investitori ritengono che le valutazioni prezzino già tali rischi dopo la recente sottoperformance. UBS non condivide questo pensiero.
L'attrazione maggiore per i mercati emergenti sono gli alti tassi reali e la disinflazione. Ciò offre opportunità nel reddito fisso, in particolare nel debito locale coperto dalla valuta. Ma gli asset sensibili alla crescita, azioni e soprattutto valute, sembrano vulnerabili.
Effetto
Composizione MSCI Emerging Markets. L'indice MSCI Emerging Markets comprende in totale 24 Paesi: Arabia Saudita, Brasile, Cile, Cina, Colombia, Repubb…
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