BORSE EMERGENTI - Sui top da due anni, c'è ancora tempo per comprare

Da inizio anno l'indice MSCI Emerging Markets è cresciuto del +5,40%, l'anno scorso aveva perso il -22%

Vista aerea di Taipei con montagne sullo sfondo: Inquadratura dall’alto della città di Taipei, con grattacieli moderni che si es

Fatto

L'indice MSCI Emerging Markets si è portato sui massimi da due anni, riavvicinando la sua performance del 2024 (finora +5,40%) a quella dell'indice MSCI World (che raggruppa le principali borse sviluppate) ad oggi intorno a +7,90%.

Il recupero è dovuto principalmente alla rinascita della borsa cinese (CSI 300 +5%, Hang Seng di Hong Kong +12%) e al record storico della borsa di Taiwan (Taiex +10%).

Tra i mercati più importanti, languono le borsa dell'India (piatta da inizio anno, seppure in prossimità dei massimi storici), quella della Corea del Sud, in calo del -3%, e quella del Brasile, -7%.

Il 2023 si era rivelato un anno piuttosto difficile (-22% il bilancio finale) penalizzato dalla Cina, che ha registrato il terzo anno consecutivo di rendimenti negativi. Il 2023 è stato anche un anno in cui i mercati emergenti, nel complesso, hanno sottoperformato ancora una volta quelli sviluppati (i mercati statunitensi in particolare) – è la sesta volta che ciò accade negli ultimi 10 anni.

Ragionevole chiedersi se è cambiato qualcosa di strutturale?

Sebbene l’asset class si trovi chiaramente ad affrontare una serie di problemi (il rallentamento dell’economia cinese, l’aumento del rischio geopolitico e la paralisi politica nei principali mercati come Turchia, Sud Africa e Perù, per citarne solo alcuni), riteniamo che sia difficile essere ottimisti sui mercati globali e allo stesso tempo essere pessimisti sui mercati emergenti. L’economia globale è sempre più guidata dai mercati emergenti, una tendenza che riteniamo continuerà ad accelerare nei prossimi anni.

Sebbene per molti anni i mercati emergenti abbiano rappresentato la "maggioranza della popolazione mondiale", ora rappresentano anche la "maggior parte dell’economia globale".

Tuttavia, l’importanza dei mercati emergenti dal punto di vista economico e di crescita globale non è ben riflessa nei mercati dei capitali. Negli ultimi dieci anni, la quota dei mercati emergenti nel PIL mondiale è aumentata dal 56% al 59%, mentre la loro quota sui mercati azionari globali è scesa dal 12% all’11%.

Nel frattempo, l'Indicatore "Buffett”, che misura la capitalizzazione del mercato azionario di un paese rispetto al suo PIL, appare piuttosto depresso nella maggior parte dei mercati emergenti (ad eccezione forse dell’India), in netto contrasto con i mercati sviluppati (in particolare Stati Uniti e Giappone).

Sebbene il capitalismo statunitense in particolare sia stato estremamente vantaggioso per i rendimenti del mercato azionario negli ultimi dieci anni, con gli Stati Uniti che ora rappresentano il 44% del mercato azionario globale nonostante costituiscano solo il 15% del PIL globale, ci sono, a nostro avviso, fattori che possono limitare la dimensione della divergenza.

Perciò, ignorare del tutto i mercati emergenti sarebbe, a nostro avviso, un errore. Con più di 3.000 entità quotate con una capitalizzazione di mercato di oltre un miliardo di dollari USA, i mercati emergenti possono fornire un terreno di caccia fertile per gli investitori a lungo termine.

Ricordiamo che spesso ci si concentra su società di qualità che presentano caratteristiche difensive, come rendimenti elevati e flussi di cassa ricorrenti. Spesso si trovano le principali società di consumo, finanziarie o di servizi nelle parti meno sviluppate del mondo. Non solo i tassi di penetrazione sono bassi per molti beni e servizi, il che costituisce un contesto favorevole per la domanda a lungo termine, ma un elevato livello di informalità in molti di questi paesi aumenta sostanzialmente le barriere all’ingresso. Ciò spesso facilita un ambiente competitivo favorevole che consente a molte delle aziende dominanti (con un marchio, una distribuzione o un vantaggio di scala) di generare margini elevati e rendimenti elevati e, di conseguenza, un forte flusso di free cash flow.

Il fattore demografico. Le Nazioni Unite prevedono che tra il 2020 e il 2040 la popolazione in età lavorativa nelle regioni in via di sviluppo crescerà di circa 800 milioni di persone. Inoltre, le città nelle regioni meno sviluppate si espanderanno di 1,5 miliardi di persone, che da sole superano la popolazione totale delle città dei mercati sviluppati di oggi. Questi fattori secolari (demografia, urbanizzazione, maggiore ingresso di donne nel mondo del lavoro, ecc.) continueranno a creare ampi e crescenti bacini di profitto.

Sul fronte delle valutazioni fondamentali, il consenso raccolto da Bloomberg registra sull'indice MSCI Emerging Markets un P/E medio di 15,0x e un Dividend Yield medio di 2,70%.

Multipli molto convenienti se confrontati con quelli dell'indice MSCI World: P/E di 20x e Dividend Yield di 1,80%.

Effetto

Composizione MSCI Emerging Markets. L'indice MSCI Emerging Markets comprende in totale 24 Paesi: Arabia Saudita, Brasile, Cile, Cina, Colombia, Repubb…

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