Bond UE - Forte tensione, ma la Bce ha spazio per tagliare a gennaio

Il Bund decennale della Germania si è portato al 2,62% di rendimento, da 2,59% della chiusura di venerdì. Rendimento del BTP decennale al 3,81% da 3,67%. Entrambi sono sui massimi da luglio

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Fatto

Seduta di elevata tensione sul mercato obbligazionario mondiale, a valle dei dati sul mercato del lavoro pubblicati venerdì negli Stati Uniti, che hanno ulteriormente raffreddato l'aspettativa di un rapido taglio dei tassi da parte della FED.

Il Bund decennale della Germania si è portato al 2,62% di rendimento, da 2,59% della chiusura di venerdì. Rendimento del BTP decennale al 3,81% da 3,67%. Entrambi sono sui massimi da luglio, mentre lo spread si è aperto a 119 punti base.

Oltreoceano, il Treasury decennale si è portato al 4,79% di rendimento, livello che non vedeva da ottobre 2023.

Dal verbale dell'ultima riunione di dicembre, dunque prima dei dati di settimana scorsa, era già emerso in modo evidente che i funzionari della Federal Reserve (FED) avevano espresso i loro timori per l’inflazione e per il possibile impatto che le politiche del presidente eletto Donald Trump potrebbero avere sulle iniziative per contenerla.

Sebbene Trump non sia stato esplicitamente menzionato, nel verbale si legge che “i recenti dati sull’inflazione, superiori alle attese, e gli effetti di potenziali cambiamenti nella politica commerciale e di immigrazione, hanno suggerito che il processo di ritorno all’obiettivo di inflazione (2%) potrebbe richiedere più tempo di quanto inizialmente stimato”.

La Fed aveva anticipato una modifica delle prospettive sui tagli previsti per il 2025 da quattro a due alla riunione di dicembre, durante la quale aveva inoltre abbassato i tassi di 25 punti base, facendo scendere i costi di finanziamento tra il 4,25% e il 4,50%.

Il nuovo scenario delineato negli Stati Uniti e i recenti dati hanno sollevato dubbi anche sulla capacità della BCE di proseguire sulla strada dei tagli. 

A dicembre l’inflazione dell’Eurozona è salita per il terzo mese consecutivo al +2,4% su base annua, in ascesa dal +2,2% di novembre, sulla scia dei maggiori costi energetici. Il valore si è rivelato in linea con le aspettative del mercato, ma rappresenta tuttavia il ritmo più rapido per la regione da luglio.

Nel frattempo, l’inflazione core, dalla quale sono escluse le componenti più volatili di energia, generi alimentari, alcolici e tabacco, è rimasta invariata per il quarto mese di seguito al 2,7%.

Nonostante tale aumento, la Banca centrale europea dovrebbe comunque tagliare i tassi d’interesse alla riunione del 30 gennaio, poiché il rialzo è in parte dovuto a effetti temporanei che dovrebbero attenuarsi più avanti nell’anno.

Questa prospettiva è stata prudentemente avvalorata anche dal capo economista della BCE, Philip Lane. "La banca centrale europea può allentare ulteriormente la politica monetaria quest'anno, ma deve trovare una via di mezzo che non induca una recessione e non causi un indebito ritardo nel contenimento dell'inflazione, ha dichiaratol capo economista della BCE Philip Lane a un quotidiano austriaco. "Se i tassi scendono troppo rapidamente, sarà difficile riportare l'inflazione dei servizi sotto controllo", ha detto, "ma non vogliamo nemmeno che i tassi rimangano troppo alti per troppo tempo".

Effetto

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 Redazione

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