Petrolio in calo: ripresa dei carichi russi e preoccupazioni per le sanzioni
Goldman Sachs prevede prezzi in calo fino al 2026 a causa di un'abbondante offerta, ma che il Brent potrebbe superare i 70 dollari nel 2026/2027 se la produzione russa dovesse diminuire

Petrolio in calo di quasi l'1% a causa di un allentamento delle preoccupazioni legate all'offerta, dopo la ripresa delle operazioni di carico in un hub russo, temporaneamente interrotte da un attacco con droni e missili ucraini.
Gli operatori di mercato stanno valutando l'impatto delle sanzioni occidentali sui flussi petroliferi russi.
Il porto di Novorossiysk ha ripreso le operazioni di carico dopo una sospensione di due giorni dovuta a un attacco ucraino, secondo fonti del settore. Le esportazioni da Novorossiysk e da un terminale vicino rappresentano circa 2,2 milioni di barili al giorno, ovvero il 2% dell'offerta globale.
Gli operatori stanno ora concentrandosi sugli effetti a lungo termine delle sanzioni occidentali.
Il Tesoro statunitense ha affermato che le sanzioni imposte a ottobre su Rosneft e Lukoil stanno già riducendo le entrate petrolifere di Mosca.
Tuttavia, storicamente, la Russia ha dimostrato di sapersi adattare a tali misure.
Un funzionario della Casa Bianca ha dichiarato che il presidente Trump è disposto a firmare leggi sulle sanzioni contro la Russia, a patto di mantenere il controllo finale sulla loro attuazione.
Goldman Sachs prevede che i prezzi del petrolio continueranno a scendere fino al 2026, a causa di un'abbondante offerta, ma ha avvertito che il Brent potrebbe superare i 70 dollari al barile nel 2026/2027 se la produzione russa dovesse diminuire drasticamente.

