Mercati europei in calo
Risultati finanziari contrastanti e perdite nel settore del lusso

Venerdì, le azioni europee hanno registrato un lieve calo, influenzate da risultati finanziari contrastanti, con i grandi marchi del lusso tra i principali perdenti, mentre gli investitori valutano le recenti misure della Cina per sostenere la sua economia in difficoltà.
L'indice pan-europeo STOXX 600 ha perso lo 0,2%, con il settore sanitario che ha guadagnato l'1%.
Le risorse di base hanno subito un ribasso del 2,3%, seguendo il calo dei prezzi dei metalli. La pressione sui metalli è aumentata dopo che un funzionario cinese ha annunciato che i governi locali avrebbero potuto emettere ulteriori 6 trilioni di yuan (837,7 miliardi di dollari) in obbligazioni per sostituire debiti "nascosti" in tre anni. Gli analisti di Jefferies avevano avvertito che un importo inferiore a 10 trilioni di yuan sarebbe stato deludente. Anche i settori legati alla Cina, come quello automobilistico e industriale, hanno registrato perdite tra lo 0,5% e l'1%.
Richemont ha visto un calo del 3,7% dopo aver riportato un ribasso dell'1% nelle vendite. Molti titoli del lusso francese hanno subito perdite, con LVMH in calo dell'1,7% e Kering del 4,2%.
L'indice europeo si prepara a chiudere la settimana con lievi perdite, mentre gli investitori valutano la possibilità di nuove tariffe dopo la vittoria schiacciante di Donald Trump alle elezioni presidenziali statunitensi.
Vistry ha subito un crollo del 16,6% dopo aver emesso un avviso di profitto per il secondo anno consecutivo. Al contrario, IAG, proprietaria di British Airways, ha guadagnato il 6,4% grazie a un aumento del 15% dell'utile operativo. Pirelli ha visto un incremento del 2,9% dopo risultati migliori del previsto.
Nel frattempo, Wall Street ha toccato nuovi massimi, sostenuta dal rally di Trump, mentre la Federal Reserve ha ridotto i tassi di interesse di un quarto di punto.
Dino Polska ha registrato un balzo del 10% dopo risultati trimestrali superiori alle attese, mentre Serco Group ha perso il 10,2% dopo aver fallito nel rinnovare un contratto di servizi per l'immigrazione con il governo australiano.