L'inflazione nel Regno Unito rallenta più del previsto

Mercoledì, la sterlina ha registrato un lieve aumento rispetto al dollaro, mentre l'incertezza riguardo alla politica commerciale degli Stati Uniti ha mantenuto la valuta americana sotto pressione.

Tuttavia, un insieme di dati sull'inflazione nel Regno Unito, più deboli del previsto, ha influito negativamente sulla sterlina nei confronti dell'euro.

Secondo l'Ufficio Nazionale di Statistica, l'inflazione britannica è scesa al 2,6% annuo a marzo, rispetto al 2,8% di febbraio, al di sotto delle previsioni degli analisti che si aspettavano un 2,7%.

Questo rappresenta il tasso più basso degli ultimi tre mesi.

Anche l'inflazione nei servizi, monitorata attentamente dalla Banca d'Inghilterra, è diminuita al 4,7% annuo a marzo, rispetto al 5% di febbraio, anch'essa sotto le aspettative di 4,8%.

La sterlina ha guadagnato lo 0,3% arrivando a 1,3267 dollari, il valore più alto in sei mesi, mentre ha perso terreno nei confronti dell'euro, che è salito dello 0,5% a 85,66 pence.

Si prevede che le pressioni sui prezzi aumenteranno nei prossimi mesi, a causa degli effetti delle tariffe imposte dal presidente Trump.

Gli economisti di Deutsche Bank ritengono che questo impatto non sarà sufficiente a far superare l'inflazione alla previsione attuale della BoE, che prevede un picco del 3,7% nel terzo trimestre di quest'anno, lasciando così spazio al Comitato per la Politica Monetaria (MPC) per ridurre i tassi d'interesse.

I mercati indicano che i trader si aspettano tre riduzioni di un quarto di punto da parte della BoE quest'anno, portando i tassi al 3,60% entro dicembre, il livello più basso da gennaio 2023.

Le politiche tariffarie di Trump hanno generato confusione tra gli investitori e preoccupazioni per un possibile rallentamento globale, causando una caduta del dollaro di oltre il 4% rispetto a un paniere di valute dal 2 aprile, quando Trump ha annunciato le sue tariffe.