Il Regno Unito nella morsa dei mercati obbligazionari
Crescita poco entusiasmante, dubbi sulla tenuta dei conti statali, rischi legati al costo del debito pubblico: sono questi gli elementi principali da monitorare

Se i bond fossero un termometro, il Regno Unito sarebbe febbricitante. Con la preoccupazione che la temperatura sia destinata a salire. Infatti, i titoli di Stato al di là della Manica (i gilt) hanno subito un’ondata di vendite che ne ha deprezzato le quotazioni, facendo salire i rendimenti, mai così alti dal 2008 per quanto riguarda i decennali.
Insomma: le obbligazioni di Sua Maestà Carlo III stanno perdendo di appetibilità per gli investitori. Le ragioni dietro questa tendenza sono molteplici. E sebbene le speculazioni sui titoli di Stato non riguardino soLo il Regno Unito, qui la dinamica è particolarmente complessa.
Crescita economica bassa (con debolezze perduranti che derivano dalla Brexit), dubbi sulla tenuta dei conti pubblici, rischi legati al costo del debito. Sono questi gli elementi principali da monitorare, insieme alle difficoltà della banca centrale nell’abbassare i tassi, con il pericolo di deprimere ancora di più la sterlina. Difatti, venerdì scorso, la moneta ha raggiunto il livello più basso rispetto al dollaro statunitense, dal novembre 2023.
Oliver Faizallah, responsabile della ricerca sul reddito fisso di Charles Stanley, è arrivato a dire che “nel Regno Unito siamo potenzialmente di fronte a un contesto di stagflazione”, ovvero il mix letale di crescita scarsa e inflazione elevata.
I dubbi sulle politiche del governo
I mercati obbligazionari sono preoccupati per i piani fiscali e di spesa del governo laburista guidato da Keir Starmer. Ovvero aumenti delle tasse per poter aumentare di conseguenza la spesa e gli investimenti pubblici, con il fine di supportare la crescita economica, senza danneggiare i conti pubblici. Anzi, rimettendoli in sesto: quando il Labour è salito al potere ha dichiarato di aver trovato un “buco nero fiscale” di 20 miliardi di sterline. Il piano governativo è stato delineato lo scorso ottobre dal Cancelliere dello Scacchiere, Rachel Reeves, ma i dubbi stanno esplodendo adesso a causa dei primi effetti.
Il previsto aumento dei contributi del datore di lavoro all’assicurazione nazionale, che spaventa diverse imprese, ha già provocato un incremento dei prezzi, poiché le aziende stanno anticipando i maggiori costi trasferendoli i clienti. Ad aprile sono inoltre previsti anche degli aumenti salariali, creando il contesto ideale per il potenziale ritorno dell’inflazione.
E l’amministrazione Trump in arrivo è benzina sul fuoco, con la previsione di guerre tariffarie e deficit di bilancio.
Un circolo vizioso
I gilt britannici potrebbero essere i protagonisti di un “circolo vizioso”, secondo gli economisti Ruth Gregory e Hubert de Barochez del gruppo di ricerca Capital Economics. Difatti, l’aumento dei rendimenti “mette sotto pressione le finanze pubbliche, richiedendo un ulteriore inasprimento della politica fiscale, che a sua volta mette ulteriore pressione sull’economia”.
Guardando un’analisi dell'Office of Budget Responsibility, un ente del Tesoro britannico che fornisce report indipendenti, se i gilt dovessero proseguire nel trend attuale, verrebbe cancellato il margine, stimato in 9,9 miliardi di sterline, per rispettare le regole fiscali autoimposte del governo. I laburisti dovrebbero allora fare ulteriori sforzi per attenuare il rapporto debito/PIL nel lungo periodo, e sarebbero costretti a coprire le spese correnti con le entrate. Tornando così al circolo vizioso: più tasse e più pressione sull’economia.
Il pensiero di Cable e il paragone con Truss
L'ex ministro per il business e l’innovazione del Regno Unito Vince Cable, in un’intervista alla CNBC di venerdì, ha detto che non siamo di fronte a un’emergenza: "Siamo in questa situazione da molti anni, dalla crisi finanziaria, poi la Brexit, poi il problema del Covid-19 e la guerra in Ucraina, e ci troviamo bloccati con un'inflazione relativamente alta, una crescita molto lenta, e quindi i mercati stanno declassando il Regno Unito, relativamente parlando. Ma questa non è una situazione di panico, non è una crisi come quelle delle tradizionali vendite di riserve della bilancia dei pagamenti”.
Cable ha anche minimizzato i confronti con la crisi del mini-budget del Regno Unito nel 2022, scatenata dall'annuncio della premier conservatrice Liz Truss di un massiccio taglio fiscale (che sta all’opposto del programma laburista attuale). Allora i mercati, e anche molti compagni dei Tory, non credevano che con questo piano si sarebbe stimolata una crescita tale da ovviare al deficit. Sappiamo tutti come è finita: il governo Truss durò 45 giorni.
David Brooks, capo delle politiche presso la società di consulenza Broadstone, ha detto che non sembrano esserci "problemi sistemici in gioco" nei fondi cosiddetti ‘liability-driven investment’, che erano stati la principale preoccupazione nel 2022.
Il fardello Brexit
Una “specie di laccio emostatico, che limita il flusso arterioso di beni e servizi attraverso la Manica e rende il Regno Unito meno attraente per gli investitori internazionali che in precedenza lo consideravano come la porta d’ingresso per gli affari in Europa”. Così il giornalista del Financial Times Peter Foster ha descritto l’addio all’UE, nel libro Brexit. L'inganno e i rimedi.
E se è vero che, come ha detto Cable, questa situazione è nota da tempo, dall’altro ci deve ricordare che si tratta di una dinamica che comprime il potere di risposta del Regno Unito di fronte a potenziali crisi.
I ricercatori della London School of Economics, in una recente analisi, hanno evidenziato che le barriere commerciali sono state una "disgrazia" per le piccole imprese e hanno costretto migliaia di esse a cessare il business con i paesi dell'UE. Il mancato commercio è costato al Regno Unito 27 miliardi di sterline solo nei primi due anni: il 2021 (anno della fuoriuscita) e il 2022.
Si sprecano le stime sull’impatto in termini di riduzione del PIL entro il 2030, chi dice il 2%, chi il 4%, ma la cosa certa è che l’economia è stata e continua a essere impattata negativamente dalla Brexit.
La fiducia di Starmer
Oggi, Starmer ha confermato la sua piena fiducia nel Cancelliere dello Scacchiere, ribadendo che le regole fiscali saranno rispettate. L'andamento dei bond in queste settimane ci dirà se anche gli investitori torneranno ottimisti e se la "febbre britannica" passerà, o se ci sarà bisogno del medico.