Le cinque anticipazioni importanti sul 2026 arrivano dal fine 2025
Analisi dei mercati tra fine 2025 e 2026: AI in rallentamento, banche centrali protagoniste, inflazione reale e bond sotto osservazione, con prospettive per investimenti e crescita.
Il 2025 si avvia alla conclusione come un anno positivo per i mercati azionari. Ma l’ultima parte dell’anno sta offrendo segnali importanti su ciò che potrebbe accadere nel 2026, tra rallentamento del tema dell’intelligenza artificiale, ritorno delle banche centrali al centro della scena e un’inflazione che continua a mordere la “pancia” dei consumatori.
Il 2025: da Trump ai dazi, fino all’intelligenza artificiale
L’anno è iniziato con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e con mercati che si preparavano a rivedere le politiche del suo primo mandato. La svolta è arrivata ad aprile con il cosiddetto Liberation Day, quando l’introduzione dei dazi ha modificato l’ordine commerciale globale.
Dopo una fase di turbolenza, le borse si sono riprese anche grazie a un parziale passo indietro dell’amministrazione statunitense sulle minacce più aggressive. Il vero motore del 2025 è stato però l’entusiasmo per l’intelligenza artificiale, che ha trainato i mercati fino all’autunno.
Intelligenza artificiale: crescita o eccesso di investimenti?
Il segnale di Oracle e Broadcom
Nell’ultima parte dell’anno il sentiment sull’AI si è raffreddato. I conti di Oracle e Broadcom, pur mostrando utili solidi e superiori alle attese, hanno sollevato dubbi sulla sostenibilità degli investimenti.
Il nodo centrale è l’esplosione del Capex: investimenti ingenti, aumento del debito e flussi di cassa sotto pressione. A questo si sono aggiunti ritardi nella costruzione dei data center, alimentando le perplessità degli investitori.
Il mercato non mette in discussione il potenziale rivoluzionario dell’intelligenza artificiale, ma si interroga sui tempi: quando questi investimenti colossali saranno davvero giustificati da ricavi e produttività? Un dubbio che ricorda quanto accaduto con Internet negli anni Novanta.
Non un crollo, ma una rotazione settoriale
Il rallentamento del tech non ha portato all’arrivo dell’“orso”. Al contrario, si è assistito a una rotazione settoriale: indici più ciclici ed equilibrati come il Dow Jones e il Russell 2000 hanno toccato nuovi massimi.
A sostenere questa dinamica è stata soprattutto la Federal Reserve, che ha tagliato i tassi e avviato il riacquisto di Treasury a breve scadenza, una mossa interpretata come supporto alla liquidità del mercato monetario.
2026: le banche centrali tornano protagoniste?
Il prossimo anno potrebbe segnare un cambio di passo. La sincronia tra banche centrali sembra finita:
- La BCE appare vicina alla fine del ciclo di tagli, con ipotesi di futuri rialzi.
- Il Giappone affronta una combinazione complessa di bassa crescita e inflazione elevata.
- La Fed resta l’osservata speciale, con inflazione sopra il 3% e segnali di indebolimento del mercato del lavoro.
Il 2026 sarà anche l’anno della fine del mandato di Jerome Powell: l’eventuale nomina di una Fed più “trumpiana” potrebbe favorire tagli dei tassi più aggressivi, soprattutto sulle scadenze brevi.
Inflazione
Nei dati scende, nella vita quotidiana pesa ancora
Se i numeri ufficiali mostrano un’inflazione in rallentamento, la percezione dei consumatori è diversa. Energia e affitti stanno scendendo, ma i prezzi dei generi alimentari restano elevati, anche a causa dei dazi.
È qui che si gioca una partita cruciale: meno potere d’acquisto significa meno consumi e, potenzialmente, meno investimenti finanziari. Un fattore che i mercati non possono ignorare nel 2026.
Bond: Treasury e debito
I bond statunitensi hanno performato bene nel 2025. Il futuro dipenderà da fattori chiave come la tenuta dei dazi, il controllo del debito e le scelte della prossima Federal Reserve.
Il 2025 chiude bene, il 2026 apre interrogativi
Il 2025 si chiude come un anno solido per le borse, ma lascia in eredità domande cruciali: la sostenibilità dell’AI, il ruolo delle banche centrali, l’impatto reale dell’inflazione e l’equilibrio dei mercati obbligazionari.
Più che un cambio di scenario, il 2026 potrebbe essere l’anno delle scelte e delle conferme.