Azioni globali in calo, pesa la Cina
Le azioni asiatiche sono diminuite lunedì a causa dei deludenti dati economici cinesi che hanno alimentato preoccupazioni per la mancanza di un significativo stimolo fiscale da parte di Pechino. Tuttavia, i dati non sono stati così gravi come inizialmente temuto. La crescita economica della Cina nel secondo trimestre è stata del 0,8%, superando la previsione dello 0,5%, anche se il ritmo annuale si è rallentato più del previsto al 6,3%. La produzione industriale ha superato le aspettative con un aumento del 4,4%, mentre le vendite al dettaglio sono state leggermente al di sotto del 3,1%. Inoltre, i prezzi delle nuove case in Cina sono rimasti invariati a giugno, segnando il risultato peggiore dell'anno. L'economista della CBA Carol Kong ha dichiarato: "I dati suggeriscono che il boom post-COVID della Cina è chiaramente finito" e che il recupero appare cupo e incerto. Di conseguenza, i mercati hanno già adeguato le loro aspettative per lo stimolo, ed è improbabile che ci sia un pacchetto sostanziale.
I blue chip cinesi sono diminuiti dello 1,0%, e lo yuan ha subito un lieve calo. L'indice più ampio di azioni Asia-Pacifico al di fuori del Giappone di MSCI è sceso dello 0,3% dopo un rally del 5,6% la settimana precedente. Il Nikkei del Giappone era chiuso per festa, ma i futures sono scambiati allo 0,2% in meno. I futures dell'Eurostoxx 50 e FTSE sono entrambi scesi dello 0,4%, mentre i futures dell'S&P 500 e del Nasdaq erano leggermente in calo. Tesla si appresta a riferire questa settimana, insieme ad altre importanti società come Bank of America, Morgan Stanley, Goldman Sachs e Netflix.
Ci si aspetta che i dati sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti mostrino un aumento dello 0,3% escludendo le automobili, in linea con il tema preferito dal mercato di un atterraggio morbido. Michael Feroli, un economista di JPMorgan, ha dichiarato: "Continuiamo a prevedere una modesta contrazione che si verificherà verso la fine dell'anno, ma il percorso verso una disinflazione non recessiva sta diventando più plausibile", avvertendo tuttavia contro dichiarazioni di vittoria premature date le attuali condizioni economiche.
I mercati si aspettano ancora una probabilità del 96% che la Fed alzi i tassi al 5,25-5,5% questo mese, ma solo una probabilità del 25% di un'altra aumento entro novembre. Hanno anche considerato almeno 110 punti base di allentamento per l'anno prossimo, a partire da marzo. Questo previsto allentamento della politica è più aggressivo rispetto a quanto previsto nelle altre economie sviluppate, ed è una delle ragioni principali dietro la recente debolezza del dollaro statunitense.
Il dollaro si è indebolito leggermente rispetto allo yen a 138,55, ma rimane più alto rispetto al minimo di 137,25 dopo una perdita del 2,4% la settimana scorsa. L'euro è rimasto saldo a $1,1226, dopo aver registrato un aumento del 2,4% la settimana scorsa superando il suo massimo precedente dell'anno a $1,1096. La sterlina si è attestata a $1,3089, in rialzo del 1,9% la settimana scorsa, con gli investitori in attesa dei dati sull'inflazione nel Regno Unito che potrebbero portare a significativi aumenti dei tassi.
L'oro, che non produce interessi, è stato sostenuto dal calo dei rendimenti obbligazionari e si è scambiato a $1.954, dopo aver goduto della migliore settimana da aprile. I prezzi del petrolio sono stati influenzati dai tagli della produzione dell'OPEC e hanno registrato tre settimane consecutive di guadagni prima che si verificasse una presa di profitto. Inoltre, i prezzi del petrolio sono stati sotto pressione a causa della ripresa della produzione in Libia durante il fine settimana. Il Brent è sceso di 71 centesimi a $79,16 al barile, mentre il greggio statunitense è sceso di 66 centesimi a $74,76.
Nel complesso, il mercato asiatico ha registrato un calo a causa dei deludenti dati economici cinesi e delle preoccupazioni legate all'assenza di un sostanziale stimolo fiscale.