A Wall Street, l'estero vale il 28% dei ricavi, l'Asia un decimo
L'area EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa) rappresenta il 13% delle vendite delle società dell'S&P500, ma solo il 5% è attribuito all’Europa. La Cina, inclusa Hong Kong e Taiwan, è al 2%

A Wall Street il Nasdaq è alla terza seduta consecutiva di massimi storici, l’S&P500 ha toccato i massimi storici martedì.
Visto che le vicende della guerra commerciale restano d'attualità, l'osservazione dell'interscambio commerciale degli Stati Uniti diventa rilevante anche per gli investitori: un report di questa settimana di Goldman Sachs fa il punto della situazione.
Aree geografiche
Nel 2024, il 28% dei ricavi aggregati delle società dell’S&P 500 è stato generato al di fuori degli Stati Uniti, una percentuale invariata rispetto all’anno precedente.
La regione con la maggiore incidenza è stata l’Asia Pacifico, con il 10% dei ricavi (pari a 1.677 miliardi di dollari), seguita dall’area EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa) con il 13%, ma solo il 5% è attribuito all’Europa.
La Cina, inclusa di Hong Kong e Taiwan, ha contribuito per il 2%, mentre Giappone e America Latina hanno rappresentato ciascuna l’1%.
I ricavi da Canada e Messico hanno inciso per il 2%, come anche quelli non classificati geograficamente.

Settori
L'Information Technology è stato l’unico a registrare una quota superiore al 50% dei ricavi proveniente dall’estero, con una media del 56%; seguono il settore dei materiali (49%) e quello energetico (37%). Il settore sanitario ha invece registrato solo il 12% dei ricavi da fonti internazionali.

Da dove arrivano gli utili
I profitti delle aziende statunitensi mostrano una distribuzione coerente con i ricavi, con il 13% degli utili totali proveniente da mercati esteri e il 4% dai mercati emergenti, secondo i dati del Bureau of Economic Analysis.
Chi esporta vince a Wall Street
Alla luce di questa suddivisione, gli analisti di Goldman Sachs hanno aggiornato e ribilanciato i propri panieri di azioni, suddivisi in base all’esposizione geografica dei ricavi.
Il paniere che include 50 titoli dell’S&P 500 con la maggiore esposizione ai ricavi internazionali, ha mostrato una performance positiva dell’11% dall’inizio del 2025, contro il 4% del paniere focalizzato sulle società più esposte ai ricavi domestici.
Questo differenziale di sette punti percentuali si è sviluppato in un contesto di indebolimento del 7% del dollaro americano ponderato per il commercio.
Il report sottolinea inoltre che quasi un quarto delle aziende dell’S&P 500 non ha ricavi internazionali, e che se si considerassero solo le aziende che li dichiarano, si sovrastimerebbe il peso dell’estero sull’indice.
Le società del Russell 2000 generano in media solo il 20% dei ricavi a livello internazionale, una quota inferiore rispetto a quella dell’S&P 500.
Infine, Goldman Sachs segnala che i settori dei materiali e dell’energia, i cosiddetti ciclici, beneficiano della crescita economica e delle infrastrutture nei mercati in via di sviluppo, contribuendo alla loro elevata esposizione estera.