Borse da record nel finale di mese e semestre, Wall Street si riavvicina all'Europa

Record dell'S&P500 e del Nasdaq. L'indice delle borse mondiali, l’MSCI World tocca un nuovo massimo della storia. L’MSCI Asia Pacific mette a segno il miglior risultato settimanale degli ultimi 2 mesi

Borsa_websim13

Wall Street accelera e si proietta verso una chiusura da record: indice S&P500 +0,6%. Il Nasdaq guadagna lo 0,5%. 

Il PCE, il seguitissimo indicatore dell'inflazione, sale un po' più del previsto: nel dato relativo a maggio, non ci sono serie tracce dei dazi annunciati da Trump all'inizio di aprile. 

In Europa, l’indice EuroStoxx sale del +1,4% nel finale di seduta, +1,7% la settimana.

Ftse Mib di Milano +0,6%, +0,9% la settimana.

Una settimana di rialzi record 

Il blitz degli Stati Uniti in Iran di sabato scorso non ha quasi lasciato segno sui mercati, l’allargamento del conflitto c’è stato ma la guerra è durata pochissimo. Nel giro di qualche ora è arrivato il cessate il fuoco, il petrolio è crollato e la propensione al rischio è schizzata di nuovo in alto.

Nella parte centrale della settimana, a muovere i prezzi delle obbligazioni e delle azioni, sono stati i temi ricorrenti di questo primo semestre quasi alla fine: i dazi di Trump, le trattative sui commerci tra gli Stati Uniti e i suoi partner, i dati macroeconomici, ma soprattutto, la Federal Reserve.

Il super indice delle borse mondiali, l’MSCI World tocca oggi un nuovo massimo della storia: da inizio anno il guadagno è del 7,6%, +22% dai minimi di inizio aprile.

L’MSCI Asia Pacific, grazie alla spinta delle borse di Tokyo, Hong Kong e Shanghai, mette a segno il suo miglior risultato settimanale degli ultimi due mesi, +3,4%. L’indice di riferimento dell’area è sui massimi dal settembre del 2021.

Wall Street accorcia le distanze con l’Europa 

Anche se giugno non è ancora terminato, si può già dire che Wall Street, questo mese, ha accorciato la distanza dall'Europa.

Grazie alla spinta dei titoli collegati al tema dell'intelligenza artificiale, in particolare di Nvidia,  il Nasdaq sta per chiudere il mese con un rialzo del 5,5%: dall'altra parte dell'Oceano Atlantico, nello stesso periodo di tempo, l'indice EuroStoxx50 segna un calo del 2,2%.

Da inizio anno, periodo che all’incirca corrisponde al primo semestre del 2025, l’S&P500 segna un rialzo del 4,4%, il Dax di Francoforte del 19,5%, il Ftse Mib di Milano il 15% e l’EuroStoxx 50 dell’8%.

L’Europa resta avanti, ma il gap con Wall Street, molto ampio quest’inverno, si sta riducendo.

Le banche europee, protagoniste del movimento da inizio anno, nell’ultimo mese sono state una zavorra. Il settore è stato penalizzato dalla discesa dei tassi anche in Europa.

Il BTP è stato per quasi tutto il mese sotto quota 3,50%, mezzo punto percentuale più in basso dei livelli di inizio anno. Lo spread ha continuato a scendere, siamo sui minimi dal 2010.

Lo Sturm und Drang non ferma gli afflussi

Le azioni statunitensi sono state colpite da numerosi shock nella prima metà del 2025, che vanno da DeepSeek a "liberation lay", dalle tensioni Iran-Israele a una possibile chiusura del governo statunitense. Ma nessuno di questi finora è riuscito a deviare i mercati.

Lo strategist di Bank of America, Michael Hartnett, osserva nella sua nota settimanale ai clienti che "per tutto lo Sturm und Drang" ogni classe di attivo è benedetta da flussi in entrata, con le azioni statunitensi che registrano 164 miliardi di dollari di afflussi e una annualizzazione al terzo miglior tasso di sempre, e l'Europa con 46 miliardi in corso per il suo secondo miglior afflusso annuale.

Il rialzo nasce dalla distensione 

Washington e Pechino hanno firmato due giorni fa un accordo quadro sulle terre rare e su altri aspetti della relazione commerciale. Il segretario al Commercio, Howard Lutnick, ha detto che ci sono negoziati in via di conclusione con altri stati: Trump ha parlato dell’India.
Si profila anche la possibilità di una nuova proroga all’entrata in vigore dei dazi con l’Europa, la deadline del nove luglio non è scritta nella roccia, basta un post su Truth per cambiarla.

E’ saltata anche la “Tassa della vendetta”. Il segretario americano al Tesoro, Scott Bessent, ha anticipato la firma di un accordo tra i paesi del G7 che permetterà alle aziende americane di essere esentate da alcune tasse. Nel post su X, Bessent dice inoltre di aver chiesto al Congresso di rimuovere dal disegno di legge sul budget, la misura che consente al governo di imporre tasse alle imprese i cui proprietari non sono americani, la cosiddetta "tassa della vendetta”. La decisione si fa sentire oggi in positivo sui titoli delle società europee più esposte agli Stati Uniti, come l’italiana Prysmian.

Trump in pressing sulla Federal Reserve

Tira una brutta aria per Jerome Powell. Donald Trump gli ha dato dello stupido ed ha detto di avere già pronta una lista di candidati da proporre al Congresso. Il Wall Street Journal ha confermato che alla Casa Bianca stanno lavorando per procedere il prima possibile con l’avvicendamento alla banca centrale degli Stati Uniti. L’arrivo di un fedelissimo di Trump al Marriner S. Eccles Federal Reserve Board Building di Washington avrebbe potuto far sorgere qualche dubbio sulla separazione dei poteri negli Stati Uniti, il mercato invece non ha dato l’impressione di preoccuparsi troppo dell’indipendenza della banca centrale. L’offensiva della Casa Bianca contro Powell ha portato giù i tassi di rendimento dei Treasury: il decennale è sceso sui minimi da quasi due mesi. I future cominciano a far vedere la possibilità di un terzo taglio dei tassi da qui a fine anno, quando un paio di mesi fa era in dubbio che ne arrivasse uno. I timori di una progressiva debolezza nella domanda di Treasury sono svaniti per effetto della decisione della Fed, in questo caso avallata anche da Powell, di allentare i vincoli sulla detenzione di titoli di debito domestici introdotti in passato. 

Euro

La moneta unica si avvia a registrare il più lungo periodo di guadagni mensili da otto anni a questa parte. Giugno si sta per chiudere con un apprezzamento dell’euro del 3%, sesto mese consecutivo in positivo. Nei giorni scorsi, il cambio è arrivato a 1,1744 dollari, il livello più alto dal settembre 2021. Va così anche perché la Federal Reserve sta per iniziare a tagliare i tassi d'interesse, mentre la Banca Centrale Europea sta per terminare la sua corsa all'allentamento. I governi europei hanno inoltre deciso di destinare decine di miliardi di euro a spesa extra, principalmente nella difesa.

L'oro si avvia a chiudere la seduta con un calo del 2% a 3.265 dollari l'oncia, sui minimi dell'ultimo mese. La settimana termina con un calo del 3%, ma da inizio anno il guadagno resta nell'ordine del 24%.


Marino Masotti

Caporedattore