Seduta di ribasso a Wall Street e in Europa, dopo i record in settimana

A Piazza Affari, l’indice Ftse Mib si avvia a chiudere con un calo dell’1,3%, la settimana invece è positiva, +1%. Miglior blue chip Buzzi +11,7%. La peggiore della settimana è Iveco, -7,8%.

Riconoscibile skyline Newyorkese

Trump non fa sul serio

L’ulteriore rinvio dell’entrata in vigore dei dazi al primo agosto, ma chissà, forse anche più in là, ha confermato che il presidente Donald Trump minaccia ma poi non morde. 
Questa settimana, il ritorno del TACO trade, ovvero, Trump Always Chicken Out, o Trump molla sempre, ha portato Wall Street a sfondare più volte i massimi storici. Goldman Sachs ha alzato le sue previsioni di rendimento dell'S&P 500 a tre, sei e 12 mesi, citando le aspettative di tagli dei tassi d'interesse statunitensi più rapidi e profondi e la continua forza fondamentale dei titoli più importanti come motivi di ottimismo. Di Trump, in questo report di lunedì, si parla poco o niente.
Le borse dell’Europa hanno tenuto il passo, anche perché è emerso che il negoziato con gli Stati Uniti sui dazi, non sta andando così male: Dax di Francoforte da record, Ftse Mib di Milano su livelli visti nel 2007. 

Calma Zen e bitcoin

Il presidente degli Stati Uniti è andato avanti a tuonare, contro il Brasile prima e contro il Canada poi, ma i mercati non lo hanno preso troppo sul serio, almeno fino a venerdì. Le acque restano calme e la volatilità molto bassa: giovedì l’indice VIX della paura ha toccato i minimi da inizio anno.

La propensione al rischio resta alta e il bitcoin ha continuato a salire, arrivando a nuovi record, a 118.000 dollari. L’oro chiude la settimana con un rialzo dello 0,8%.

Variabili 

Dato per spacciato, il dollaro si è ripreso. L’euro si avvia a chiudere la settimana con un calo dello 0,7%. 
Settimana leggermente negativa per le obbligazioni, il future Bund a dieci anni termina la settimana con un calo dell’1%.
Petrolio in ripresa, soprattutto nella seconda parte della settimana, bilancio provvisorio +1,7%.

Seduta negativa, settimana positiva 

Il ribasso delle azioni di oggi è da collegare all’ultima uscita di Trump sui dazi a pioggia al 15% o al 20%, ma potrebbe essere benissimo un assestamento dopo qualche esagerazione rialzista: secondo qualche operatore, eravamo arrivati a scontare la perfezione.
A Wall Street, l’indice S&P500 è in calo dello 0,2%, a questi prezzi, la performance settimanale è leggermente negativa, -0,3%.
In Europa, l’EuropStoxx 50 perde l’1% nel finale di seduta, +1,7% il bilancio settimanale provvisorio. Miglior blue chip europea della settimana è BMW, con un rialzo del 10%, al terzo posto un altro pezzo grosso dell’industria automotive della Germania, Mercedes +6%. A completare il terzetto, Pernod Ricard +6,5%.
A livello settoriale, l’indice Stoxx Automotive ha battuto tutti gli altri, performance settimanale +4%. Indice Stoxx Basic Materials +3%. In calo la telefonia e le utility.
A Piazza Affari, l’indice Ftse Mib si avvia a chiudere con un calo dell’1,3%, la settimana invece è positiva, +1%. Miglior blue chip Buzzi +11,7%. La peggiore della settimana è Iveco, -7,8%.

E’ sempre il retail a dar da mangiare al Toro 

Il nostro Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, ha ribadito in questi giorni che a comprare sono soprattutto i piccoli investitori, lo si vede dalle performance dei titoli più apprezzati dal fai da te e dai dati sull’utilizzo delle opzioni più esplosive in termini di possibilità di guadagno, o di perdita. I record, tra cui quello celebratissimo di Nvidia, si possono considerare un po’ come dei plebisciti: l’elettorato di Trump, probabilmente ben rappresentato in questa categoria di trader non professionali, vota anche fuori dalle urne, attraverso l’acquisto di azioni ed ETF.
Vanda Research, segnalava qualche giorno fa che gli investitori hanno acquistato 155,3 miliardi in azioni singole ed ETF nella prima metà del 2025. Si tratta della più grande entrata netta di denaro da parte degli investitori al dettaglio dal 2014 
Gli investitori istituzionali e gli hedge fund, come emerge dai sondaggi tra gestori di Bank of America, si fidano molto meno di Trump e sull’azionario stanno a guardare, il loro contributo al rally è stato modesto, solo negli ultimi giorni si è visto una rotazione verso settori e titoli dell’economia più tradizionale, i preferiti da chi investe con pazienza e raziocinio.  

Attacco alla Federal Reserve

In una settimana quasi priva di dati macroeconomici di rilievo, la Casa Bianca è stata protagonista non soltanto per quanto riguarda la guerra commerciale, è andato avanti l’accerchiamento della Federal Reserve, colpevole di non obbedire all’ordine di riduzione dei tassi. Si è mosso un’altra volta Trump, affermando che Jerome Powell si “lamenta come un bambino”, ma sono scesi in campo, a sostegno del presidente, anche membri della squadra. Il presidente della Federal Housing Finance Agency, Bill Pulte, ha chiesto al Congresso di indagare Powell in merito alle presunte spese folli nella ristrutturazione della sede della banca centrale.  A dargli manforte è arrivato poi il direttore dell'Office of management and Budget, Russel Vought, il quale ha accusato Powell di voler fare di palazzo Eccles, lussuoso come Versailles. L’attacco non è più sulla finanza ma su temi che fanno breccia sull’elettorato, è diventata una disputa politica e Powell non è un politico. Se i mercati, anche quelli delle obbligazioni e delle valute, sono tranquilli, è anche perché vedono prossimo l’arrivo di un fedelissimo di Trump alla Federal Reserve.
 

 

 


Marino Masotti

Caporedattore