Borse sui massimi con il TACO Trade: Trump abbaia forte e morde piano

Trump minaccia dazi ma poi fa marcia indietro, scatenando rimbalzi tech e caos nei bond. Gli investitori retail approfittano, gli istituzionali stanno alla finestra.

Il TACO Trade è quella strategia d'investimento basata sui repentini su e giù provocati da Donald Trump: prima minacce esplosive e poi repentini dietrofront: si compra basso, quando arrivano le esternazioni più roboanti e lo spavento sui mercati è massimo, si vende quando il presidente degli Stati Uniti fa marcia indietro e i prezzi risalgono.

TACO Trade

L’acronimo “Trump Chicken Out”

Il Taco Trade deriva dall’espressione “Trump Always Chicken Out”, coniata da una giornalista del Financial Times, per descrivere l’abitudine di Donald Trump di annunciare dazi molto severi, per poi ritrattare all’ultimo momento. Minacciare per ottenere concessioni e poi fare marcia indietro: questo è il Taco Trade. Nel suo libro L’arte del deal degli anni Ottanta, Trump stesso illustrava questa tattica negoziale come metodo per mettere pressione agli avversari: “abbaiata forte ma morso debole”.

Il TACO trade piace al retail

Il Taco Trade ha spinto gli investitori fai da te a entrare sui titoli tecnologici ogni volta che Trump agitava lo spettro di nuovi dazi. Un paniere di titoli selezionati in base alle preferenze del retail, elaborato da Goldman Sachs, ha sovra-performato il Nasdaq 100 fin dal giorno dell’elezione. Ogni escalation verbale di Trump viene interpretato come segnale di prossima retromarcia, creando un circolo di acquisti che alimenta i rimbalzi dei mercati.

Il caso Nvidia e i semiconduttori

Tra i titoli maggiormente favoriti dal Taco Trade c’è Nvidia. Ogni volta che Trump intensificava le tensioni commerciali con la Cina, il mercato registrava cali temporanei, seguiti da proroghe negli accordi, spesso spostando le scadenze a fine agosto. Questi dietrofront incrementavano la fiducia nel comparto dei semiconduttori. Il Taco Trade ha così funzionato come “ossigeno” per chi investiva nei chip, offrendo punti di ingresso in fase di crisi.

Implicazioni sui mercati finanziari

Le ripetute minacce e retromarce di Trump hanno generato turbolenze anche nel mercato obbligazionario: i rendimenti dei Treasury oscillavano fra picchi di avversione al rischio e cali di fiducia nel breve termine. Le proroghe negoziali attenuavano temporaneamente la pressione sui bond, ma mantenevano un clima di incertezza.

Posizionamento degli investitori istituzionali

Gli asset manager, pur osservando i rimbalzi guidati dal retail, rimangono cauti. A maggio, il sondaggio di Bank of America Merrill Lynch mostrava un posizionamento sottopeso sull’azionario USA ai livelli più bassi degli ultimi anni, con l’azionario europeo che ha sovraperformato di circa 15 punti percentuali nei primi mesi dell’anno. Mentre il retail segue il Taco Trade, i grandi investitori evitano i mercati più esposti a negoziazioni incerte.

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 Redazione

I giornalisti finanziari e gli analisti di Websim