TEMI CALDI

Va a pezzi il Nikkei e si rafforza lo yen, sale la borsa dell'India

La borsa di Tokyo perde il 3,9%. Scendono soprattutto i titoli delle case automobilistiche. Lo yen si riavvicina ai massimi della scorsa estate

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La chiusura in forte ribasso di Wall Street penalizza alcune borse dell’Asia Pacifico, altre salgono, alcune si muovono intorno alla parità.

I dazi di Trump scuotono i mercati 

La paura di una guerra commerciale senza esclusioni di colpi fra Stati Uniti e Cina e i timori sui danni che i dazi potrebbero causare all'economia mondiale hanno affondato l’azionario degli Stati Uniti: indice S&P500 -3,5%. Nasdaq -4,3%. Perso circa un terzo del guadagno della seduta precedente.

"Stiamo facendo bene, ci sono dei costi di transizione ma alla fine andrà tutto bene", aveva cercato, senza successo, di tranquillizzare in serata Donald Trump.

Sotto pressione anche il dollaro, sceso ai minimi dall'ottobre del 2024 nei confronti delle altre valute, e i Treasury, sui quali è tornata ad abbattersi un'ondata di vendite che ha fatto schizzare i rendimenti dei titoli a 30 anni al 4,85%.

Per il segretario del Tesoro Scott Bessent "non c'è nulla di strano" sui mercati, nonostante le montagne russe di questi giorni. "Il petrolio è risalito e l'inflazione è in calo”, ha aggiunto Bessent in una riunione del governo.

Cade il Nikkei vola lo yen 

La borsa di Tokyo perde il -3,8%. 

Scendono soprattutto i titoli delle case automobilistiche, anche perché Goldman Sachs ha rivisto al ribasso le stime sugli utili e gli obiettivi di prezzo. Toyota -7,6%, il calo giornaliero più forte dal 30 settembre. Honda -6,7%, Nissan -8,9%, Subaru (-7,4%), Mazda (-6,9%).

Lo yen si riavvicina ai massimi della scorsa estate, a 143,3 su dollaro, da 146,7 di ieri. La valuta giapponese si avvia a chiudere la settimana con il cross dollaro yen in calo del 2,5%. 

Il massimo rappresentante del Giappone per il commercio ha dichiarato che si potrebbe parlare anche dello yen nell'ambito delle imminenti trattative con gli Stati Uniti, qualora il Segretario al Tesoro Scott Bessent dovesse portare l’argomento al tavolo negoziale.  "Si tratta di una questione negoziale e quindi non possiamo escludere le proposte della controparte fin dall'inizio", ha dichiarato Ryosei Akazawa, Ministro per la Rivitalizzazione Economica incaricato di guidare i negoziati tariffari.

Di recente, ”Bessent ha menzionato le barriere non tariffarie e i tassi di cambio. Naturalmente, risponderemo alle discussioni su tali argomenti se verranno sollevati dalla controparte". Akazawa ha ammesso che le conoscenze finanziarie di Bessent, oltre che la sua esperienza dei mercati finanziari, superano le sue, per questa ragione, "può essere un negoziatore duro”.

Le borse della Cina sono miste. Indice Hang Seng di Hong Kong +1,4%. Shanghai Composite +0,3%. Taiex di Taiwan +2,4%. Si stabilizza lo yuan su dollaro, a 7,31.

Cina agli Stati Uniti: “troviamoci a metà strada”

La Cina ha rinnovato ieri l'invito agli Stati Uniti per avviare un dialogo, con l'obiettivo di “trovarsi a metà strada" nell'affrontare le crescenti tensioni commerciali. Le mezze aperture sono arrivate dalla portavoce del ministero del Commercio cinese He Yongqian, la quale ha comunque ribadito che "non accetteremo mai pressioni estreme e bullismo da parte degli Stati Uniti”.

Il messaggio è stato mandato nel giorno dell'entrata in vigore dei suoi contro dazi all'84% sui beni americani e della stretta sui film prodotti da Hollywood. Pechino non ha corretto al rialzo i suoi dazi, per pareggiare il +21% ulteriore deciso mercoledì dal presidente Donald Trump.

La Casa Bianca ha precisato che l'aliquota totale sull'import del made in China è ora al 145%, includendo il 20% deciso per il fentanyl.

Si tratta di livelli troppo elevati che cominciano ad assumere un significato oltre la guerra commerciale.

Il clima resta teso e la portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning ha postato su X spezzoni di un video anti-Usa di un intervento di Mao Zedong dell'epoca della Guerra di Corea, segnalando l'irrigidimento delle posizioni di Pechino. Il segretario americano al Commercio Howard Lutnick, per altro verso, ha detto candidamente di non avere alcun contatto con la Cina, né lo ha fatto il segretario al Tesoro Scott Bessent, perché Trump vuole negoziare solo con Xi Jinping. 

Intanto, Goldman Sachs ha rivisto al ribasso dello 0,5% le stime del Pil cinese per il 2025 e il 2026, rispettivamente al 4% e al 3,5%. E gli economisti vedono ora, con il Dragone in piena deflazione, i rischi crescenti di stagflazione: uno yuan più debole, unito ai dazi, può far salire il prezzo del carburante e di altre importazioni, proprio mentre l'economia è in stallo, provocando una stagnazione.

La borsa della Corea del Sud è in ribasso dello 0,9%. Ftse Straits Times di Singapore -2%. Indice BSE Sensex di Mumbai +1,8%.


Marino Masotti

Caporedattore