TEMI CALDI

Le borse dell'Asia rimbalzano, Tokyo capofila: Nikkei +5%

Il Giappone sembra destinato ad avere la priorità nelle trattative sui dazi statunitensi, passando in testa a una serie di Paesi che stanno cercando di ridurre i dazi prima dell’entrata in vigore

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L’assestamento di Wall Street ha aperto stanotte la via al rimbalzo delle borse dell’Asia Pacifico. Sul tema cruciale dei dazi c’è ancora tanta confusione: il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha detto che in alcuni casi potrebbero essere permanenti e in altri potrebbero essere negoziati. 

Successivamente, nel corso della serata, il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha fornito qualche precisazione nel corso della solita intervista a Fox News. Le tariffe doganali, si spera, potrebbero scendere con l'avvio di negoziati a largo raggio con i partner commerciali. Per i Paesi che non fanno ritorsioni, quello annunciato la scorsa settimana, è da considerarsi il livello tariffario massimo. Il segretario del Tesoro ha detto che forse quasi 70 paesi si sono avvicinati agli Stati Uniti, "quindi sarà un aprile intenso”, maggio, forse fino a giugno”

Japan First 

La borsa di Tokyo guida il recupero dell’azionario dell’area: indice Nikkei +5,3%.
Le azioni di Nippon Steel salgono dell'11%, dopo che il presidente Donald Trump ha avviato una nuova revisione del piano di acquisizione della rivale statunitense U.S. Steel, bloccato dall'ex presidente degli Stati Uniti, Joe Biden.
Lo yen torna a indebolirsi, a 147,2 su dollaro, dai massimi degli ultimi sei mesi toccati ieri. Il tasso di rendimento del bond governativo a dieci anni sale di 13 punti base, a 1,65%.
Il Giappone sembra destinato ad avere la priorità nelle trattative sui dazi statunitensi, passando in testa a una lunga serie di Paesi che stanno cercando di ridurre i cosiddetti dazi reciproci annunciati da Trump, prima dell’entrata in vigore.
“Mi aspetto che il Giappone ottenga la priorità, tra i partner commerciali per essersi fatto avanti molto rapidamente”, ha detto Bessent nel corso di un’intervista. A trattare, a fianco di Bessent, ci sarà Jamieson Greer. A Tokyo, il primo ministro giapponese, Shigeru Ishiba, ha convocato per oggi una riunione dell'intero gabinetto: dal vertice dovrebbe uscire il nome del capo della delegazione incaricata di portare avanti la trattativa a Washington. “Qualsiasi tregua dai dazi cambierebbe notevolmente la traiettoria della crescita del Giappone e le prospettive politiche - scriveTaro Kimura, economista di Bloomberg Intelligence - ma Trump rimane profondamente preoccupato per il deficit commerciale degli Stati Uniti con il Giappone, in particolare nel settore automobilistico".

La Cina non si piega ma intanto compra azioni 

Contrastate le borse della Cina. Cade nuovamente l’indice Taiex di Taipei, -4,5%. Rimbalza l’Hang Seng di Hong Kong +1,5%. CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen +1%. Perde terreno lo Yuan, a 732 su dollaro: la valuta cinese tocca i minimi dal 2023. 

Un gruppo di fondi d’investimento collegati allo stato cinese stanno pianificando di acquistare azioni, nel tentativo di sostenere il mercato. China Reform Holdings ha stanziato 80 miliardi di yuan (10,9 miliardi di dollari) per aumentare le partecipazioni in imprese statali e in aziende tecnologiche, nonché per acquistare fondi negoziati in borsa. In precedenza, ieri, simili intenzioni erano state annunciate dai fondi sovrani Central Huijin Investment e China Chengtong Holdings Group. "Acquistare direttamente sul mercato è uno dei modi in cui la Cina può affrontare immediatamente l'impatto dei dazi statunitensi e stabilizzare un po' il sentimento", ha dichiarato Steven Leung, direttore esecutivo di UOB Kay Hian a Hong Kong. "Ma dovranno anche fare più stimoli", compresi i tagli ai tassi e la spesa fiscale. Un paniere di otto fondi negoziati in borsa ha registrato ieri un afflusso netto record di 42 miliardi di yuan.

Nel frattempo, Pechino avverte Washington che non si  piegherà alla minaccia di nuovi dazi da parte di Donald Trump. "Abbiamo sottolineato più di una volta che fare pressione o minacciare la Cina non è il modo giusto per interagire con noi. La Cina salvaguarderà fermamente i suoi legittimi diritti e interessi", ha detto alla France Presse Liu Pengyu, portavoce dell'ambasciata di Pechino negli Stati Uniti. La Cina non accetterà mai la "natura ricattatoria" degli Stati Uniti e considera le ultime minacce di dazi avanzate dal presidente americano Donald Trump "un errore su un altro errore". Così stanotte un portavoce del ministero del Commercio cinese.

L’India tace e tratta

La borsa di Mumbai sale, indice BSE Sensex +1%.

Il governo indiano non ha sinora reagito ufficialmente alla tariffa del 26% sulle importazioni decisa dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump. L’Ansa scrive che il paese, non reagirà. Stando alle dichiarazioni fatte sin dal primo giorno dopo l'annuncio choc delle tariffe Usa, da funzionari del ministero del Commercio, che hanno chiesto l'anonimato, l'amministrazione del premier Narendra Modi, intende giocare le sue carte su un complesso lavorio, che si fonda sulla clausola dell’ordinanza tariffaria di Trump che prevede una tregua per "i partner commerciali che adottano misure significative per porre rimedio ad accordi commerciali non reciproci". I funzionari fanno riferimento ai colloqui in corso tra i due paesi: pochi giorni prima del 'Liberation Day', infatti, India e Stati Uniti hanno concordato di avviare entro l'autunno del 2025, la prima tranche dell'accordo commerciale Us-India compact. Come in altre occasioni, dunque, invece di una risposta decisa, l'India sceglie la via, molto più intricata e lenta, di una trattativa. Nel tentativo di ridurre il deficit commerciale tra i due, che vede un surplus a vantaggio dell'India di 54 miliardi di dollari, il governo Modi ha ridotto le tariffe su migliaia di prodotti importati dagli Usa, per un valore di 23 miliardi di dollari. Ha promesso di comprare più idrocarburi e più armamenti, inclusi veicoli corazzati, ritenuti da molti obsoleti e non necessari alle forze armate mentre le aziende indiane hanno investito circa 40 miliardi di dollari nell'economia americana.


Marino Masotti

Caporedattore