In Asia scendono le borse cinesi, piatto il Nikkei
Il tasso di inflazione core del Giappone ha rallentato a febbraio, con i prezzi, esclusi i prodotti alimentari freschi, in aumento del +3,0% su base annua

Le borse dell’Asia Pacifico sono contrastate e sale il petrolio, all’indomani della chiusura debole di Wall Street. L’oro arretra di poco ma resta ben sopra quota tremila dollari l’oncia.
L’euro si svaluta su dollaro dopo il mancato accordo al Consiglio Europeo sugli aiuti all’Ucraina ed il persistere di divisioni sul piano di riarmo. Dal meeting è emersa la volontà di mettere in pausa i contro-dazi sugli Stati Uniti.
Giappone
Si avvia a terminare la seduta quasi invariato il mercato azionario di Tokyo, ieri chiuso. L’indice Nikkei guadagna lo 0,1% e lo yen si indebolisce a 149,6.
Il tasso di inflazione core del Giappone ha rallentato a febbraio, hanno mostrato i dati governativi, con prezzi, esclusi i prodotti alimentari freschi, in aumento del 3,0% su base annua nella quarta economia più grande del mondo. L'indice dei prezzi al consumo (CPI) è rallentato dal 3,2% di gennaio, rimanendo al di sopra dell'obiettivo del 2% della Banca del Giappone, che è stato superato ogni mese da aprile 2022. I sussidi governativi per le tariffe dell'elettricità e del gas hanno contribuito all’allentamento dell'inflazione, ha affermato il ministero degli Affari interni.
La lettura di febbraio ha superato di poco le aspettative di mercato del 2,9%. L'aumento dei prezzi di benzina, cibo e alloggio, tra le altre necessità, ha messo sotto pressione le famiglie giapponesi. Nel complesso, includendo i prodotti alimentari freschi volatili, i prezzi di febbraio sono aumentati del 3,7% su base annua, tra i tassi più alti nel Gruppo dei Sette, superando le aspettative di mercato del 3,5%, ma rallentando rispetto al 4,0% di gennaio.
Dazi Stati Uniti-Cina
In calo le borse della Cina: indice Hang Seng di Hong Kong -2,5%, CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen -1,8%, Taiex di Taipei -0,7%
A febbraio, il valore dei piccoli pacchi spediti da Cina agli Stati Uniti è sceso di quasi il -5% rispetto all'anno precedente, secondo i dati pubblicati ieri sera dalle autorità doganali di Pechino. All’inizio del mese scorso, l’amministrazione Trump aveva gettato nel caos il commercio mondiale con l'annuncio di una tassa supplementare su tutte le merci provenienti dalla Cina e con l’abolizione di una scappatoia che consentiva agli articoli con un valore dichiarato inferiore a 800 dollari di entrare negli Stati Uniti senza dazi. Il crollo è stato probabilmente ancora più pronunciato se si tiene conto dell'effetto delle festività del Capodanno lunare, anticipata rispetto al solito.

