I dazi di Trump non fermano la corsa della borsa di Hong Kong, salgono Alibaba e Xiaomi

In Cina l'inflazione al consumo ha registrato un'accelerazione per la prima volta da agosto, a provocarla è stata un'esplosione della spesa delle famiglie in occasione del Capodanno lunare

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La settimana inizia in Asia Pacifico con le borse contrastate, i future di Wall Street e dell’Europa segnano un moderato rialzo.

Dazi

Nella conversazione di ieri con i giornalisti invitati sull’areo presidenziale, il presidente Donald Trump ha detto che imporrà tariffe del 25% su tutte le importazioni di acciaio e alluminio negli Stati Uniti. Invitato a chiarire sui destinatari del provvedimento, Trump ha precisato così: ”tutti”. Nessuna indicazione invece sui tempi, neanche il suo staff ha saputo indicare quando i nuovi dazi potrebbero essere esecutivi e operativi. Venerdì sera, lo stesso, avevo parlato di dazi reciproci in arrivo.

Borsa di Hong Kong

L’indice Hang Seng guadagna l’1,5% e arriva alla terza seduta in positivo, sui massimi degli ultimi quattro mesi. Dai minimi di gennaio, più o meno il periodo dell’arrivo delle novità sul tema dell’intelligenza artificiale made in China, l’indice è salito di oltre il 20%. Xiaomi e Alibaba, considerate beneficiarie dei progressi annunciati della startup cinese DeepSeek hanno guadagnato quasi il 30%. I due titoli sono in rialzo del 2,4% e del 5,3%. Buona parte delle azioni delle piattaforme di e-commerce cinesi salgono dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ritardato la sospensione dell'esenzione de minimis, mantenendo temporaneamente lo status di esenzione da dazi per i pacchi a basso valore provenienti dalla Cina. Il ritardo è previsto fino a quando "non saranno disponibili sistemi adeguati per elaborare e riscuotere i dazi doganali in modo completo ed efficiente", concedendo una tregua temporanea a rivenditori come Alibaba e JD.com.

L’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen è sulla parità.

Inflazione in Cina

L'inflazione al consumo ha registrato un'accelerazione per la prima volta da agosto, a provocarla è stata un'esplosione della spesa delle famiglie in occasione delle festività del Capodanno lunare. L'indice dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,5% a gennaio rispetto a un anno prima, ha dichiarato stanotte l'Ufficio nazionale di statistica, rispetto a un aumento dello 0,1% nel mese precedente. La previsione mediana degli economisti intervistati da Bloomberg era di un aumento dello 0,4%. Un temporaneo boom della spesa durante gli otto giorni di pausa ha brevemente mascherato la portata della sfida deflazionistica che sta affrontando la seconda economia mondiale. Secondo l'ufficio statistico, i prezzi dei servizi sono aumentati dello 0,9%, rappresentando oltre il 50% dell'aumento totale dell'IPC. Il balzo dell'IPC è stato "dovuto principalmente all'aumento dei prezzi dei generi alimentari e dei servizi legati al turismo in occasione di una festività anticipata rispetto al solito", hanno scritto gli analisti di Goldman Sachs in una nota.

La borsa di Taiwan ha iniziato la settimana in calo, indice TAIEX -0,9%, dopo quattro sedute consecutive di rialzo. Sulla parità l’azionario della Corea del Sud, in lieve ribasso Sidney.

Segna un piccolo rialzo la borsa di Tokyo, indice Nikkei +0,2%. Si ferma l’apprezzamento dello yen: il cambio è a 152, da 151,7 di venerdì. Di ritorno da Washington, il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha detto di aver instaurato un rapporto più che cordiale con Donald Trump: "Penso che ci sia un'intesa", ha dichiarato Ishiba sbarcando stanotte dall’aereo. Si ridimensiona l’aspettativa di provvedimenti commerciali contro il Giappone.

Borsa dell'India

La borsa dell’India è in ribasso: indice BSE Sensex di Mumbai -0,7%. Proprio mentre il premier Narendra Modi sta per mettersi in viaggio verso Washington, la rupia indiana segna un nuovo minimo storico. Il cross sale dello 0,6% a 87.9563, il livello più alto di sempre. ”Il calo della rupia indiana ha a che fare con la forza del dollaro e, in qualche misura, con l'interesse speculativo intorno alla rupia", afferma Dhiraj Nim, stratega valutario presso Australia & New Zealand Banking. Venerdì la banca centrale lasciato intendere che non ostacolerà l'indebolimento della rupia, in quanto il movimento preserva la competitività commerciale. Nim prevede che la rupia scenda a 88,90 entro la fine dell’anno.


Marino Masotti

Caporedattore