Crolla la borsa di Hong Kong, ribassi ovunque in Asia Pacifico
Parlando stanotte con i giornalisti, il presidente Donald Trump ha minimizzato il tracollo dei mercati azionari ed ha ribadoto che i suoi nuovi dazi sono "una cura" destinata a fare il bene degli USA

La settimana inizia con le borse dell’Asia Pacifico a picco e i future di Wall Street in calo del -4%. Venerdì l’indice S&P500 ha chiuso in calo del -6%, -9,1% la settimana.
Scende sui minimi degli ultimi tre anni il petrolio e tratta a 77.500 dollari il bitcoin, prezzo che non si vedeva da novembre. Le aspettative di una frenata delle economie mondiali portano giù i tassi di interesse delle obbligazioni.
Avanti con i dazi, sono la cura
Il presidente Donald Trump ha minimizzato il panico sui mercati azionari, a picco da giorni, come conseguenza dei suoi nuovi dazi, paragonandoli a "una cura" destinata a curare i mali dell’economia americana. "A volte è necessario assumere farmaci per curarsi", ha detto il presidente degli Stati Uniti a bordo dell'aereo presidenziale Air Force One. Oggi Trump incontrerà il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, giunto a Washington per discutere, tra le altre cose, della tariffa del 17% che gli Stati Uniti hanno imposto sulle importazioni israeliane.
La borsa di Hong Kong ha riaperto con un tonfo dopo la chiusura di venerdì, l’indice Hang Seng perde il -10%, la peggior variazione giornaliera dal 2008. L’Hang Seng Tech è in calo del 14%. Indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen -6%.
Il tasso di rendimento del bond governativo cinese a dieci anni è in calo di otto punti base a 1,63%: calo giornaliero più ampio degli ultimi sei mesi.
Yuan a rischio svalutazione
L'inasprimento della guerra commerciale potrebbe spingere le autorità cinesi a svalutare aggressivamente lo yuan: di questa ipotesi si parla in queste ore, dopo che Pechino ha avvertito di voler rispondere in modo “risoluto”. La mossa, in teoria, renderebbe le esportazioni cinesi più economiche ma rischierebbe di innescare una fuga di capitali.
L'amministrazione del presidente Xi Jinping ha già annunciato una tariffa del 34% su tutte le importazioni dagli Stati Uniti a partire dal 10 aprile.
Wells Fargo vede il rischio di un graduale deprezzamento, fino al 15%, della valuta, in un periodo di due mesi.
Secondo Jefferies, la Cina potrebbe anche "fare le cose in grande", arrivando anche fino al 30%. Mizuho è invece prudente e ritiene possibile un indebolimento solo del 3%, in quanto le autorità, in questi ultimi mesi, hanno sempre lasciato intendere di voler proteggere la valuta.
In ogni caso, ”la Cina può giocare duro con gli Stati Uniti sulle ritorsioni”, dice Aroop Chatterjee, stratega di Wells Fargo "Una mossa valutaria affronta direttamente qualsiasi perdita di competitività”.
Taiwan obbedisce
L’indice Taiex di Taipei perde quasi il -10%.
Taiwan non cercherà tariffe di ritorsione contro i dazi al 32% di Donald Trump e si impegnerà per rimuovere le barriere commerciali con gli Usa. In un messaggio video, il presidente William Lai ha elencato cinque misure, tra cui l'istituzione di un team per i negoziati e l'acquisto di più beni americani per ridurre lo squilibrio commerciale, nel mezzo dei timori dell'opinione pubblica sulle potenziali ricadute economiche della stretta di Washington. Lai ha riconosciuto il "significativo impatto" della mossa del tycoon sull'economia, ma ha esortato a non farsi prendere dal panico in base ai "solidi fondamentali economici" di Taiwan
In Giappone scende la borsa e si apprezza lo yen
Indice Nikkei di Tokyo -6,8%, sui minimi da settembre del 2023. Il cross dollaro yen è a 146,4, il cambio è su livelli che non si vedevano da ottobre.
Il premier giapponese Shigeru Ishiba si recherà quanto prima negli Stati Uniti per discutere la delicata questione dei dazi imposti dal presidente americano Donald Trump, nel tentativo di attenuare il contraccolpo all'economia del Paese del Sol Levante, pesantemente orientata all’esportazione. "Dobbiamo sottolineare chiaramente che il Giappone non sta facendo nulla di ingiusto", ha detto Ishiba durante una sessione parlamentare, definendo "estremamente spiacevole" l’imposizione delle tariffe del 24% da parte di Trump, in particolare sul comparto auto, un settore chiave per la nazione.

