Borse della Cina e della Corea in rialzo, si rafforza il dollaro

Secondo indiscrezioni, Nvidia ha ordinato ai suoi fornitori, di bloccare la produzione di componenti per il chip H20. Lo stop arriva dopo le forti pressioni di Pechino sulle aziende clienti di Nvidia

Logo bianco nvidia su sfondo verde

All’indomani della quinta seduta consecutiva di ribasso dell’S&P500 di Wall Street, in Asia Pacifico il tono è leggermente più positivo.

Salgono soprattutto le borse della Cina: indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen +1,1%, la settimana sta per chiudersi con un rialzo del +3,2%.

Meno ampia la variazione dell’indice Hang Seng di Hong Kong: +0,3%. Bilancio settimanale provvisorio leggermente negativo, -0,3%.

Chip made in Cina

Le azioni delle società cinesi dei semiconduttori avanzano dopo le indiscrezioni di The Information a proposito dello stop ricevuto dai fornitori di componenti per il chip H20 di Nvidia. La società numero uno al mondo dei semiconduttori per l’intelligenza artificiale ha preso la decisione di fermare la produzione del suo prodotto per la Cina, dopo le pressioni delle autorità di Pechino sulle aziende sue clienti.

"Se la produzione di H20 viene interrotta, significa che la domanda cinese di chip dovrà continuare a fare affidamento sui semiconduttori di produzione nazionale per ora", afferma Marvin Chen, stratega di Bloomberg Intelligence. "Nonostante l'allentamento dei controlli statunitensi sui chip, le preoccupazioni in materia di sicurezza potrebbero comunque spingere la Cina ad accelerare l'autosufficienza in settori altamente sensibili come quello tecnologico".

Nikkei e yen 

La borsa di Tokyo è poco mossa, la settimana si sta per chiudere con un calo di quasi il -2% dell’indice Nikkei. 

Lo yen si indebolisce su dollaro, a 148,7, dopo le ultime evidenze di un’accelerazione dell’attività economica negli Stati Uniti. In aggiunta, i membri del board della Federal Reserve intervenuti ieri hanno raffreddato la possibilità di un taglio dei tassi a settembre. La più esplicita sul tema è stata Beth Hammack, la presidente della Fed di Cleveland (non votante quest’anno) ha detto che l’inflazione è troppo alta e che se fosse per lei, la politica monetaria dovrebbe restare restrittiva.

Carovita in Giappone 

Il passo dell'inflazione al consumo è rimasto ben al di sopra dell'obiettivo del 2% fissato dalla banca centrale, nonostante la crescita dei prezzi si sia moderata, alimentando le speculazioni del mercato secondo cui il tasso di interesse di riferimento salirà ancora quest'anno.

I prezzi al consumo, esclusi i prodotti alimentari freschi, sono aumentati del 3,1% rispetto all'anno precedente a luglio, in rallentamento rispetto al +3,3% del mese precedente, secondo quanto riportato venerdì dal Ministero degli Affari Interni e delle Comunicazioni. La stima mediana degli economisti era di un aumento del 3% dell'indice CPI core, con l'aspettativa di un rallentamento dovuto ai prezzi dell'energia, dopo il picco registrato un anno prima.

Un indice dei prezzi più approfondito, che esclude anche l'energia, è aumentato del 3,4%, invariato rispetto al periodo precedente e in linea con la stima di consenso, segno di una dinamica inflazionistica sottostante.

"È sbagliato concludere che l'inflazione si sta indebolendo solo perché l'indice CPI core è diminuito", ha affermato Yoshiki Shinke, economista senior presso il Dai-Ichi Life Research Institute. "I prezzi dei prodotti alimentari stanno ancora aumentando, riflettendo la volontà delle imprese di trasferire i propri costi sui consumatori, e rispetto alle aspettative di alcuni mesi fa, l'inflazione è superiore alle previsioni".

Altrove in Asia Pacifico

La borsa della Corea del Sud sale, indice Kospi +0,7%, la settimana si sta per chiudere con un calo dell’1,8%. 

Indice Taiex di Taipei -0,7%, -2% la settimana.

Il mercato azionario dell’India ha aperto in ribasso, indice BSE Sensex di Mumbai -0,4%, a questi prezzi, la settimana si chiuderebbe con un rialzo di circa l’1,5%.


Marino Masotti

Caporedattore