Borse dell'Asia miste, scendono le valute locali

Non sono condizionati da Wall Street i mercati azionari della Corea del Sud, (indice KOSPI +1,3%) e dell’Australia (S&P ASX200 +0,5%). Quest’ultimo è al quinto giorno consecutivo di rialzo.

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Il calo di quasi il due per cento del Nasdaq zavorra una parte importante delle borse dell’Asia Pacifico.

Non sono condizionati da Wall Street e vanno su una rotta opposta i mercati azionari della Corea del Sud, (indice KOSPI +1,3%) e dell’Australia (S&P ASX200 +0,5%). Quest’ultimo è al quinto giorno consecutivo di rialzo. Nel listino di Seul, Samsung guadagna lo 0,5% nonostante abbia presentati dati preliminari del quarto trimestre inferiori alle aspettative. L’indice FTSE Straits Times di Singapore guadagna lo 0,7%.

Cina

L'indice Hang Seng di Hong Kong perde lo 0,7% e tocca i minimi degli ultimi tre mesi. Tencent è in calo del 2,9%, dal -7,3% di ieri: il colosso del tech, insieme altre aziende, è entrata nell’elenco delle "società militari cinesi che operano negli Stati Uniti”. L’inclusione non comporta limitazioni all’attività, per il momento, le cose potrebbero cambiare con il cambio alla Casa Bianca, anche se per ora Donald Trump è impegnato a minacciare Panama e la Danimarca.

Il produttore di auto elettriche ed elettronica di consumo, Xiaomi, è in ribasso di circa il 4%. Altri movimenti di rilievo: China Shenhua Energy -5%, China Hongqiao -4,5%. Con il ribasso di oggi, l’indice ha annullato i guadagni innescati alla fine di settembre dall’annuncio di una serie di misure economiche da parte del governo di Pechino. 

L’indice CSI 300 dei listini di Shanghai Shenzhen sale dello 0,3%, dopo un avvio in ribasso dell’1,6% a 3.730 punti, livelli che non si vedevano da settembre. Cresce il timore di una spirale deflazionistica in Cina: i prezzi alla produzione, secondo gli economisti censiti da Bloomberg, dovrebbero essere scesi del 2,4% il mese scorso, se l’aspettativa sarà confermata domani dall'ufficio statistico di Pechino, sarebbe il 27° mese di deflazione. I prezzi al consumo dovrebbero essere saliti dello 0,1%.

Intanto la Cina mantiene un controllo stretto sul cambio. La Banca del Popolo Cinese ha fissato il cosiddetto fixing su livelli più alti di quel che gli operatori si aspettavano. L’intervento ha fermato la progressione dello yuan , indirizzato verso i minimi degli ultimi due anni su dollaro. La banca centrale sta aiutando in tutti i modi la valuta, sia con le correzioni giornaliere, sia attraverso i tassi di finanziamento offshore estremamente elevati. Da mesi la Cina cerca di trovare un equilibrio tra l'allentamento della politica monetaria e il sostegno allo yuan, in modo da evitare massicci deflussi di capitale. Tuttavia, il crescente sconto sui tassi d'interesse rispetto agli Stati Uniti, le incombenti minacce di rialzo delle tariffe e la lentezza della ripresa economica stanno mettendo sotto pressione anche la valuta della seconda economia del pianeta.

Giappone

Stesso trend valutario anche per lo yen  , sui minimi da luglio 2024. La borsa di Tokyo è in calo dello 0,2%.

Secondo l'ex governatore Haruhiko Kuroda, la banca centrale dovrebbe continuare ad aumentare i tassi di interesse nei prossimi anni, dato che l'inflazione mostra segni di voler arrivare in modo stabile all'obiettivo del 2%. In un documento di ricerca presentato alla rivista annuale della Camera dei Rappresentanti, Kuroda ha sottolineato l’importanza di un approccio graduale all'inasprimento della politica monetaria, sottolineando il ciclo positivo in corso tra salari e inflazione.

Nel documento, si stima che l'economia giapponese crescerà di oltre l'1% quest'anno, sostenuta dall'aumento dei salari reali che stanno spingendo i consumi. Il governo potrebbe trovarsi ad affrontare notevoli tensioni a causa dell'aumento del costo del servizio del massiccio debito pubblico. I titoli di Stato del Giappone, attualmente valutati in 1.100.000 miliardi di yen (6,96 trilioni di dollari), sono triplicati dal 2000. Se i rendimenti obbligazionari tornassero al livello medio del 2,7% registrato in quell'anno, i pagamenti annuali degli interessi potrebbero salire a 30.000 miliardi di yen.


Marino Masotti

Caporedattore