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Unicredit sale in Commerzbank, ma le priorità restano BPM e l'Italia

L'istituto prosegue la campagna di Germania e mantiene vivo il programma di espansione in Italia: i due fronti restano aperti ma con diverse strategie

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Unicredit prosegue la campagna di Germania e mantiene vivo il programma di espansione in Italia: i due fronti restano aperti, seppure con diverse strategie.

Le ultime mosse sono all’estero ma è ragionevole pensare che l’obiettivo principale resti quello sul mercato domestico.

Oggi le azioni Unicredit sono in rialzo dell’1,7%, +57% da inizio anno. Le azioni della tedesca Commerzbank salgono del 2,5%, +46% da inizio anno.

Germania e Commerzbank

Il Ceo del gruppo italiano, Andrea Orcel, sembra voler procedere con un approccio opportunistico: nell’annunciare oggi di essere a circa il 28% di  Commerzbank, Unicredit conferma di voler procedere verso il 29,9% e chiarisce che il prezzo medio di carico nella banca tedesca è inferiore alle attuali quotazioni. Il messaggio è chiaro, in Germania si è maturata una plusvalenza e quindi, in caso di rinuncia alla scalata, l’operazione avrebbe un bilancio finanziario positivo: "Penso che UniCredit voglia mantenere una certa flessibilità, tenendo aperta la possibilità di aumentare la quota, mantenerla, venderla, lanciare un takeover", dice Fabrizio Bernardi, analista di Intermonte. Resta il fatto che questa mossa non cambia la strategia sull’altro fronte. 

Italia e Banco BPM

Orcel prende oggi atto che Banco BPM non ci sta. Il cda ha respinto l’offerta di scambio lanciata a inizio mese in quanto sottovaluta i risultati ottenuti, sia dal punto di vista dell’utile, generato e distribuito, sia per quel che riguarda le operazioni straordinarie, come l’OPA sulle azioni Anima e l’ingresso nel capitale di Banca Monte Paschi . Il cda sottolinea che il premio contenuto nel prezzo di OPS è inesistente e avverte i suoi soci che, se consegneranno le azioni, lasceranno il tranquillo cortile di casa rappresentato dal ricco Nord Italia per imboccare una via piena di rischi geopolitici. “La risposta era scontata dato il forte sconto implicito nello share swap (-16% circa)”, aggiunge Bernardi. In borsa, le azioni Banco BPM sono sui massimi dal 2016: da inizio anno il titolo guadagna il 67%.

Danimarca e BCE

La novità emersa nelle ultime ore riguarda il Danish Compromise, la direttiva che permette alle banche con partecipazioni in assicurazioni di ridurre l’assorbimento di capitale regolamentare, ma non all’inverso. Il tema è cruciale perché l’Opa di Banco BPM su Anima sta in piedi soltanto a queste condizioni. Ieri la Presidente della Vigilanza della BCE, Claudia Buch, ha chiarito che l’autorizzazione al compromesso danese sarà decisa caso per caso. Dietro c'è un antefatto: le compagnie assicurative si lamentano perché si tratta a loro avviso di un favore alle banche: il presidente di Unipol , Carlo Cimbri, ha tuonato contro “un’asimmetria” a suo dire “scandalosa”.

Bernardi non si aspetta che quanto detto da Buch sia da intendere come un no generalizzato all’applicazione della norma, ma piuttosto come un avvertimento sui tempi di autorizzazione, che saranno più lunghi. Va aggiunto che Banco BPM Vita, la società che ha lanciato l’Opa, ha già ottenuto il via libera al Danish Compromise.

L’avvertimento della BCE porta acqua al mulino di Unicredit ma è tutto sommato un elemento secondario di questa partita, “sempre meno finanziaria e sempre più politica”, aggiunge Bernardi. Il punto è che Orcel, se davvero vuole Banco BPM, deve aprire il portafoglio e alzare il prezzo dell’Opa: le risorse non mancano. Bernardi ha calcolato che Unicredit potrebbe aggiungere fino a 3,7 miliardi di euro in contante, in aggiunta a quel che ha già offerto in carta, senza far saltare gli impegni sul ritorno dell’investimento.

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Marino Masotti

Caporedattore