TIM +7%, il Whatever it takes sulla telefonia di Mario Draghi

A 3 giorni dalla presentazione del rapporto sulla competitività in Europa, Bofa alza il target price e dice di aspettarsi un ambiente più favorevole alle aggregazioni. Il debito non è più un problema 

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Tim sale con fortissimi volumi, in rialzo del 7% a 0,24 euro, a tre giorni dalle sollecitazioni all’avvio di una profonda riorganizzazione dell’industria della telefonia europea contenute nel rapporto “Il futuro della competitività in Europa”.

Oggi,a servire i 450 milioni di cittadini europei, ci sono 35 società di rete, negli Stati Uniti, che ha 110 milioni di abitanti in meno, ce ne sono tre, in Cina sono quattro. Le condizioni di mercato sono meravigliose per i cittadini, che possono godere di prezzi bassi, difficilissime per le società: negli Stati Uniti, l’accesso a Internet ultraveloce costa non meno di cinquanta dollari al mese e può arrivare andche a sessanta. In Italia, guardando a quel che dice Facile.it,  Beactive Fiberevolution offre Internet a 1000 Mb a 14,9 euro al mese. Vodafone fa pagare 21,9 euro il servizio a 2500 Mb e Fastweb è il top con 27,95 euro. Strozzati dalla una guerra dei prezzi senza pietà, il ritorno medio sul capitale (ROCE) del settore non arriva al 6%, a fronte di un costo medio del capitale (WACC) del 7,7%.
Ci vuol poco a capire che la situazione è insostenibile.
Il Whatever it takes di Draghi sulla telefonia europea è una richiesta di avvio del consolidamento, anche estero su estero, il prolungamento delle licenze, da barattare con l’estensione della copertura al 99% del territorio, lo spegnimento della rete in rame, il contributo delle major del tech ai costi di manutenzione.
Di un “ampio cambiamento nella retorica della Commissione europea”, così come di “un ambiente più favorevole alle fusioni e acquisizioni nel settore delle telecomunicazioni” si parla nel report di Bofa Securities che alza a 0,34 euro il target price, dal precedente 0,26 euro.  La raccomandazione resta Buy.

Il team di analisti guidato da David Wright nota che in Italia il contesto di mercato sta migliorando. “Le dinamiche dei prezzi, storicamente deflazionistiche, sembrano essersi stabilizzate negli ultimi 12 mesi, nel 2025, esse potrebbero essere ulteriormente sostenute dalla fusione Fastweb/Vodafone”.  L’area dei servizi al consumatore dovrebbe riuscire a tenere le posizioni nel 2024, o a migliorarle leggermente, anche grazie alla rinegoziazione del contratto con DAZN, “ mentre il settore Enterprise sembra ben posizionato per sfruttare un mercato B2B in crescita e la digitalizzazione del settore pubblico”.

La nuova Tim senza la società della rete (NetCo) dovrebbe arrivare nel 2024 ad un Ebitda pro forma di 4,44 miliardi di euro, da 4,16 miliardi del 2023. Il margine lordo “dovrebbe beneficiare della continua razionalizzazione dei costi e di alcuni migliori risultati economici derivanti dalla proprietà dei data center alla base della crescita del settore Enterprise; il capex dovrebbe essere sostanzialmente stabile”,

Per quanto riguarda l’indebitamento, tema che secondo Bofa è un problema superato, il debito dovrebbe peggiorare leggermente l’anno prossimo, da 7,5 miliardi di fine 2024, anche per effetto dei costi di pre pensionamento: nel 2026 il debito dovrebbe essere di poco più di sette miliardi, su un Ebitda di quasi cinque miliardi.
Il target price di 0,34 euro non tiene conto invece di due elementi molto positivi, ‘incasso supplementare (earn out) dalla vendita della rete e il maxi rimborso da miliardo di euro del canone concessorio del 1998.


Marino Masotti

Caporedattore