SUPPLY@ME - Token economy, manifattura e finanza old style si coniugano

Nella sua prima operazione di monetizzazione dell’inventario annunciata alla fine del mese scorso da Supply@ME , c’è il mondo nuovo della blockchain e dei token non fungibili (NFT), ma le meraviglie dell’high tech sono associate ad una struttura finanziaria tradizionale, con beni sottostanti più che reali: l’azienda che ha ricevuto la liquidità messa a disposizione dalla fondazione VeChain, produce infatti veicoli industriali e speciali, oltre che componentistica per vari settori.
"Per noi si è trattato di un ritorno al modello originale, quello sul quale abbiamo lavorato dall’inizio", dice il ceo Alessandro Zamboni a websim.it.
Supply@Me, quotata alla Borsa di Londra, è nata otto anni come spin off di un’azienda fondata dallo stesso Zamboni. L’idea imprenditoriale era questa: creare una piattaforma tecnologica in grado di fornire la monetizzazione dell’inventario ad un'ampia gamma di aziende manifatturiere e commerciali. Grazie all’high tech, le rimanenze di magazzino si trasformano in strumenti finanziari da offrire ai tanti soggetti alla ricerca di opportunità d’investimento in un mondo che negli ultimi anni è stato avaro di rendimenti.
Questa la teoria. La messa in pratica non è stata semplice, oltre agli aspetti tecnologici e legali, c'era da tener conto dei vincoli normativi. In aggiunta, c’è una diffidenza del mondo tradizionale del risparmio nei confronti di una soluzione iper innovativa in grado però, di dare una risposta ad un problema caratteristico dell’industria manifatturiera, quello della liquidità del magazzino.
In questi anni la società ha più che altro coltivato il terreno, risolvendo il coacervo dei problemi che si incontrano quando si decide di percorrere una strada mai praticata in Italia. Nel frattempo, sono state concluse altre operazioni, tra cui, di recente, la monetizzazione di un magazzino di materie prime messa a segno dalla controllata TradeFlow Capital Management, con un’impresa degli Emirati Arabi Uniti attiva nel trading del caffè.
Intorno alla metà di quest’anno, il corso degli eventi è mutato, perché Supply@ME ha avviato una trattativa con uno dei tantissimi operatori specializzati in asset digitali sorti a centinaia negli ultimi mesi, sono bastati pochi mesi per chiudere con successo l’operazione da 1,6 milioni di euro presentata di recente. "Quando si incontra la finanza più orientata all’innovazione i tempi si accorciano, abbiamo chiuso velocemente, nonostante il contesto per il mondo crypto non fosse favorevole", aggiunge Zamboni. Il periodo infatti, non poteva essere peggiore, a parte il terremoto Luna/Terra, il bitcoin si è più che dimezzato di prezzo da inizio anno.
Nello specifico dell'operazione costruita con l'ausilio della blockchain. I beni in magazzino oggetto della preventiva verifica preventiva e vengono trasformati in token non fungibili emessi da VeChain, gli NFT si portano con sé una serie di diritti sulla merce messa a disposizione per la vendita dalla società manifatturiera. Il sottoscrittore può scegliere di ottenere profitti mensili generati dalle attività di trading dell’inventory svolte da società commerciali segregate (Stock Companies), o richiedere, a certe condizioni, la consegna fisica dei beni.
La stessa Supply@ME entra nella partita, oltre che come inventore del prodotto di Inventory Monetisation, anche come fornitore della piattaforma utilizzata sia dalla Stock Company sia dalla Società Cliente per caricare il magazzino da monetizzare (e, di conseguenza, coniare l'NFT), integrare e trasferire i dati di Enterprise-Resource-Planning per consentire le necessarie attività di monitoraggio e ispezione degli inventory.
Zamboni spiega di non essere un sostenitore a tutti i costi della blockchain e delle criptovalute e precisa che gli ingranaggi dell’operazione annunciata girano anche nella finanza old style, infatti sono in corso delle trattative con operatori istituzionali tradizionali per chiudere altri deal.
www.websim.it