POSTE ITALIANE - Più del 30% della quota oggetto di privatizzazione ad investitori retail e dipendenti?

A fine 2024 scade la concessione per il Servizio Universale che Poste Italiane ha con lo Stato per garantire, su tutto il territorio, la consegna di lettere e pacchi 

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Fatto

MF riporta che nel processo di privatizzazione di ~14% del capitale di Poste Italiane attualmente in mano al MEF, investitori retail e dipendenti potrebbero partecipare per una quota superiore al 30% (quota a loro destinata in IPO nel 2015 ).

A fine 2024 scade la concessione per il Servizio Universale che Poste Italiane ha con lo Stato in base al quale il gruppo deve garantire, su tutto il territorio, la consegna di lettere e pacchi in cambio di € 262mn l’anno.

Dopo una proroga fino ad Aprile 2026, arriverà il momento di procedere con una nuova gara.

Per L’AD Del Fante, Poste potrebbe non essere interessata a partecipare considerando che attualmente le attività legate al servizio universale, rappresentano meno del 10% delle attività degli uffici postali e la percentuale sta scendendo al 5%. Inoltre, gli oneri sostenuti per erogare il servizio sono un multiplo della remunerazione ottenuta.

Se a questo si aggiunge che il Servizio Universale è stato utilizzato come varco dalle utility per ricorrere all’Antitrust contro Poste perché non consentiva loro di poter vendere negli uffici postali la luce e il gas, come Poste ha cominciato a fare oltre un anno fa , chiaramente, secondo Del Fante, non è un più vantaggioso essere il fornitore di questo servizio.

Effetto

Nessuna novità riguardo le tempistiche dell’operazione, che stando alle ultime indicazioni dovrebbe avvenire a fine ottobre con una durata di circa un…

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