TEMI CALDI

Moncler, prima il dragone cinese e poi l'oca canadese

La società del lusso può beneficiare nel corso del 2023 del ritorno in massa dei cinesi nelle vie dello shopping dell'Europa. Inglobata e digerita Stone Island, è già il momento di una nuova mossa espansionistica per linee esterne.

Moncler , che grazie al +25% da inizio anno torna a rivedere i prezzi di fine 2022, dovrebbe aver iniziato l’anno con un aumento dei ricavi nell’ordine del 15% a 680 milioni di euro. Con il marchio omonimo in crescita organica del 18% e Stone Island del 7%.

In anticipo sui dati in uscita all’inizio di maggio, Intermonte pubblica questa settimana un report che conferma la raccomandazione Interessante ed il target price a 66 euro: in borsa il titolo è a 62 euro.

Nei primi tre mesi dell’anno dovrebbero vedersi ancora poco gli effetti della riapertura della Cina, il grosso dovrebbe arrivare più avanti, con il ritorno in massa dei turisti nelle città dell’Europa. Per il momento si sta registrando uno spettacolare assalto ai centri commerciali di Macao, Hainan ed Hong Kong, le tradizionali mete dello shopping primium dei benestanti cinesi. Da Pasqua in avanti, dovremmo tornare a vedere i compratori nelle vie delle capitali del lusso del Vecchio Continente.

La Cina è cruciale perché è da questo mercato che arriverà il contributo più importante alla crescita dei ricavi del 2023. Intermonte si aspetta per l’anno in corso poco meno di tre miliardi di euro di vendite, in rialzo del 15% dai 2,6 miliardi del 2022. La previsione dell’analista è tutto sommato prudente, perché la società, grazie alla forza del marchio è riuscita a cavallo dell’anno, a ritoccare all’insù di circa l’8% i prezzi del listino prodotti, c’è quindi un effetto prezzo a remare a favore.

Moncler è un nome del lusso con una fortissima identità ed un ottimo posizionamento sulla riapertura della Cina, basterebbero queste due qualità a legittimare le aspettative di apprezzamento del titolo. In più nel corso dell’anno potrebbero esserci operazioni straordinarie in grado di creare ulteriore valore. La potenza di fuoco non manca (circa un miliardo di cassa) e Stone Island è stata ormai digerita. La fame sta per tornare e le prede non mancano. Canada Goose, società collocata nella terra di nessun che separa il lusso dal casual,  potrebbe essere una buona scelta da punto di vista industriale. Rumor al riguardo sono circolati in passato.

Ai prezzi di oggi, Canada Goose capitalizza quasi due miliardi di dollari, una cifra che probabilmente richiederebbe il ricorso ad un aumento di capitale, ma il contributo positivo all’utile per azione dovrebbe limitare gli effetti negativi della diluizione.

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Marino Masotti

Caporedattore